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Camporini

Cosa cambierà in Ucraina con i carri Leopard e Abrams. Parla il generale Camporini

Secondo il generale Camporini, i carri armati Abrams e Leopard permetteranno un cambio di passo alle offensive dell'Ucraina in primavera. L'intervista di Marco Orioles.

 

Cadute le iniziali resistenze, Stati Uniti e Germania hanno finalmente deciso di dotare Kiev di ciò che stava implorando da mesi, ossia i famosi tank Abrams M1 e Leopard 2. Sull’effettivo significato di questa mossa e sulle ripercussioni che si registreranno sul campo di battaglia, Start Magazine ha sentito il parere di Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica militare, convinto che la disponibilità dei nuovi e avanzatissimi mezzi corazzati metterà in seria difficoltà una forza come quella russa rivelatasi incapace di manovrare con efficacia i propri tank e offrirà sostanziose possibilità a Kiev di passare all’offensiva nel Donbass.

Generale Camporini, cosa pensa della decisione degli Stati Uniti e della Germania di avviare il processo attraverso cui si metteranno disposizione dell’Ucraina gli Abrams M1 e i Leopard 2?

I Leopard saranno sicuramente disponibili a breve, incluso l’addestramento degli equipaggi che richiederà quattro/sei settimane. Per gli Abrams la cosa è molto diversa, in quanto si richiede una catena logistica che deve essere comunque creata e che deve essere inglobata nel sistema ucraino, e ciò richiederà molto tempo.

Quale tra i due mezzi è il più letale?

L’Abrams è più pesante, quindi meglio protetto rispetto al Leopard. Quest’ultimo è invece molto più agile, nonché più veloce; è un carro che può sparare in movimento – come anche l’Abrams del resto – e questo implica un’agilità di manovra che è un fattore molto importante soprattutto rispetto all’avversario e quindi ai sistemi d’arma russi.

Come possiamo immaginare un impiego di questi mezzi nel teatro ucraino?

L’impiego sarà quello classico delle forze corazzate che, con le tattiche sviluppate in Occidente, con l’impiego sinergico di fanteria protetta e mezzi corazzati permette azioni estremamente efficaci, cosa che non è riuscita all’esercito russo che non ha mai saputo sviluppare questa sinergia e quindi ha mandato spesso i suoi carri allo sbaraglio. Ci sarà dunque con tutta probabilità un cambio di passo nelle operazioni che presumibilmente scatteranno a primavera, sia da una parte che dall’altra.

Gli americani sono stati a lungo riluttanti, trincerandosi dietro l’argomento secondo cui gli Abrams sono un mezzo dalla gestione complicatissima nonché estremamente energivoro. Adesso questo non è più un problema?

Anzitutto ricordo che gli Abrams sono stati esportati anche in Paesi che non godono di una dotazione tecnologica particolarmente elevata. Quindi, da questo punto di vista, le preoccupazioni americane sono giuste ma non tanto per la difficoltà di un apprendimento circa l’impiego della macchina quanto per la complessità dell’apparato logistico connessa con l’impiego di questa che deve essere costruito. Non si tratta semplicemente di muovere un carro, ma di muoverlo con tutti gli annessi e connessi, il che non è così immediato.

Immaginando un trasferimento massiccio o comunque congruo di mezzi all’Ucraina, si può delineare a questo punto uno scenario di vittoria militare per Kiev? E poi lei come la definirebbe una vittoria militare in quel teatro? Riconquistare la Crimea ad esempio?

Io credo che la Crimea sia sicuramente nell’ottica politica di Kiev, ma in un’ottica militare immagino sia molto più ragionevole pensare a una graduale riconquista del territorio del Donbass, dove i russi peraltro si sono asserragliati. La quantità e la qualità dei sistemi di difesa che hanno costrutto lungo la linea di contatto e nelle zone immediatamente retrostanti ci dice che i russi si sono preparati a difendersi e quindi è quella l’area in cui bisognerà in qualche modo riuscire a conseguire quei successi tattici che poi si traducono in successi strategici.

La superiorità russa in termini demografici, ossia in altri termini di carne da cannone, può essere compensata dalla superiorità tecnologica delle forze ucraine derivante anche dall’addestramento dei suoi uomini da parte dell’Occidente?

I numeri sono sempre importanti. Tuttavia, quando ci sono sistemi tecnologici e soprattutto l’uso intelligente di questi sistemi, il numero di soldati sul terreno diventa sempre meno rilevante. Questo vale a maggior ragione se questi soldati hanno un addestramento scarso e un equipaggiamento modesto come abbiamo visto tra le forze russe.

Generale Camporini, cosa ci dice a proposito della compagnia Wagner e sui successi che è riuscita a raccogliere in battaglie come quella di Soledar? Questa forza è davvero efficace oppure è tutta propaganda?

Quando si parla di efficacia con riferimento a quanto è successo nelle battaglie di Soledar e Bakhmut, bisogna ricordare che è da mesi che la Wagner tenta di sfondare e le sue conquiste si misurano in termini di pochi chilometri quadrati, peraltro con perdite umane elevatissime. Per cui non credo che ci sia oggi la possibilità di definire il gruppo Wagner come la punta di diamante dell’esercito russo. Io credo che i successi vantati da Prigozhin siano più una carta giocata sul tavolo della politica interna del Cremlino che su quello militare. Sono abbastanza scettico sulle capacità di una forza che prende i galeotti e li spedisce a farsi ammazzare.

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