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Draghi

Il Foglio incarta Serenella Draghi

Scottata dal Quirinale mancato, la moglie di Draghi, Serenella, non vede il marito neppure in Europa secondo il Foglio... I Graffi di Damato.

Se andrà come l’altra volta nella corsa al Quirinale, cioè nel senso opposto a quello previsto, annunciato e quant’altro dalla moglie Serenella parlandone con amici e persino col barman sotto casa, a Roma, Mario Draghi ha qualche possibilità di arrivare ai vertici dell’Unione Europea dopo le elezioni del 9 giugno. E di uscire dalla noia che, a torto o a ragione, gli ha attribuito sul Foglio Carmelo Caruso dopo averlo inseguito e un po’ persino pedinato a Milano. Dove l’ex premier abita prevalentemente da qualche tempo e la moglie Maria Serena Cappello lo assiste, sorveglia, consiglia, conforta, incita, secondo le circostanze.

LE PAROLE DI SERENELLA DRAGHI

“La politica – ha detto appunto la moglie al giornalista del Foglio – non ama mio marito. I politici lo temono. In Europa lui non ci andrà”, pur avendone presieduto la Banca Centrale e facendo adesso quasi da consulente alla Commissione guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen, desiderosa peraltro di essere confermata. Ma la moglie, ripeto, è convinta che il marito “non ci andrà”.

“Del resto – ha continuato alludendo alla sua mancata elezione al Quirinale due anni fa – si è già visto in un’occasione come è andata a finire… Non lo manderanno mai. Non lo vogliono. È un uomo che parla con competenza, non improvvisa. Si prepara”.

Insomma, è troppo bravo per gli standard della politica, forse non solo italiana, anche se al presidente francese e suo amico, oltre che estimatore, Emmanuel Macron viene attribuita sempre più spesso la tentazione di candidarlo lui al posto della von der Leyen.

L’ATTACCO AI GIORNALISTI

La signora Draghi ad un certo punto è sbottata anche contro noi giornalisti, ai quali poco è mancato che desse dei “pennivendoli”, come fece una volta Ugo La Malfa dalla tribuna di un congresso del suo partito repubblicano. “Ma perché anche voi giornalisti lo detestate? Vi metteva paura?”, ha chiesto la signora reclamando di accettare il consorte com’è. “Lui – ha spiegato – è fatto così. Non gli piace che si scriva della sua vita. Se fosse per mio marito, si dovrebbe parlare e scrivere il meno possibile e con precisione”.

Meno male che la signora parlava con uno del Foglio, un giornale che non si può certamente considerare tra gli ostili o diffidenti verso l’ex premier. Nella cui “agenda” – ricordate? – i foglianti si sono riconosciuti durante e anche dopo il governo Draghi. Figuriamoci se la signora si fosse trovato di fronte uno del Fatto Quotidiano, dove non hanno ancora perdonato, né perdoneranno mai, al marito di avere sostituito alla guida del governo l’unico emulo di Camillo Benso, conte di Cavour. Che sarebbe naturalmente Conte con la maiuscola, Giuseppe, o al plurale – Giuseppi – preferito da Donald Trump, molto più vicino al ritorno alla Casa Bianca di quanto non potrà mai sentirsi davvero a Palazzo Chigi di nuovo l’ex premier grillino. Che dissemina di notte quello che di giorno cerca di seminare la segretaria del Pd Elly Schlein nel campo dell’alternativa alla Meloni.

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