Nicola Gratteri ce l’ha dunque fatta a conquistare dalla sua Calabria la Procura di Napoli, la più popolosa d’Italia, pur avendo dovuto subire sulle prime pagine dei giornali, almeno di quei pochi che ve lo hanno messo, il sorpasso di Mario Draghi. Che senza cambiare mestiere, per carità, si è conquistata la fiducia della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, come consulente per la competitività dell’Unione. Vasto programma, avrebbe detto la buonanima di Charles De Gaulle senza scomporre però l’interessato, che di missioni difficili ne ha collezionate abbastanza nel suo Paese e altrove, facendo una brutta figura solo agli occhi di Marco Travaglio. Che lo liquidò da presidente del Consiglio come un “incompetente di tutto, fuorchè di banche”.
I numerosi giornali che hanno ignorato Gratteri in prima pagina – da Repubblica alla Stampa, dal Messaggero al Giornale, da Libero al Foglio, dal Secolo XIX ad Avvenire, da Domani al Riformista, il cui direttore editoriale Matteo Renzi aveva pur cercato di portarselo al governo come ministro della Giustizia, bloccato però dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – lo hanno fatto un po’ per imbarazzo e un po’ per il carattere ormai scontato dell’esito della corsa alla Procura partenopea. Dove Gratteri è arrivato col voto di 19 consiglieri superiori della magistratura contro i 13 per la quasi reggente Rosa Volpe e i 5 per Giuseppe Amato, figlio del compianto Nicolò. Consiglio Superiore “spaccato”, hanno titolato o scritto alcuni, ma spaccato fino ad un certo punto.
L’imbarazzo – dicevo – è stato quello dei giornali sorpresi o infastiditi dal colore assunto dalla maggioranza che ha promosso Gratteri: decisamente di centrodestra, declassata sul Dubbio da Tiziana Majolo come prodotta da “correnti e palazzi”. Quella che invece Gratteri avrebbe meritato secondo il suo personale estimatore Travaglio – sì, sempre lui, il direttore del Fatto Quotidiano – sarebbe stata di sinistra, esclusiva e maggioritaria. “La fu sinistra”, ha commentato e titolato col suo editoriale l’ammiratore del procuratore, soddisfatto solo di non essere stato tradito dai grillini, unitisi alla destra nella votazione.
“E’ probabile – si è inoltre consolato Travaglio – che le destre che hanno votato se ne pentiranno presto, non appena Gratteri si insedierà a Napoli, farà lavorare i suoi pm a pieno ritmo, come ha fatto a Catanzano, e riprenderà a dire la sua sulle intercettazioni, o delitti contro la pubblica amministrazione, la separazione delle carriere, bavagli a pm e ai cronisti”. Lavorare, ripeto. a pieno ritmo: mica come quei fannulloni e svogliati colleghi lamentati da Gratteri rimediando proteste e invocazioni al “rispetto”, peggio di quanto non avessero fatto a suo tempo i sindacalisti delle toghe criticati dall’attuale guardasigilli Carlo Nordio quando faceva il procuratore a Venezia fra un editoriale e l’altro per i giornali che si onoravano della sua collaborazione.