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governo dei giudici

Il governo dei giudici

Leggendo "il governo dei giudici" di Sabino Cassese. E non solo. Il Bloc Notes di Michele Magno

Ha scritto Sabino Cassese che in Italia riformare la giustizia è difficile perché non c’è più la separazione dei poteri. Il governo è diventato legislatore. Il Parlamento è diventato amministratore. I giudici esercitano funzioni amministrative, occupando gli uffici serventi del Csm e del ministero della Giustizia, e la funzione legislativa con la loro presenza nei gabinetti ministeriali. I milioni di cause pendenti mostrano che c’è una domanda di giustizia che non viene soddisfatta. Questo si riflette nella rapidamente decrescente fiducia, misurata dai sondaggi, della popolazione nella magistratura. Se l’ordine giudiziario non riesce rapidamente a eliminare l’arretrato, rispondendo con sollecitudine alla domanda di coloro che si sono rivolti ai giudici, l’intero corpo della magistratura finirà per perdere completamente la fiducia che la collettività deve avere nella giustizia. Una giustizia che arriva in ritardo non è giustizia. E rischia di non esserlo una giustizia che perde la fiducia dei cittadini (“Il governo dei giudici, Laterza, 2022).

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Nel 1816 il Giulio Beccaria, il figlio di Cesare, allestì un’intera sala del palazzo milanese di via Brera per custodire i manoscritti del padre. Quali sovrapporte agli ingressi della sala, commissionò a un ignoto pittore quattro tele a tempera. Mentre le ultime due sono dedicate alle lezioni universitarie di economia tenute da Beccaria dal 1769 al 1772, le altre due illustrano l’evento più memorabile della sua vita: la stesura delle diverse bozze “Dei delitti e delle pene” (1765), l’opera che gli aveva dato una fama internazionale. La  prima tela raffigura il momento che precede la scrittura: quello dell’ispirazione civile. La Giustizia, velata e in ceppi, con aria affranta, è presentata da un Genio alato a Cesare. Questi, seduto sullo scrittoio, ruota le le spalle per volgere lo sguardo verso di loro. Lo spettatore intuisce che sta alzando la voce per restituire dignità alla giustizia. Nell’immagine della seconda tela lo si vede invece intento a scrivere il suo capolavoro. A dettarglielo è Minerva, cioè il lume della ragione.

Nella grazia neoclassica della prima tela colpisce il volto mesto e chino della Giustizia. Ha le mani legate: è impotente, asservita. La sua condizione sembra quasi alludere al trionfo dell’ingiustizia. Colpiscono anche gli oggetti che stanno ai piedi della sua figura dimessa: un ceppo, su cui il boia esegue la decapitazione; e una spada, iconico attributo della Giustizia insieme alla benda e alla bilancia. Quale significato ha la presenza di questi oggetti? L’idea del pittore o, più probabilmente del committente, è che la Giustizia è afflitta e impotente perché le viene affidato il cruento ufficio di tagliare la testa ai condannati. La spada non compare nella tela come un attributo della Giustizia, bensì come la sua negazione. La Giustizia -l’autentica giustizia- si affaccia con i tratti della mitezza: è una figura disarmata. Il che tuttavia non risolve il suo rapporto con la violenza.

Contrapponendosi all’eulogia della “potestas gladii”, Beccaria avverte pienamente il carattere inesorabile e tragico di quel rapporto: interprete di una nuova sensibilità umanistica, approda a una sua sofferta consapevolezza. Nella rappresentazione tradizionale, la spada era il fulgido emblema della giustizia che punisce la malvagità. È contro questa ideologia mistificante che insorge Beccaria. Beninteso, la violenza penale serve a combattere quella di chi delinque: ma sempre violenza resta. Ecco perché la figura della Giustizia è drammatica: non potendo rinunciare alla violenza, deve costantemente sforzarsi di farne l’uso minimo necessario. In fondo, è proprio questo concetto di “minimo necessario”, insieme cifra stilistica e nucleo filosofico dei “Delitti”, uno dei lasciti più preziosi di Beccaria per affermare una cultura garantista del diritto penale. Purtroppo, non paiono ancora sussistere le condizioni politiche affinché il Parlamento italiano compia un risoluto passo in avanti su questa strada. Se il futuro è nel grembo di Giove, non resta che sperare in congiunzioni astrali più benigne.

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