Al termine di una conferenza stampa a tratti irrituale, convulsa, dove a un certo punto ci sono più giornalisti insieme che contemporaneamente fanno domande al premier o ribattono alle sue dichiarazioni – richiamati per questo più volte a “un atteggiamento professionale” dal nuovo capo ufficio stampa di Palazzo Chigi, Mario Sechi, professionista di solida esperienza – è Giorgia Meloni a dare la risposta chiave che è un atto di accusa alle responsabilità politiche accumulatesi negli anni, all’origine di tragedie come quella di Cutro.
“Perché si è arrivati a questo punto? Perché, a mio parere, è mancata la volontà politica di fermare il traffico di criminali che speculano sulla pelle della disperazione, criminali che si fanno pagare fino a 9000 euro per viaggi come questi”.
Per questo la risposta concreta è un decreto che alza la pena per i trafficanti fino a 30 anni, il reato “universale” va perseguito anche in acque al di fuori dell’Italia, ma al tempo stesso si ripristinano i flussi per gli immigrati regolari, si rendono più facili le espulsioni e si limitano le forme di protezione speciale.
È la linea che il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, ricordando che il 2019 (lui era titolare dell’Interno, ndr) è stato “l’unico anno in cui c’è stato il minor numero di morti e dispersi”, riassume così: più diritti per chi ne ha diritto, stretta di vite per i trafficanti, “questo decreto tutto il governo lo ha approvato all’unanimità, tutto il governo lo ha condiviso virgola per virgola”.
Un provvedimento in cui Meloni ricorda che sono state accolte misure dei decreti sicurezza di Salvini. A smentire con i fatti quelle che Meloni definisce “ricostruzioni fantasiose” dei giornali su presunte contrapposizioni nell’esecutivo, il governo si presenta compatto, nel pomeriggio di ieri, a Cutro.
Contestazioni, ma anche applausi al premier che scopre una targa in ricordo delle vittime della tragedia. Nella sala del Comune, si tiene il consiglio dei ministri sull’immigrazione. Meloni, con accanto Salvini, l’altro vicepremier Antonio Tajani, ministro degli Esteri, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il titolare della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, non gioca in difesa. Ma va all’attacco, mettendo al centro la battaglia contro la tratta di esseri umani all’origine della tragedia di Cutro, blinda di nuovo e difende a spada tratta Piantedosi, nel mirino del processo mediatico e politico della sinistra.
Meloni conferma che il governo non poteva fare di più, rilancia e si indigna “alla sola idea di chi pensa che potevamo fare qualcosa e ci siamo girati dall’altra parte o peggio che c’è stata la volontà di non farla. Questo è molto grave”. Il premier fa riferimento a quanto detto da Piantedosi in parlamento e va all’origine del problema da lei subito posto alla presidente Ue, Ursula von der Leyen che le ha positivamente risposto: impegno della Ue, perché se l’Italia non viene aiutata “sugli ingressi primari, come può fare di più per il problema dei flussi secondari?”. Meloni ricorda poi il forte sostegno economico dato alla Turchia per bloccare la rotta dei Balcani e ricorda che se quelle stesse risorse fossero date anche alla Tunisia, si aiuterebbe a risolvere nel Mediterraneo il problema delle migliaia di tunisini che lasciano il loro Paese.
Per cui la svolta Ue, dice il premier, “è nei documenti, ora attendiamo fatti e risorse”. È Tajani a soffermarsi sulla necessità di un piano Marshall per l’Africa, del coinvolgimento della Ue e dell’Onu. Tajani ricorda anche l’impegno dell’Italia, “ogni missione internazionale sul tema epocale dell’immigrazione”, dalla zona dei Balcani alle aree dell’Africa.
Silvio Berlusconi con una nota da Arcore commenta positivamente il provvedimento del governo: “Va nella giusta direzione. La linea che ha sempre avuto Forza Italia è quella dell’umanità unita alla fermezza”. Nel solco della politica che perseguì da premier, “azzerando gli arrivi”. “È stato un gesto di grande attenzione per la nostra terra”, saluta la visita del premier e dei ministri Roberto Occhiuto, il governatore azzurro della Calabria.