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I De Gennaro e la Guardia di Finanza

A che punto è l'arrivo di Andrea De Gennaro al vertice della Guardia di Finanza. Fatti, nomi e approfondimenti

 

“Doveva essere la cerimonia di avvicendamento tra il vecchio e il nuovo comandante generale della Guardia di Finanza. I veti incrociati all’interno del governo hanno invece bloccato la nomina del successore del generale Giuseppe Zafarana, che al termine del mandato e dopo 42 anni di servizio, lo scorso 12 aprile è stato designato presidente dell’Eni. Il comando «provvisorio», come ha tenuto a precisare lo stesso Zafarana, lo ha preso De Gennaro”.

Così il Corriere della sera scrive oggi dando conto dello stallo de facto sul vertice della Guardia di Finanza per le discussioni in atto nel governo Meloni, nel giorno in cui Zafarana avrebbe dovuto passare il testimone formalmente a un altro esponente delle Fiamme Gialle.

LE PAROLE DI GIORGETTI SUL DOPO ZAFARANA ALLA GUARDIA DI FINANZA

Giorgetti ha definito quella del successore di Zafarana una «scelta delicata e non semplice» sottolineando che richiede «un processo complesso e condiviso che si conclude con una deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia, di concerto con il ministro della Difesa». Puntualizzazione che è stata notata e non certo gradita all’interno di Fratelli d’Italia, ha rimarcato la cronista del Corriere della sera, Virginia Piccolillo.

L’ANALISI DI FUBINI SUL PENSIERO DI GIORGETTI

Ma qual è la posizione del ministro dell’Economia su questa partita? Ne ha scritto ieri l’editorialista del Corriere della sera, Federico Fubini, che più volte ha intervistato Giorgetti: “Non è né un veto né l’espressione di una riserva sul profilo specifico di De Gennaro: non sarebbe nello stile del ministro né meritato da un alto ufficiale dalla carriera impeccabile. Il ministro tiene a far sapere – ha scritto Fubini – che con Meloni sta lavorando in armonia. Ma De Gennaro per ora è in una short list — dovrebbe includere tre fra i quattro generali Fabrizio Carrarini, Fabrizio Cuneo, Francesco Greco e Umberto Sirico — che hanno presentato a Meloni i due ministri con diretti poteri in questa materia: Giorgetti stesso e Crosetto. Persone vicine al governo spiegano, in modo caritatevole, che il rinvio delle scelte si spiega solo con l’esigenza della premier di ascoltare tutti i candidati. Alcuni estranei alla Lega, il partito di Giorgetti, sostengono che il ministro dell’Economia un mese fa sarebbe stato d’accordo su De Gennaro, ma da allora avrebbe frenato”.

Sempre ieri ma su La7, nel corso della trasmissione Omnibus condotta da Alessandra Sardoni, Fubini ha rimarcato – nell’ambito di un approfondimento molto critico della firma del Corsera sul “degrado” che emerge secondo Fubini dalla partita delle nomine governative – che è stato sempre appannaggio esclusivo dei vertici del ministero dell’Economia la nomina del numero uno della Guardia di Finanza.

LA RICOSTRUZIONE DI OPEN DI MENTANA E BECHIS

Interessante e informata la ricostruzione di Open, il giornale web fondato da Enrico Mentana e diretto da Franco Bechis: “Il periodo di interim certamente non indebolisce l’attuale numero due della Finanza. Molto difficilmente nella storia delle forze armate un interim non è stato confermato (anche se ce ne sono stati pochi) ma è vero che l’eredità di Zafarana è di quelle pesanti: il suo percorso è stato molto apprezzato, anche in modo trasversale, e quindi Giorgetti e Crosetto possono ancora puntare sull’importanza della continuità. Ha un peso il rapporto della politica con il fratello maggiore, Gianni De Gennaro che, secondo alcuni, ha avuto un ruolo anche nell’attesa scelta del successore del capo della Polizia Lamberto Giannini, sebbene Vittorio Pisani – nome ormai dato per acquisito – sia di un’altra generazione (e infatti secondo altre voci questo legame non esiste se non per la mediazione del compianto predecessore di Gabrielli, Antonio Manganelli). Potrebbe avere un peso, infine, il tema dell’età del candidato in un senso e nell’altro. Andrea De Gennaro diventa “pensionabile” a dicembre del 2024: il governo può decidere di confermarlo per l’intero triennio anche se questa norma finora non è mai stata applicata. L’esistenza di una scadenza che al più tardi arriverà nel 2026, quindi a metà mandato per Meloni, può essere una buona notizia perché permette di cambiare a metà mandato dell’attuale governo. Ma è anche vero che recentemente si è sempre seguita la consuetudine di dare l’incarico a chi ha un triennio davanti prima dell’età della pensione”.

LA FILIERA INFLUENTISSIMA DEI DE GENNARO

Le ricostruzioni giornalistiche in questi giorni hanno indugiato spesso sul gradimento per De Gennaro ai vertici della Guardia di Finanza anche da parte di Luciano Violante, ex esponente del Pci e poi di tutte le formazioni post Pci fino al Pd. Che ci azzecca Violante con De Gennaro? “Violante è amico di Gianni De Gennaro, ex capo della polizia, uno che Meloni, si racconta, avrebbe voluto perfino coinvolgere nel governo. Dire che De Gennaro è di sinistra è improprio, ma non è improprio dire che, attraverso Violante, si arriva a De Gennaro, in passato (è una catena ormai! Intonerebbe Lucio Dalla) presidente di Leonardo”, ha scritto di recente il Foglio.

Non fu un caso, quindi, che nel 2019 l’ex Presidente della Camera Luciano Violante fu nominato il presidente della Fondazione di Leonardo, Civiltà delle macchine, quando – guarda caso – presidente del gruppo Leonardo era Gianni De Gennaro, già capo della Polizia e poi numero uno dei Servizi segreti. E poi, sempre guarda caso, un altro esponente dell’ex Pci come Marco Minniti, già ministro dell’Interno, è diventato presidente di un’altra fondazione emanazione del gruppo Leonardo, ossia Med-Or, sempre quando alla presidenza del gruppo attivo nell’aerospazio e nella difesa c’era De Gennaro. E quando in Leonardo, epoca Profumo, si decise di istituire una figura fluida per i rapporti con gli Usa, grazie ai buoni uffici e ai buoni rapporti con De Gennaro, l’allora presidente Luciano Carta (già nei Servizi) scelse d’accordo con l’ex ad Alessandro Profumo, Paolo Messa, editore della rivista Formiche. “Sono una corrente. Atlantisti, pro Nato, “securitari”. Da Luciano Violante a Minniti, passando per Bruno Frattasi e Giuliano Amato. Quando la sinistra si scopre meloniana”, ha titolato di recente il quotidiano Il Foglio.

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