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Bilancio Vaticano

I conti della Santa Sede secondo il Vaticano

Il Prefetto della Segretaria dell'Economia (Spe), padre Juan Antonio Guerrero Alves, ha presentato il bilancio della Curia Romana, cioè della Santa Sede in senso stretto. Tutti i dettagli

Il bilancio complessivo di tutte le entità del Vaticano è di circa 4 miliardi. Lo indica il Prefetto della Segretaria dell’Economia (Spe), padre Juan Antonio Guerrero Alves, in un’intervista ai media vaticani. L’occasione è la presentazione del bilancio della Curia Romana, cioè della Santa Sede in senso stretto: sessanta enti al servizio del Papa nella sua missione di guida della Chiesa.

Padre Guerrero spiega che la Santa Sede “non è una grande entità economica. Abbiamo avuto entrate per 307 milioni di euro, abbiamo speso 318 milioni di euro. Il nostro deficit e’ di 11 milioni. Abbiamo un patrimonio netto pari a 1.402 milioni”. Il prelato spiega che “aggiungendo il bilancio del Governatorato, dell’Obolo, dello Ior, del Fondo pensioni e delle Fondazioni che aiutano la missione della Santa Sede, si ottiene un patrimonio netto di circa 4.000 milioni di euro. Se dovessimo consolidare tutto, nel 2019 non ci sarebbe deficit, né c’è stato nel 2016, l’ultimo anno in cui tutti questi conti sono stati consolidati”.

LE FONTI DEI RICAVI DELLA SANTA SEDE

Il Prefetto della Segreteria dell’Economia indica poi le fonti di ricavo della Santa Sede: “Nel 2019, il 54%, pari a 164 milioni di euro, è stato generato dallo stesso patrimonio. L’attività commerciale (visite alle catacombe, produzioni vendute dal dicastero della comunicazione, Libreria Editrice Vaticana) e i servizi hanno portato un 14%, cioe’ 44 milioni di euro. Le entità vaticane che non si consolidano in questo bilancio (Ior, Governatorato, Basilica di San Pietro) hanno contribuito per 43 milioni (14% delle entrate). E le donazioni delle diocesi e dei fedeli sono state pari a 56 milioni (18%).

LA CASA DI VETRO

“Chi chiede trasparenza ha ragione. L’economia della Santa Sede deve essere una casa di vetro. Questo è quel che il Papa ci chiede. Questo è l’impegno della Segreteria per l’Economia e il mio proprio, e questo è quello che vedo negli altri organismi della Curia. Per questo è stata avviata una riforma. Per questo sono state cambiate alcune regole. Per questo è stato varato il codice appalti. Su questa strada andiamo avanti”, ha affermato il prefetto vaticano per l’Economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves. “I fedeli hanno il diritto di sapere come usiamo le risorse nella Santa Sede. Non siamo proprietari, siamo custodi di beni che abbiamo ricevuto”, aggiunge.

LA SANTA SEDE NON Eì UN’AZIENDA

Secondo padre Guerrero, “la Santa Sede non funziona come un’azienda o come uno Stato, non cerca profitti o eccedenze. È pertanto normale che sia in deficit. Quasi tutti i dicasteri sono infatti ‘centri di costo’: svolgono un servizio che non è né venduto né sponsorizzato. Evitare il deficit non è l’obiettivo della Santa Sede. Il suo spirito è un altro. Noi pensiamo che l’obiettivo è che i costi corrispondano ad avere tutto il necessario per il servizio alla missione che ci è affidata”. Inoltre, “non possiamo ignorare quale sia il giusto fabbisogno di risorse e quali sono le risorse disponibili: dobbiamo avere prudenza economica. Ma non possiamo nemmeno pensare e agire solo a partire da esse, a volte dobbiamo dare più di quanto abbiamo per compiere la nostra missione: dobbiamo avere audacia missionaria. Ciò di cui dobbiamo occuparci è che il deficit sia sostenibile o che sia adeguatamente finanziato a lungo termine”.

CHIESA TRUFFATA

“È possibile che, in alcuni casi, la Santa Sede sia stata, oltre che mal consigliata, anche truffata”, ha detto il prefetto per l’Economia della Santa Sede, padre Juan Antonio Guerrero Alves, parlando in un’intervista ai media vaticani degli scandali finanziari d’Oltretevere. Credo che stiamo imparando da errori o imprudenze del passato – osserva -. Ora si tratta di accelerare, su impulso deciso e insistente del Papa, il processo di conoscenza, trasparenza interna ed esterna, controllo e collaborazione tra i diversi dicasteri. Abbiamo inserito nei nostri team professionisti di altissimo livello. Oggi esiste comunicazione e collaborazione fra i dicasteri di contenuto economico per affrontare queste questioni. La collaborazione è un grande passo in avanti. Segreteria di Stato, Apsa e Spe collaborano di buon grado”. “Possiamo certamente commettere errori, sbagliare o essere truffati – aggiunge -, ma mi sembra più difficile che questo accada quando collaboriamo e agiamo con competenza, trasparenza e fiducia fra noi”.

L’OBOLO

“L’aiuto dei fedeli all’Obolo – ha aggiunto il prefetto per l’Economia della Santa Sede, padre Juan Antonio Guerrero Alves. – è un modo concreto di collaborare con la missione del Santo Padre per il bene di tutta la Chiesa. Nel 2019, il fondo dell’Obolo ha coperto il 32% delle spese per la missione della Santa Sede. La struttura e i servizi sono invece coperti da fondi propri. L’incasso dell’Obolo è stato di 53 milioni di euro, di cui 10 milioni di euro donati per scopi specifici. In altre parole, il fondo ha collaborato con la missione del Santo Padre per 66 milioni di euro, 23 in più di quanto raccolto. Questo è successo negli ultimi anni. Ciò significa che ha anche decapitalizzato. Però sempre per la missione alla quale è destinato”. “L’Obolo – prosegue – deve essere amministrato con la saggezza dell’amministratore onesto, come si investono i talenti, come fa qualsiasi buon padre di famiglia, al fine di garantire al Papa l’esercizio della sua missione”.

IL PALAZZO DI LONDRA

Alla domanda sul fatto che la vicenda del Palazzo di Londra però disorienta molti, padre Guerrero risponde: “Capisco. È vero. Per questo è importante che sia fatta chiarezza, che ci sia trasparenza”. “Intanto posso dire una cosa – aggiunge -. Per quel che so le perdite di Londra non sono state coperte con l’Obolo, ma con altri fondi di riserva della Segreteria di Stato. E una altra cosa vorrei dire per concludere: dobbiamo essere sempre grati al Santo Popolo di Dio che aiuta la missione del Papa. Anche per questo dobbiamo essere trasparenti”, e gestore tale dono “con l’onestà, la prudenza e la lungimiranza del buon padre di famiglia”.

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