Gli Stati Uniti sono senza un vero governo fino al 6 gennaio del 2025, la Commissione europea ancora per qualche settimana, la Germania voterà nel febbraio del 2025, la Francia è allo sbando: il cosiddetto Occidente conta su un governo con ampia maggioranza a Londra ma dalle fragili basi popolari, c’è in Spagna un governo dinamico all’estero ma in tante occasioni senza una base parlamentare per legiferare, Austria e Belgio sono persi nelle nebbie e problemi vi sono in Portogallo. Insomma solo nell’area cosiddetta anseatica (dall’Olanda alla Polonia) e in quella Mediterranea (Italia, Malta, Grecia) vi sono esecutivi abbastanza solidi alla guida di Stati della Ue. Poi c’è un buon assetto filo-occidentale nell’Indopacifico.
Queste “vacanze” dell’Ovest stanno dando un forte vantaggio – sia pur a scadenza – a Xi Jingping. Si è visto nell’incontro dei Bricsa Kazan (Russia) il 31 ottobre quando Pechino ha raccolto frutti dalle intimidazioni all’India e ha registrato l’interesse della Turchia (primo “membro della Nato” a partecipare alla nuova associazione internazionale); nell’incontro del G20 in Brasile il 19 novembre con il controllo del porto di Chancay in Perù. Il presidente della Repubblica cinese nonché segretario del Partito comunista, poi, ha ricevuto gli omaggi di Sergio Mattarella, Romano Prodi e John Elkann, incontrato alle Canarie Pedro Sanchez per rinsaldare i già ottimi rapporti con Madrid, cercato di dare una mano alla Spd con proposte sull’auto che scavalchino l’Europarlamento, evitato sanzioni per i rifornimenti di armi alla Russia impegnata in Ucraina. Intanto è stato anche sequestrato dai danesi un peschereccio cinese che probabilmente ha tagliato il cavo di collegamento telefonico tra la Finlandia e la Germania.
Non c’è ancora niente di irreversibile, ma la nazione con la bandiera rossa a 5 stelle ha approfittato delle vacanze dell’Occidente per avanzare una strategia tesa a creare un mondo multipolare nel quale si affermi l’egemonismo di uno Stato poliziesco in grado di operare in continuità e velocemente, permettendosi iniziative le più disinvolte, contando sul “debt trap” e insieme su tecnologie apparentemente neutre ma di fatto strumenti di controllo di Pechino. Non è semplice contrastare/competere con questa strategia, anche perché l’intreccio della economia cinese a quella globale è tale che ogni rottura radicale provoca conseguenze gravi a tutti non solo ai cinesi.
Tra le cause di una certa impotenza occidentale c’è l’idea cresciuta negli anni Duemila che sia possibile escludere dall’alternanza al potere un’area conservatrice che ormai si è molto consolidata. L’atteggiamento delle “cinture di sicurezza” contro i conservatori radicali, che pretende di curare i limiti della democrazia non con la discussione ma con esclusioni e censure, ha indebolito la possibilità di avere comportamenti bipartisan nelle fase di passaggio dei poteri politici democratici, ingigantendo gli effetti di quelle che abbiamo chiamato le vacanze dell’occidente.