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Il Piano di Trump su Israele e Palestina: fatti, reazioni e analisi

Che cosa prevede il piano di Trump, l'appoggio di Israele, le reazioni negative del mondo palestinese e l'analisi dell'Ispi. L'articolo di Michelangelo Colombo

Pronto il piano di Trump per il Medio Oriente.

La carta per tentare di sbloccare la questione mediorientale è la “soluzione dei due Stati”, prima ripudiata da Donald Trump, ora rimessa in gioco dal presidente americano nella speranza di mettere in difficoltà i responsabili palestinesi, e costringerli ad accettare un piano che Trump sogna passi alla storia.

La proposta è dettagliata in 80 pagine messe a punto in tre anni di lavoro coordinato dal genero del presidente, Jared Kushner. L’orizzonte fissato per raggiungere “l’accordo del secolo” è di quattro anni.

LA SOLUZIONE DEI DUE STATI

Rispolverata dalla Casa Bianca, prevede la nascita di uno stato della Palestina a fianco dello stato Israele che dovrà essere riconosciuto dai palestinesi. Una posizione da sempre appoggiata da gran parte della comunità internazionale a partire dall’Europa.

LA PROPOSTA SU GERUSALEMME

Gerusalemme resterà “capitale sovrana e indivisa dello Stato di Israele”. Questo è quanto prevede il piano di pace pubblicato dalla Casa Bianca dopo l’annuncio di Trump. La “capitale sovrana dello Stato di Palestina” sorgerà, secondo il piano, nelle aree della parte est di Gerusalemme che si trovano, a nord e a est, oltre l’esistente barriera di separazione tra la parte israeliana e quella palestinese. In particolare il piano indica la futura zona della capitale palestinese in aree come Kafr Aqab, la parte est di Shuafat o Abu Dis. “Queste – si sottolineato nel piano – potranno essere chiamate Al Quds (come i palestinesi indicano Gerusalemme) o con il nome che sarà scelto dallo Stato palestinese”. In sostanza, gli attuali confini israeliani di Gerusalemme unita restano immutati perché “il ritorno ad una Gerusalemme divisa”, come era prima della Guerra del 1967, quando Israele conquistò alla Giordania la parte est della città, “sarebbe un grave errore”. Se una separazione fisica della città “deve essere evitata”, il piano per questo sostiene che l’attuale barriera che già divide i quartieri arabi di Gerusalemme dal resto di quelli della città “deve restare in piedi”. “E deve servire – viene sottolineato – come confine tra le capitali delle due parti”.

GLI AIUTI AI PALESTINESI

La promessa è quella di convogliare almeno 50 miliardi di dollari in investimenti, con ben 30 pagine delle 80 del piano Trump dedicate ai progetti economici per i palestinesi. “Ci sono molti Stati pronti a investire”, ha assicurato il presidente americano.

STOP ALLE COLONIE PER 4 ANNI

I progetti per i nuovi insediamenti israeliani in Cisgiordania e negli altri territori palestinesi vengono congelati per tutto l’arco di tempo in cui sono previsti i negoziati. La promessa e’ quella di raddoppiare la porzione di territorio sotto il controllo palestinese.

ANNESSIONE VALLE DEL GIORDANO

Il piano Trump prevede la sovranità di Israele sulla Valle del Giordano. Il premier israeliano Netanyahu domenica chiederà al governo di votare l’annessione.

STOP TERRORISMO

Il piano Trump condiziona l’accordo di pace a un serio impegno di smilitarizzazione e disarmo da parte palestinese e contro il terrorismo.

IL COMMENTO DI TRAMBALLI

Ha commentato Ugo Tramballi, giornalista esperto di esteri, già al Giornale di Montanelli e poi al Sole 24 Ore, ora senior advisor Ispi: “Il piano del secolo ha tutta l’aria di essere un’operazione elettorale a svantaggio dei Palestinesi. Ma se consideriamo il fatto che negli ultimi 50 anni la strategia del boicottaggio non ha funzionato forse i palestinesi avrebbero dovuto presentarsi per andare a scoprire le carte. Dire no in modo preventivo, pur sapendo che il mediatore non rappresenta un elemento di terzietà, non porta alcun vantaggio. La realtà sul terreno è già uno status quo imprescindibile. È un fatto di cui tenere conto, indipendentemente da cosa venga proposto nelle sale del potere a Washington o altrove”.

LE REAZIONI

La risposta, unanime, dei palestinesi è una bocciatura. Durante l’annuncio davanti alle telecamere di tutto il mondo al fianco di Trump c’era il premier israeliano, l’amico Bibi Netanyahu. La sintonia tra i due è perfetta, anche se la proposta targata Trump rischia di passare alla storia come l’ennesimo piano della discordia. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha bollato il piano americano come “una cospirazione che non passerà” perché “Gerusalemme non si baratta”, mentre la Giordania ha messo in guardia dalle “conseguenze pericolose di qualsiasi misura unilaterale possa essere adottata da Israele”. Scontata la bocciatura di Hamas, che ha convocato per venerdì una “giornata di collera” promettendo “resistenza armata” per la difesa dei diritti palestinesi. Il presidente americano nella sua missiva ad Abu Mazen ha ribadito l’offerta di 50 miliardi di dollari di investimenti per i palestinesi e dettato i tempi parlando di quattro anni per negoziare, un arco di tempo durante il quale verranno congelati gli insediamenti israeliani. La tv israeliana in serata ha annunciato un voto già domenica da parte del governo israeliano sull’annessione unilaterale della Valle del Giordano e delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Una prospettiva ovviamente inaccettabile per i palestinesi, che hanno già minacciato di uscire dagli accordi di Oslo.

L’ANALISI DELL’ISPI

Si legge in un report dell’Ispi: “Se gli Emirati e l’Arabia Saudita forse saranno chiamati a contribuire, per la parte economica dell’accordo e a garantire così lo sviluppo dei territori palestinesi, altri paesi temono di diventarne le “vittime collaterali”. Come la Giordania, che già nei giorni scorsi aveva messo le mani avanti. Il timore è che il piano – nel medio periodo – costituisca un semaforo verde per l’annessione unilaterale della Valle del Giordano da parte di Israele. Oggi, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza è già stata una “Giornata di collera” palestinese. Mentre in strada si bruciavano bandiere statunitensi e israeliane, il primo ministro Shtayyeh ha esortato la comunità internazionale a boicottare il piano Usa: “Non è un piano di pace – ha detto – è un complotto per liquidare la nostra causa”. Ad accordo ormai annunciato, insomma, è già chiaro che la pace tra israeliani e palestinesi è ancora lontana. Come sottolinea Noa Landau, su Haaretz, “L’accordo del secolo sembra scritto in modo tale che i palestinesi non potessero fare altro che rifiutarlo. E forse questo era il piano””.

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