Accelerare le procedure di accoglienza dei richiedenti asilo e a favorire il rimpatrio degli irregolari nei Paesi d’origine. Questi i principali obiettivi dichiarati del Patto migrazione e asilo dell’Unione europea approvato ieri dal Parlamento europeo dopo anni di negoziati. Adesso la norma passerà, il 29 aprile, al Consiglio dell’Ue per l’ok definitivo senza discussione.
Una volta approvate formalmente, le leggi entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue e l’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno due anni di tempo per introdurre le modifiche nelle loro leggi nazionali.
“Giornata storica” e “traguardo enorme” sono rispettivamente i commenti delle presidenti del Parlamento Ue, Roberta Metsola, e della Commissione Ue, Ursula von der Leyen; mentre le organizzazioni della società civile protestavano a Bruxelles.
I DIECI TESTI LEGISLATIVI AL VOTO
Per giungere all’approvazione del Patto migrazione e asilo, gli eurodeputati hanno votato dieci testi legislativi: i regolamenti sulle procedure di asilo; per le crisi, la strumentalizzazione e le cause di forza maggiore; per la gestione dell’asilo e della migrazione; per la procedura di rimpatrio alla frontiera; sullo screening; sul sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari; l’Eurodac; sul nuovo quadro di reinsediamento; sulle qualifiche; e la direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale
CHI HA VOTATO COME
Nonostante la varietà dei testi al voto, come osserva Eunews, “si può delineare a livello generale una spaccatura tra le forze della maggioranza di governo, un allineamento (non totale) tra Partito Democratico e Italia Viva, un’opposizione su quasi tutta la linea da parte del Movimento 5 Stelle”.
In particolare, “Fratelli d’Italia ha sostenuto il Patto migrazione e asilo ma non nella sua impostazione generale […] mentre la Lega ha scelto la linea opposta, votando contro tutto fatta eccezione per i file ‘più securitari’: rimpatrio, Regolamento sul Sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari ed Eurodac”.
Il Pd “ha scelto la linea dell’opposizione al Patto migrazione e asilo, fatta eccezione per il Regolamento per la gestione dell’asilo e della migrazione (Ramm) e i tre dossier ‘meno securitari’ (reinsediamento, qualifiche e accoglienza), stessa scelta optata dal capo-delegazione di Iv, Nicola Danti, ma con il voto a favore anche su crisi e rimpatri”.
Infine, l’unico esponente di Azione, Fabio Massimo Castaldo, “ha scelto di appoggiare tutti i file, esattamente come gli eurodeputati di Forza Italia”.
RICOLLOCAMENTI E CONTRIBUTI FINANZIARI
Il regolamento di Dublino, che stabilisce norme per determinare quale Stato membro è competente per l’esame di una domanda di asilo, sarebbe sostituito dalla normativa sulla gestione dell’asilo e della migrazione, che prevede un nuovo meccanismo di solidarietà obbligatorio, tra i Paesi di arrivo e quelli dell’Ue, per non gravare solo sugli Stati membri di ingresso coinvolti.
I 27 dovranno quindi decidere se accettare un certo numero di persone migranti, fornire assistenza al Paese di arrivo o versare in un apposito fondo Ue 20 mila euro per ogni richiedente che si rifiutano di accogliere. Questi soldi saranno redistribuiti tra i Paesi di frontiera e per finanziare azioni nei Paesi che hanno un impatto diretto sui flussi migratori verso l’Ue (vedi la Libia, dove spesso le persone migranti vengono tenute in condizioni disumane).
“Il calcolo del contributo di ciascuno Stato membro si basa sulla dimensione della popolazione (50%) e sul suo Pil (50%), mentre ogni Paese è libero di decidere il tipo di contributo o una combinazione di questi. Il nuovo regolamento, come concordato, fissa la soglia minima per i ricollocamenti a 30 mila richiedenti e il contributo finanziario a 600 milioni di euro”, spiega Agi.
“In caso di impegni di ricollocamenti insufficienti – prosegue l’agenzia di stampa -, uno Stato membro beneficiario può chiedere agli altri Stati membri di assumersi la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che devono essere rimpatriate nello Stato membro beneficiario, invece di contribuire con i ricollocamenti”.
LE STRUTTURE FISSE E MOBILI DI CONFINE
I contributi versati ai Paesi membri possono essere destinati ai sistemi di accoglienza “ma anche al finanziamento di strutture fisse e mobili di confine attraverso lo Strumento di gestione delle frontiere e dei visti (Bmvi) e il Fondo asilo, migrazione e integrazione (Amif)”, precisa Eunews.
In passato, la Commissione Ue ha tenuto a sottolineare che le cosiddette “strutture fisse e mobili di confine”, finanziate anche con fondi Ue, non saranno “muri” alle frontiere.
Tuttavia, Eunews aggiunge che “l’utilizzo dei fondi Ue attraverso lo Strumento di sostegno finanziario è comunque vincolato al rispetto dei diritti fondamentali e in diverse occasioni sono emersi da inchieste giornalistiche punti oscuri nella gestione dei fondi Bmvi per la gestione delle frontiere esterne”.
LE PROCEDURE DI ASILO
Se prima ciascuno Stato membro aveva una propria strategia nazionale per stabilire la concessione o la revoca della protezione internazionale, ora il regolamento sulla procedura di asilo vale a livello europeo. Alle frontiere viene valutato rapidamente se le richieste di asilo sono ricevibili o meno.
Per il trattamento delle domande di asilo possono trascorrere fino a sei mesi per una prima decisione, mentre si prevedono tempi più brevi per i rimpatri, se la richiesta viene valutata inammissibile. In questo caso, i richiedenti verrebbero espulsi entro 12 settimane verso il loro Paese d’origine o un Paese terzo, come Tunisia, Libia, Turchia, da cui spesso partono per raggiungere l’Europa.
A meno che non rappresentino un pericolo per la sicurezza, sono esclusi dalla procedura i minori non accompagnati.
I CENTRI DI ACCOGLIENZA
Il Patto migrazione e asilo prevede, inoltre, la creazione di centri di accoglienza nel Paese di primo ingresso, la cui capacità dovrà essere di 30 mila posti di accoglienza. Ciascuno Stato membro avrà un numero massimo annuale di domande da esaminare nella procedura di frontiera, che sarà determinato dalla Commissione.
REGOLAMENTO SULLO SCREENING
Stando al regolamento sullo screening, le persone migranti saranno trattenute per 7 giorni alla frontiera, dove avverrà la divisione tra procedure regolari o accelerate per esaminare la richiesta di asilo.
“Ma il meccanismo di monitoraggio – scrive Eunews – […] non si applica alle attività di sorveglianza delle frontiere (con una normalizzazione della profilazione razziale) e se lo Stato riconosce una minaccia per la sicurezza potrà garantire alle autorità nazionale l’accesso diretto a tutti i dati sulla persona in tutti i database”.
LA RACCOLTA DI DATI BIOMETRICI
A proposito di dati sulla persona, l’aggiornamento dell’Eurodac, ovvero il sistema europeo per il confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo, prevede che tutte le persone migranti beneficiarie di protezione temporanea a partire dai 6 anni di età dovranno accettare la raccolta dei loro dati biometrici. Oltre alle impronte digitali saranno catalogate anche le immagini del volto.
“Nell’ampliamento dell’accesso ai dati per le autorità nazionali è stata inclusa anche la raccolta dei dati fotografici dei volti, di fatto dando il via libera alla sorveglianza di massa delle persone in arrivo sul suolo dell’Unione”, constata Eunews. Questione sollevata anche al momento dell’approvazione dell’AI Act.
LA GESTIONE DEGLI ARRIVI DI MASSA
Il regolamento per le crisi, la strumentalizzazione e le cause di forza maggiore, stabilito per affrontare un afflusso di persone migranti eccezionale o inaspettato, permette al Paese interessato di inviare una richiesta alla Commissione Ue, la quale valuterà la situazione entro due settimane e adotterà una decisione sulla presenza o meno di una situazione di crisi. Verrà poi presentata una proposta al Consiglio su misure di solidarietà e deroghe, oltre a una raccomandazione in cui vengono stabilite le categorie di persone che dovrebbero avere diritto alla protezione.
Si ricorrerà comunque al meccanismo di solidarietà obbligatoria, ovvero ricollocamenti, contributi finanziari o supporto a Paesi terzi.
I sostenitori del regolamento affermano che l’obiettivo è contrastare la strumentalizzazione dei migranti, ovvero una situazione in cui un Paese terzo o un attore non statale incoraggiano lo spostamento di cittadini di Paesi terzi e di apolidi verso l’Ue per destabilizzare l’Unione o uno Stato membro, mettendo a rischio le funzioni essenziali di uno Stato membro.