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Grillo tra Gesù e Gandhi

 Grillo si è travestito addirittura da Gesù per fare un sermone copiato però da Gandhi.   A ciascuno il suo messaggio, in attesa di quello odierno che Sergio Mattarella sta per rivolgere al Paese, in diretta televisiva, col discorso alle Camere in seduta congiunta dopo il giuramento di avvio del suo secondo mandato di presidente…

 

A ciascuno il suo messaggio, in attesa di quello odierno che Sergio Mattarella sta per rivolgere al Paese, in diretta televisiva, col discorso alle Camere in seduta congiunta dopo il giuramento di avvio del suo secondo mandato di presidente della Repubblica.

Matteo Salvini, nel suo piccolo di leader uscito peggio -credo- dalle elezioni presidenziali per avere perduto anche la leadership del centrodestra conquistata col sorpasso elettorale su Forza Italia nel 2018, o averlo probabilmente affossato fra il sollievo forse dello stesso Silvio Berlusconi, stanco di esserne o apparirne il garante con gli amici del Partito Popolare Europeo, ha appena lanciato contro il governo di Mario Draghi quello che vedremo come definire: un siluro o un getto di malumore.

Naturalmente fra i grillini, insofferenti di Draghi ben prima dei leghisti e lacerati sulle sue prospettive di durata a Palazzo Chigi, dove comunque sono riusciti a trattenerlo evitando che salisse al Quirinale, hanno subito festeggiato con quel “governo morente” annunciato sul Fatto Quotidiano riferendo delle distanze prese da Salvini dalle ultime decisioni del Consiglio dei Ministri in materia di pandemia. “Morente” forse è un po’ troppo ma dà bene l’idea dei sentimenti prevalenti sotto le cinque stelle contro il presunto autore, o comunque beneficiario, del famoso “Conticidio”. Che potrebbe essere compensato, secondo Conte, solo con un “Draghicidio”, come lo chiamano al Foglio con orrore, tanto sono sicuri dei suoi eventuali effetti interni e persino internazionali.

Nel perseguimento di questa sua intima, e neppure tanto nascosta, aspirazione ritorsiva Conte deve avere pensato di avere trovato finalmente una sponda addirittura in Beppe Grillo: il fondatore, il garante, l’Elevato e non so cosa e quant’altro del MoVimento 5 Stelle. Di cui l’ex presidente del Consiglio si è affrettato ad apprezzare telematicamente il messaggio più o meno in bottiglia che Grillo ha mandato dalla sua crociera giudiziaria con l’amico armatore Vincenzo Onorato. Su una delle sue navi metaforiche il comico si è travestito addirittura da Gesù per fare un sermone copiato però da Gandhi. E che Conte ha scambiato, vedremo se a torto o a ragione, come una tirata d’orecchie, una sculacciata e simile a Luigi Di Maio, riuscito a scavalcare lo stesso Grillo nel sostegno a Draghi imposto l’anno scorso.

Convinto di essere non un “padre padrone” ma un papà generoso che ha dato ai figli tutto quello che poteva per aiutarli nel “passaggio dall’impossibile al necessario”, Grillo ha scritto che il necessario, appunto, è “saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare non la forza di una sola voce”. Mancando la quale, contro “ruoli e regole” faticosamente scritte da Conte nella rifondazione del MoVimento -per cui lo stesso Conte si è considerato evidentemente beneficiario del messaggio di Grillo contro l’ormai troppo draghiamo Di Mario, o “Giggetto ‘a cornetta”, come lo chiamano al Fatto Quotidiano– “restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”.

Di fronte a tanta apparente saggezza, mi sono ritrovato questa mattina a prendere “il caffè” sul Corriere della Sera con Massimo Gramellini per quel suo “Pietà, il Grillo Mistico no”: superato nella sua “trasgressione” da “quel cantante stonato che si è battezzato da solo sul palco di San Remo”, omonimo di quell’incolpevole buonanima di Achille Lauro.

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