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Marrone

Tutti i bluff della Russia ai negoziati con l’Ucraina. L’analisi di Marrone (Iai)

La Russia dice di voler ridurre le sue operazioni militari nel nord dell'Ucraina: non è una concessione negoziale, spiega Alessandro Marrone (Iai), ma una conseguenza dei fallimenti sul campo.

 

Tra le città ucraine bombardate dalla Russia tra ieri notte e oggi ci sono anche quelle in cui avrebbe dovuto – stando a quanto annunciato martedì, dopo i negoziati in Turchia – ridurre le attività: cioè Kiev e Chernihiv, nel nord del paese.

“La Russia sta cercando di far passare per apertura negoziale quello che è un dato militare: nel breve periodo non è in grado di marciare verso Kiev”. Lo ha sottolineato a Sky TG24 Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), riferendosi alle novità emerse sulla guerra in Ucraina: come accennato, la Russia – autrice dell’aggressione – aveva detto ieri di avere intenzione di ridurre drasticamente le sue operazioni militari a Kiev e a Chernihiv.

Come spiegato anche da altri analisti militari, l’esercito russo non stava riuscendo ad avanzare verso le due città; Mosca, inoltre, sembra voler rimodulare la propria campagna militare, concentrandosi sulla presa dell’est (il Donbass), visto il mancato raggiungimento degli obiettivi iniziali: ovvero la rapida conquista di Kiev e il rovesciamento del presidente Volodymyr Zelensky.

MARRONE: LA GUERRA IN UCRAINA È “IN UNA FASE NUOVA”

Nonostante le dichiarazioni russe, “la guerra continua, non c’è un cessate-il-fuoco e non c’è una tregua”, ha rimarcato Marrone. “Siamo in una fase nuova del conflitto. La Russia sta progressivamente riconoscendo che i suoi obiettivi principali”, la presa della capitale e il rovesciamento di Zelensky, “non sono più perseguibili. Sta alternando l’offensiva sul terreno con la trattativa diplomatica”.

“La riduzione delle attività” a Kiev e a Chernihiv, ha spiegato l’analista, “non è una concessione diplomatica, ma riflette la sconfitta militare sul campo. Una sconfitta locale. Bisognerà vedere come le forze russe si riorganizzeranno. Non c’è alcun cessate-il-fuoco, i bombardamenti continuano”.

LA RUSSIA HA SOTTOVALUTATO L’UCRAINA

Omnibus, su La7, Marrone sempre stamattina ha ricordato che la Russia ha schierato 190mila unità in Ucraina; “aveva pianificato una campagna più breve e più facile sottostimando la resistenza ucraina e di fronte allo stallo ha attinto a tutto quello che aveva a disposizione: riservisti, coscritti, mercenari, ad esempio della compagnia Wagner, milizie cecene; ha gettato sul piatto tutto quello che aveva, e non è riuscita a ottenere l’obiettivo iniziale. Non ha risparmiato forze in termini di risorse umane”.

“La contraerea ucraina non è stata distrutta sia per dei limiti dell’aviazione russa […], sia per il livello raggiunto negli anni da parte ucraina anche tramite la cooperazione con i paesi occidentali, sia perché […] all’inizio la Russia non voleva radere al suolo Kiev o l’Ucraina. Voleva conquistarla senza fare troppi danni in modo da avere poi un consenso sufficiente per instaurare un governo fantoccio”.

LA DETERRENZA DELLA NATO “FUNZIONA”

Marrone riconosce che la nuova fase della guerra apertasi ieri è incerta, e fare previsioni è difficile. Crede comunque che non si stia andando verso “una escalation da parte russa al di fuori dei confini ucraini perché la deterrenza della NATO funziona”. L’utilizzo di armi nucleari sembra improbabile, dice. “È possibile un intensificarsi e un’accelerazione degli attacchi russi sugli obiettivi considerati più raggiungibili”, come il Donbass.

“È probabile che anche le trattative diplomatiche vivranno fasi altalenanti”, aggiunte Marrone, “alternandosi la realtà sul campo. È una realtà diversa da quella precedente”, quando la Russia utilizzava i canali diplomatici per “coprire” le sue vere intenzioni sul paese: l’annessione di una parte del territorio e l’istituzione di un governo amico sulla restante parte.

ZELENSKY E PUTIN SI INCONTRERANNO?

In merito alla possibilità di un vertice tra Zelensky e Putin, come richiesto più volte dal primo, Marrone riconosce la difficoltà di prevedere se e quando avverrà. “Molto sta alla decisione personale di Putin”, spiega, se dovesse arrivare a giudicare l’incontro con il presidente ucraino utile a far passare il messaggio in patria che la Russia ha raggiunto i suoi obiettivi in Ucraina, “anche se così non è l’obiettivo non sarà raggiunto”, riferendosi alla conquista della capitale.

PERCHÉ BIDEN HA SBAGLIATO

Qualche giorno fa, durante la sua visita in Polonia, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto, riferendosi a Putin: “per l’amor di Dio, quest’uomo non può restare al potere”, una frase che sembrava alludere alla volontà americana di un cambio di regime a Mosca. I funzionari dell’amministrazione e lo stesso presidente hanno poi smentito questa interpretazione.

“La posizione statunitense sulla leadership a Mosca è molto importante e molto delicata, e non è stata gestita al meglio”, ha detto Marrone a Sky TG24, perché queste parole di delegittimazione possono portare “la leadership russa a tentare il tutto per tutto in Ucraina”.

L’analista ha spiegato che “la trattativa è principalmente tra Ucraina e Russia”. Gli Stati Uniti e l’Unione europea possono però svolgere un ruolo importante: vale a dire “mantenere l’equilibrio tra le sanzioni alla Russia per incoraggiarla a trattare, fornire armi difensive all’Ucraina per aiutarla a resistere, evitare altri segnali che possano disincentivare la Russia a trattare”, come appunto le parole di Biden.

COME STA CAMBIANDO LA DIFESA EUROPEA

Dopo la prima invasione russa dell’Ucraina – nel 2014, per l’annessione della Crimea – i governi dei paesi membri della NATO si impegnarono a raggiungere il target del 2 per cento di spesa per la difesa, paragonato al PIL. Al 2021 i paesi che raggiungevano quella soglia erano dieci, stando a un grafico dell’alleanza.

“Oggi l’aumento è molto maggiore”, ha detto Marrone, citando i casi della Polonia (che vuole portare la spesa per la difesa dal 2 al 3 per cento del PIL) e della Germania (100 miliardi di euro quest’anno; il bilancio della difesa dell’Italia è di 26 miliardi circa).

“La guerra in Ucraina è un cambiamento storico che cambia la percezione della minaccia da parte degli stati europei, degli Stati Uniti, della NATO, dell’Unione europea”. Il rafforzamento delle capacità militari, spiega, “è dei singoli stati membri, in un quadro NATO in cui la priorità è assicurare la difesa collettiva, non intervenire in Ucraina in modo diretta”.

Relativamente all’Unione europea (molti dei suoi membri fanno parte anche dell’alleanza atlantica), “la grande scommessa è non solo di investire di più nella difesa, ma di farlo di più tra europei, cooperando e integrandosi”. In questo modo, conclude Marrone, il rafforzamento del “pilastro europeo” della NATO permetterà un “rapporto transatlantico più bilanciato” con gli Stati Uniti.

FINLANDIA E SVEZIA NELLA NATO?

L’aggressione della Russia all’Ucraina ha modificato gli orientamenti delle opinioni pubbliche in Finlandia e in Svezia, fattesi maggiormente favorevoli all’ingresso nella NATO. “Credo sia molto difficile che Finlandia e Svezia entrino nella NATO”, ha detto Marrone, ricordando che la “situazione di neutralità ha assicurato la pace per ottant’anni e non è direttamente messa a rischio dalle ambizioni di Putin di ricostruire la Grande Russia. Il fatto stesso di essere membri dell’Unione europea è di per sé un deterrente, perché un attacco russo sarebbe un attacco diretto all’Unione europea”.

Svezia e Finlandia, prosegue Alessandro Marrone, “sono da anni molto vicine alla NATO con procedure militari, scambio di informazioni, esercitazioni congiunte. La NATO è già ora in grado di aiutare in maniera efficace i due paesi”. Inoltre – conclude – il fatto stesso che la Russia non sia riuscita a conquistare l’Ucraina “scoraggia” un’eventuale azione militare in Finlandia, dove peraltro è in vigore la leva obbligatoria.

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