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Il caso Kavtarashvili fra Germania e Russia

Secondo la rivista Der Spiegel, Vadim Krasikov sembra aver ucciso nell’estate del 2019 un georgiano della minoranza cecena di 40 anni di nome Tornike Kavtarashvili. L’omicidio è avvenuto in pieno giorno nel cuore di Berlino, e cioè nel parco Tiergarten. Secondo la Procura federale, e cioè del procuratore federale Peter Frank incaricato di indagare sui…

Secondo la rivista Der Spiegel, Vadim Krasikov sembra aver ucciso nell’estate del 2019 un georgiano della minoranza cecena di 40 anni di nome Tornike Kavtarashvili.

L’omicidio è avvenuto in pieno giorno nel cuore di Berlino, e cioè nel parco Tiergarten.

Secondo la Procura federale, e cioè del procuratore federale Peter Frank incaricato di indagare sui casi di terrorismo e spionaggio, l’accusato di 55 anni è sotto processo sia per aver ucciso Tornike Kavtarashvili sia per aver eseguito questo omicidio per conto di organi legati al governo centrale della Federazione russa.

Il processo nei suoi confronti dovrebbe durare almeno fino a gennaio del 2021 e potrebbe avere ripercussioni politiche sull’affare Nord Stream 2.

Tornike Kavtarashvili era un ex leader separatista ceceno che aveva combattuto contro le forze russe tra il 2000 e il 2004. Dal 2016 viveva con la sua famiglia in Germania dove aveva chiesto asilo, dopo essere sopravvissuto a due tentativi di omicidio in Georgia. Il presidente Vladimir Putin lo ha definito un “combattente molto crudele e assetato di sangue”. La Russia aveva richiesto inutilmente la sua estradizione.

La Russia ha naturalmente negato qualsiasi coinvolgimento. Anche questo omicidio di Stato non fa altro che rendere sempre più difficili la relazione tra la Russia e la Germania. Sia sufficiente ricordare il caso di Alexei Navalny, fuggito a Berlino dove è attualmente in cura.

Secondo l’accusa, il presunto killer avrebbe svolto una missione statale, sia per ragioni economiche sia perché condivideva le motivazioni dei suoi clienti per uccidere un avversario politico. Prima di commettere il suo crimine, ha viaggiato come turista a Parigi e Varsavia, prima di raggiungere Berlino.

Il 23 agosto, verso mezzogiorno il russo, viaggiando in bicicletta, si è avvicinato alla sua vittima e ha sparato una prima volta da lontano con un silenziatore, prima di finirlo con due proiettili a distanza ravvicinata nella testa. I testimoni hanno parlato di una “esecuzione”. È stato arrestato vicino alla scena lo stesso giorno dopo essere stato osservato mentre gettava la sua bicicletta e le sue armi nel fiume Sprea. Il killer Vadim Krasikov, avrebbe ricevuto una formazione dal servizio segreto russo FSB.

Alla fine del 2019, la Germania aveva espulso due diplomatici russi per protestare contro la loro mancanza di collaborazione nelle indagini sul Tiergarten, a cui Mosca ha risposto espellendo a sua volta due diplomatici tedeschi. L’omicidio di Berlino e il recente affare Navalny, così come l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e sua figlia nel Regno Unito nel 2018, che ha causato un putiferio nel mondo occidentale, hanno avuto un pesante tributo. Nonostante i sospetti sul ruolo dei servizi di sicurezza russi nelle operazioni violente il coinvolgimento di Mosca finora non è mai stato dimostrato.

Tuttavia, prima di formulare troppo semplicistiche valutazioni morali e giuridiche, è necessario sottolineare che gli omicidi di stato da parte dei servizi di sicurezza europei – e non – è una pratica diffusa come ha magistralmente dimostrato Vincent Nouzille ,giornalista del periodico Le Figaro Magazine, nel suo splendido saggio Les Tueurs de la république (Fayard, 2015).

Infatti, per quanto riguarda la Francia, la DGSE ha il suo Action Service e, al suo fianco, una cellula clandestina, di cui il saggio di Nouzille ripercorre la storia. I suoi agenti e i commando delle forze speciali sono addestrati per eseguire queste esecuzioni mirate, chiamate “Operazione Homo” (per omicidio), così come operazioni di “neutralizzazione” più ampie, spesso nel contesto di guerre in corso come quelle in Medio Oriente . I successivi presidenti della Quinta Repubblica, da De Gaulle a Hollande, sono ricorsi, ciascuno a modo loro, a questo tipo di azione.

Inoltre, come non ricordare, l’operazione posta in essere dal Mossad? Golda Meir, Primo Ministro d’Israele, a seguito della strage di Monaco del 1972, pose in essere l’operazione nota col nome ebraico Mivtza Za’am Ha’el, Operazione Ira di Dio. Golda Meir sottolineò che l’obiettivo della squadra di agenti doveva essere quello di individuare ed eliminare i terroristi palestinesi.

A tale proposito ricordiamo l’eliminazione di Wael Zwaiter intellettuale e traduttore palestinese, rappresentante dell’OLP a Roma che venne ucciso da 12 colpi sparati da due agenti israeliani nell’androne del condominio dove abitava mentre aspettava l’ascensore.

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