Lunedì 18 novembre è stata registrata un’interruzione nel cavo in fibra ottica nel Mar Baltico attraverso il quale venivano mantenute le comunicazioni tra Finlandia e Germania. L’emittente di servizio pubblico finlandese, Yle, ha riportato che si tratta del cavo per dati e comunicazione C-Lion1, lungo 1173km, che si sarebbe rotto a largo dell’isola svedese di Öland, nel Mar del Baltico. Il cavo è stato posato sotto il Mar Baltico nel 2016 dalla società statale finlandese Cinia per la rete in fibra ottica. “Fortunatamente ci sono diversi cavi dati tra la Finlandia e l’estero, quindi un singolo guasto ad un cavo non influisce sul traffico internet”, ha dichiarato Samuli Bergström, responsabile del Centro di sicurezza informatica di Traficom, l’agenzia finlandese dei trasporti e delle comunicazioni. Una nave specializzata è subito partita da Calais, in Francia, per occuparsi della riparazione.
Oltre a quello tra Finlandia e Germania, anche il cavo di telecomunicazione sottomarino tra Lituania e Svezia è stato danneggiato, ha detto il chief technology officer di Telia, Andirus Semeskevicius, in un intervento per l’emittente “Lrt”. “Il cavo è stato tagliato domenica mattina, verso le 10. I sistemi hanno immediatamente segnalato che avevamo perso la connessione. Sono state effettuate ulteriori indagini e chiarimenti, e si è scoperto che era danneggiato”, ha detto il funzionario, aggiungendo che Telia trasmette la connessione Internet alla Lituania tramite tre cavi, il che significa che la larghezza di banda di Internet è stata ridotta di un terzo a causa dell’incidente. Le forze armate svedesi ha reso noto di seguire lo sviluppo degli eventi e di avere un quadro chiaro della situazione. La ministra degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha discusso della rottura del cavo con l’omologa tedesca Annalena Baerbock. Che martedì 19 novembre ha affermato: “Stiamo vivendo la stessa cosa anche in Germania con attacchi informatici, con la sorveglianza di infrastrutture critiche, pacchi che esplodono all’improvviso durante il trasporto su aerei e ieri… un cavo dati tra Finlandia e Germania che probabilmente ha colpito anche la Svezia. Non possono essere solo delle coincidenze”. L’Europa rimarrà unita alla luce delle minacce ibride, ha aggiunto.
Questa volta a subire danni sono stati i cavi nel Baltico. A febbraio 2024, quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti erano stati messi fuori uso dagli Houthi. I danni avevano causato interruzioni delle comunicazioni globali Internet tra Europa e Asia, in particolare nei paesi del Golfo e in India. I cavi danneggiati appartenevano ai sistemi AAE-1, Seacom, EIG e TGN. Il cavo AAE-1 collega l’Asia orientale all’Europa attraverso l’Egitto, mettendo in comunicazione la Cina con l’Occidente. Il sistema Europe India Gateway (EIG) collega l’Europa a Egitto, Arabia Saudita, Emirati e India. Altri cavi passano attraverso la stessa regione collegando Asia, Africa ed Europa e non erano stati colpiti ma la riparazione di un numero così elevato di cavi sottomarini aveva richiesto più di otto settimane comportando l’esposizione al rischio di attacchi da parte dei ribelli yemeniti filo-iraniani. Le società di tlc erano state costrette a cercare aziende disposte ad eseguire i complessi lavori di riparazione e a pagare un premio di rischio elevato.
A giugno 2024 l’amministrazione americana aveva messo in guardia le grandi aziende attive nel settore dei cavi sottomarini, in particolare Google e Meta, sul rischio che società cinesi possano minacciare la sicurezza delle infrastrutture sottomarine in fibra ottica nel Pacifico. Lo aveva rivelato un articolo del Wall Street Journal, secondo il quale i funzionari di Washington avrebbero messo nel mirino in particolare la S.B. Submarine Systems, società cinese a controllo statale con sede a Shangai, che solo nel 2023 ha installato circa 8mila km di cavi. Le sue navi avrebbero in alcuni casi navigato nei pressi di cavi sottomarini senza attivare i sistemi di rilevamento satellitare che permettono di tracciare costantemente la posizione delle imbarcazioni. Sollevando così il sospetto che avesse effettuato operazioni poco trasparenti sui cavi.
Cosa dimostrano queste notizie? Che i rischi non solo sopra mare ma anche sotto. E che ci troviamo di fronte al terzo livello delle guerre ibride: la geopolitica degli oceani. In un’economia sempre più dipendente da internet e dall’Intelligenza artificiale, i cavi sottomarini in fibra ottica sono una fonte inesauribile di dati e indicheranno la dorsale lungo la quale cresceranno le nuove fonti energetiche. L’eolico flottante e le turbine da moto ondosi. Ora sembra fantascienza ma fra un po’ sarà realtà. Ecco perché gli oceani diventeranno probabilmente campi di battaglia. Anzi, lo stanno già diventando. Il problema riguarda tutti. Come ci si difende?
Israele sta studiando da tempo un modo per mettere in sicurezza i cavi. Una delle poche società che operano proprio nella sicurezza delle pipeline di varia natura è la Prisma Photonics fondata nel 2017 e basata a Tel Aviv: usa la rete in fibra ottica implementata accanto alle infrastrutture critiche per monitorarle e per segnalare eventuali problemi, danni o comportamenti anomali derivanti dal regolare funzionamento, sia nelle linee di trasmissione di energia, che nelle perdite di petrolio e gasdotto, rotture nei cavi sottomarini o qualsiasi altro problema. Al momento, però, non esistono tecnologie ad hoc per proteggere questo tipo di rete sottomarina che è vastissima e collega i vari continenti (solo nel Mar Rosso ci sono circa 16 sistemi di cavi che collegano l’Europa all’Asia attraverso l’Egitto). L’alternativa è sviluppare molto più il sistema dei satelliti, come Starlink, per garantire le comunicazioni in caso di emergenza.