Al di là di quella che è stata definita una piccola incomprensione subito superata tra lui e il premier Giorgia Meloni sulla tassazione degli extraprofitti delle banche, la leadership di Forza Italia di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, troppo frettolosamente liquidata come precaria e di transizione, mostra una sua solidità. In vista della sua nuova candidatura al congresso prima delle Europee.
Più Matteo Renzi (ora abbandonato da Elena Bonetti per Carlo Calenda) si attiva e celebra anzitempo il funerale politico di Fi, più paragona il segretario azzurro a un campione di calcio che non fece la stessa riuscita di Batistuta, “fuoriclasse assoluto come Silvio Berlusconi”, più dichiara di voler prendere voti agli azzurri – rischiando però il risultato inverso di compattarli ancora di più insieme con l’elettorato – Tajani procede con passo sempre più ben piantato per terra. Con l’obiettivo di dare risposte concrete e tranquilizzanti a quell’elettorato del centro del centrodestra cosiddetto “moderato” che non ama risse e estremismi a base di libri divisivi alla Vannacci sul quale il leader di Fi ha mantenuto molta prudenza, dicendo in sostanza che sarebbe bene che un generale dell’esercito ancora con la divisa non facesse l’opinionista. Cosa sulla quale invece Meloni finora ha taciuto.
Certamente, si dirà, è già intervenuto duramente il ministro della Difesa Guido Crosetto di FdI, ma il presidente del partito è Meloni che è anche il premier. Facile immaginare che FdI tema il pressing che si è fatto sul libro da forze alla sua destra come il nuovo movimento di Gianni Alemanno o certe avance verso il generale fatte dalla Lega, seppur la Lega non può essere definita di destra, avance però che sembrano già state smorzate dal leader Matteo Salvini, vicepremier e ministro Infrastrutture-Trasporti, che non ha mai parlato di candidature di Vannacci alle Europee.
Ad ogni modo è chiaro che FdI per il ruolo di forza principale che esprime il premier ha un ruolo istituzionale che rischia di lasciar scoperti altri spazi alla destra o con maggior libertà di movimento come la Lega. In tutto questo, Tajani, che oggi concluderà la kermesse dei giovani azzurri a Gaeta, occupa già da ora un ruolo di centro, “moderato e liberale”, come dice il ministro dell’Università Annamaria Bernini. E Maurizio Gasparri, big azzurro e vicepresidente del Senato, assicura:”D’accordo con tutte le misure del governo, ma noi ribadiamo la nostra identità”. Che significa anche misure liberali come, aveva accennato Tajani, anche alcune privatizzazioni, riduzione del cuneo fiscale e delle tasse.
Ma al di là degli annunci, ieri a Gaeta ha mandato un messaggio anche la ex compagna del Cavaliere, Marta Fascina, deputata azzurra, in ricordo di Berlusconi. “La cui casa noi siamo chiamati a custodire”, ha detto Tajani. Insomma, stop a tutti i gossip su dissensi interni che hanno riempito i retroscena dei giornali. Fi fa quadrato, in vista delle Europee. A Meloni giorni fa è stato chiesto se fosse preoccupata dai dissensi tra i due vicepremier come sulla privatizzazione dei porti, e come anche però se il premier stesso non facesse parte della partita Europee.
Logicamente Meloni ha risposto che essendoci il proporzionale ognuno accentuerà la sua peculiarità. Ma, intanto, FI data “per defunta troppo presto”, come ha detto Tajani, nel sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri da “Il Corriere della sera” Fi ha ripreso a crescere attestandosi verso il 7 (6,6), anche se FdI veleggia verso il 30. La Lega, che domenica celebra la sua festa di Pontida, dove a “Il Giornale” Salvini annuncia di portare Marine Le Pen sul palco, resta più o meno invariata a oltre l’8 per cento. Va un po’ giù però il consenso per il governo.
In tutto questo Fi, attesa alla prova più difficile, dopo la morte di Berlusconi, però sembra reggere e occupare quello spazio di centro, che la Lega per coprire l’area di destra di Fdi rischia a sua volta di lasciare scoperto. E comunque con la mossa di invitare a Pontida la Le Pen Salvini di fatto più che a Tajani sembra mandare indirettamente un messaggio a FdI: la Lega occupa l’area di destra lasciata scoperta dal partito del premier. Intanto, gara al centro, quel centro cui Renzi agogna.
Tant’è che si chiama “Il centro” la lista con cui correrà alle Europee. E ora che il fuoco di sbarramento di Fi e Lega ha posto fine all’ipotesi di abbassare la soglia dal 4 al 3, per le formazioni più piccole come Iv sarà più dura. Fino ad alimentare sospetti su retroscena di giornali come “La Repubblica” che Iv e Fi alla fine potrebbero unire le forze contro una eccessiva egemonia di Fdi. Ipotesi però che suonano da fantapolitica dal momento che Tajani su Renzi è stato più che chiaro: “Generali non ne vogliamo”. Che Tajani sia un osso duro, da non sottovalutare lo scrivemmo in solitaria per primi su Startmag, dopo la sua elezione a metà luglio a Roma, al Parco dei Principi. E questo, nonostante Fi ora, dopo la cessione del “Giornale” da parte di Paolo Berlusconi agli Angelucci, rischi di non avere più la stessa rilevanza di prima sulla carta stampata d’area di centro del centrodestra, a differenza di FdI del premier, innanzitutto, e in parte della Lega.
Resta la curiosità su a chi alludesse nel suo editoriale d’esordio il nuovo direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti quando ha promesso che farà la guardia alle opposizioni ma anche a eventuali tradimenti interni. Cosa suonata un po’ curiosa.