skip to Main Content

Lauro Battesimo

Achille Lauro e il “battesimo”: blasfemia, apostasia o show?

Il corsivo di Andrea Mainardi

 

Intorno alle 10 di sera del primo febbraio 2022, in Italia, quasi 14 milioni di persone hanno saputo immediatamente leggere nei semplici ed essenziali segni fondamentali della conchiglia e dell’acqua quelli del battesimo. Il 54,5 per cento di share ha socializzato. Catecumeni hanno condiviso l’esperienza nel quadriportico di uno smart.

“Gli italiani riconoscono il sacramento del battesimo” ci pare titolo da scrivere, unico, nella locandina all’esterno delle sempre più rare edicole.

Selvaggia Lucarelli ha scritto che Achille Lauro ha portato la blasfemia sul palco di Sanremo. E tanti, e soprattutto tanti altri, hanno twittato di offesa al cattolicesimo. Di strumentalizzazione dei simboli religiosi. E ancora che con l’Islam non ti saresti permesso. Tutti gli anni la stessa solfa. E Lauro incassa, in banca, e fa bene.

Nel caso, ci pare comunque che più che blasfemia il termine corretto in questo caso sarebbe apostasia. Lauro è cattolico. Perlomeno ci risulta battezzato.

Fosse un utilizzare quei simboli in maniera inappropriata, corrisponderebbe più al calpestare l’immagine sacra come evocano forse le tavolette alle mani delle coriste dell’Harlem Gospel Choir portate da Lauro a Sanremo.

Al rito del giapponese fumi-e reso noto dal Silence di Scorsese rimandando quelle tavolette sventolate all’Ariston. Serviva al calpestamento del Crocifisso e dell’immagine della Vergine da parte di un individuo al fine di dimostrare la sua estraneità o la sua abiura nei confronti del cristianesimo.

Lauro non l’ha fatto. Se ha alluso era per il silenzio di Dio.

Ma è proprio così?

Non siamo affatto certi che Lauro volesse rappresentare un nuovo battesimo all’insegna della blasfemia e dell’apostasia. Anzi: non era così.

Vuol vendere dischi. Ovviamente facendo performance. Ma suo malgrado o suo volente racconta qualcosa; meglio: di qualcuno racconta. Anzitutto del suo battesimo, instagrammato con la foto da paffuto bambino per l’occasione ritratto, pubblicata nel giorno del compleanno della madre e dell’inizio del Festival. Scrive:

Oggi 61 anni fa nasceva mia madre.

Oggi 61 anni dopo le regalo l’apertura del Festival di Sanremo.

Ancora oggi guardo questa donna nello stesso modo.

Nello stesso modo. Bisognerebbe cadere nello sguardo spalancato di un bambino che guarda sua madre per cadere poi nello sguardo della madre e alla fine comprenderli entrambi questi sguardi. Perché attratti da altro. L’affascinato affascina.

Prosegue su Instagram:

Le madri sono esseri divini,

ci danno la vita ogni giorno.

Oggi, in un nuovo inizio,

vi omaggio del mio battesimo.

Che dio ci protegga.

Hallelujah

Madonne cinquecentesche lo hanno detto in migliaia di pale d’altare e capolavori di provincia.

Lauro è blasfemo a Sanremo nel ripeterlo? Il precedente toccarsi il pacco fasciato in pantaloni skinny, a petto e piedi nudi, fa molto porneia (chi ignora la differenza con porno, ha necessità di un dizionario).

Del resto c’è un prima e un dopo Giordano. Un prima e un dopo battesimo. Lauro lo manda in clip con uno sfondo di albagia abbagliante; la postura è quella del Narciso inginocchiato.

Mentre si bagna a ripetizione con l’acqua raccolta in un conchiglia ha accanto una antica acquasantiera. Da chiesa preconciliare. Invaso oggi asciutto, dove fino a due anni fa le madri alzavano i figli perché potessero toccarsi indice e medio e segnarsi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, prima di rivolgersi all’altare. Oggi ci si può toccare le dita solo col dispenser dell’amuchina. Prêt-à-covid.

In un’altra clip su insta si inginocchia davanti un’altare, corona del rosario al collo. La croce dello chapelet è in mano, il rosario accessorio di Veronica Ciccone è rimasto negli anni ’80.

In ginocchio, fa scena ma non si segna. Neppure l’ottundente scaramantico gesto di croce di calciatori a inizio campo. E meno male. Si bagna. E i 14 milioni di Sanremo che hanno subito scovato i segni del battesimo nella performance di Lauro sanno che pure le mamme in caso di urgenza battezzano i figli.

Mi sono interrogato sul senso del mio essere
del mio essere di passaggio,
del mio essere umano.
Il palco è lo stesso di sempre.
Io, invece, no.

Il direttore dell’Osservatore Romano non se la prende troppo. In un brevissimo corsivo ricorda che David Bowie si inginocchiò per pregare il Padre Nostro. Aggiungiamo che è accaduto in occasione del Freddie Mercury Tribute. Andrea Monda chiude con un malinconico: “Non ci sono più i trasgressori di una volta”.

Lauro ha trasgredito ad uso di 14milioni di italiani che hanno riconosciuto i segni del battesimo. Stando ai giudizi, tra gli indignati, tutti.

Non sarà che a qualcuno dia noia che in Italia c’è ancora anche giovanissimo che riconosce che basta un po’ d’acqua, che cento catechesi sono utili e belle, ma intanto ci si porta a casa col battesimo un green pass che non scade più. E non è questione da intellettualini 40enni, perché ci arrivano prima i 16enni di Instagram. Anche grazie a Lauro. E già abbiamo riattivato le rotative per la locandina: riconoscerlo, il battesimo, è una notizia.

Achille lo ha fatto perché deve vendere dischi e acchiappare like.

Ma Lauro è fottutamente punto da un insetto metafisico, come gli avrebbe detto Tondelli. Poi se si tocca e ammicca, se erra contro il sesto, il primo, il secondo e tutto il decalogo, sa che c’è un discreto menu di sacramenti oltre il battesimo. Lauro riesce a dire in pantaloni skinny e il resto mezzo nudo, a ragazzine eccitate e ragazzini fluidi di Instagram, cose che incredibili preti da social in maglietta sportiva aggressiva mai arriveranno, perché si travestono da altro. E l’abito fa il Lauro ma anche il monaco. Boomer già a 29 anni questi preti, nel sorriso di plastica da cammino sinodale e collo alzato, non quello orante e piegato dei santi da altare, ma orgoglioso come un Lauro di griffe vestito. Solo che Lauro e gli instagrammanti non si travesto d’altro, blasfemi secondo certa narrativa. A travestirsi d’altro sono altri, tra indebite scarpe da tennis e capello scompigliato affacciato su petto non nudo ma t-shirt da ong (si dovrà tornare su chi dopo i 30 anni, salvo negli orari lavorativi da operaio e minatore, si ostina a vestirsi da 25enne bamboccione fuoricorso, che fa molta assonanza col clerico-battesimato boomer per nulla coinvolgente).

Adesso in Italia sanno tutti come si fa il battesimo. Grazie a Lauro, con una performance che in musica al primo ascolto ti sembra la cover della sua antica Rolls Royce del Sanremo 2019. Al secondo mugugni. Al terzo ti pare davvero tutto un pezzo nuovo. Sempre con sto metaphysical bug.

Diceva però Papa Francesco nell’omelia di domenica 9 gennaio, Battesimo del Signore e battesimo di alcuni bambini in Sistina:

“Questa cerimonia è un po’ lunghetta… E se hanno fame, allattateli tranquillamente qui, davanti al Signore… E se gridano, lasciateli gridare, perché loro hanno uno spirito di comunità, diciamo uno ‘spirito di banda’, uno spirito d’insieme, e basta che uno incominci – perché tutti sono musicali – e subito viene l’orchestra”. Allattateli, fateli urlare. Socializzate. Non hanno ascoltato Lauro, neppure studiato un saggio di teologia sacramentaria.

Allora a che fare sotto gli affreschi di Michelangelo? “Questi bambini oggi vengono qui (…) con l’anima scalza a ricevere la giustificazione di Dio, la forza di Gesù, la forza di andare avanti nella vita. Vengono a ricevere l’identità cristiana. È questo, semplicemente. I vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi, genitori e padrini, dovete custodire questa identità. Questo è il vostro compito durante la vostra vita: custodire l’identità cristiana dei vostri figli. È un impegno di tutti i giorni: farli crescere con la luce che oggi riceveranno”.

Lauro non voleva performare da Sanremo una catechesi sul battesimo. E non lo fa. Del resto in contemporanea l’ha fornita con esattezza ed evidente riferimento il cardinal Ravasi. A De Marinis bastava la certezza dello sguardo di sua madre e del suo stupito ricambio quando era bambino. Al netto di qualche sfioramento, gli è sfuggita precisa pure la catechesi.

Chissà se della stessa certezza del compito di madre e padre, indicati da Francesco, ne sono consapevoli i giudicanti di un presunto blasfemo; un giovanotto da Instagram come Lauro che della scena dell’acqua si è bene accorto prima e durante l’Ariston. Come 14milioni di italiani.

Back To Top