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Primo Maggio

Il mio addio a Luigi Amicone

Luigi Amicone è stato un luminoso esempio di padre, marito, professionista che, pur appartenendo a un gruppo, a un mondo culturale e umano, ha saputo allargare lo sguardo per cogliere il Vero, il Buono e il Bello e per condividerli con sincerità e generosità.

 

È con profondo dolore che mi giunge la notizia della scomparsa di Luigi Amicone. Certamente la fede, di cui lui è stato aperto testimone, ci fa vedere Luigi nella luce e nella gioia del Risorto. Ma ugualmente il dolore è grande e il vuoto enorme.

Ho conosciuto Luigi Amicone per caso, quando era direttore di Tempi. Mi arriva una sua mail, per me memorabile, nel 2014: “Credo che tu abbia delle cose da dire sulla scuola…Perché non ‘vuoti il sacco’? Avresti questo coraggio?”. Una sfida, ma anche un invito, che ho colto immediatamente. Ne è nata una sincera amicizia, una ricerca per la libertà di scelta educativa, per l’autonomia della scuola, per il pluralismo nell’ambito della formazione. “Lasciateci andare in giro nudi, ma liberi di educare”, scriveva. L’ho sempre sentito solidale nella certezza che autonomia, parità e libertà di scelta educativa si giocavano sui costi standard di sostenibilità per allievo. Per primo ci ha creduto e dedicò una copertina, quella di Tempi, all’1,7 miliardi di euro che lo Stato risparmiava per la presenza delle scuole paritarie. Andammo insieme al Ministero dalla Ministra Giannini per presentare la questione. Lo ricordo non soltanto come uomo di cultura, umile, giornalista di frontiera, capace di dare la parola agli sconosciuti, capace di credere in ciò che era insperabile, perché non “politicamente corretto”, non adagiato sul consenso dei più. Luigi è stato anche un maestro della libertà di espressione, che per lui era anzitutto un dovere, prima che un diritto, un servire la società, un tenace, fermo desiderio di risolvere i problemi. La questione che ci stava a cuore della libertà, dell’autonomia, della parità scolastica doveva essere risolta, oltre ogni dissertazione,  incontro e tavola rotonda.

Amicone era capace di arrivare al cuore del problema per risolverlo.

La stampa per lui non era un diletto, una pagina da riempire, ma un servizio alla verità. L’ho conosciuto come un guerriero nei confronti delle proprie vicende umane; ne ho sempre ammirato la vivace intelligenza, il coraggio di farsi… perseguitare da questa suora che già nel 2014 gli diceva: “Aiutami, perché anche i poveri possano scegliere, aiutami a realizzare quello che don Giussani, don Milani, i grandi fondatori avevano desiderato!”.

Il giornalismo, la società, la scuola perdono certamente una voce libera e retta. Non era uomo che potesse cedere alla libertà di pensiero, perché è sempre stata sua ferma convinzione che la cultura rende liberi. Quello che ha raccontato, i suoi scritti, il suo esempio saranno eterni attraverso coloro che lo hanno conosciuto e stimato.

Non si vive e non si muore per se stessi: Luigi Amicone è stato un luminoso esempio di padre, marito, professionista che, pur appartenendo ad un sistema, a un gruppo, ad un mondo culturale e umano, ha saputo allargare lo sguardo per cogliere il Vero, il Buono e il Bello e per condividerli con sincerità e generosità.

Che il suo spirito buono continui a sostenere le nostre battaglie di verità e di libertà.

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