Ai 90 minuti con Joe Biden alla Casa Bianca nella visita della premier italiana Giorgia Meloni negli Stati Uniti si sono aggiunti i 120 minuti col centenario, e ormai leggendario, Henry Kissinger nell’ambasciata italiana. Che la presidente del Consiglio ha voluto ringraziare anche con una nota di Palazzo Chigi definendolo “una delle menti più lucide” e “punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia” americana.
L’ex Segretario di Stato degli Stati Uniti e consigliere per la sicurezza di vari presidenti, reduce peraltro da una visita privata a Pechino che ha attirato l’attenzione della stampa internazionale, non ha dedicato per caso tanto del suo tempo alla premier italiana. Della quale ha evidentemente apprezzato la linea di politica estera adottata a Palazzo Chigi, ma già avvertibile negli ultimi tempi della sua pur formale opposizione al governo precedente di Mario Draghi. Che fu sostenuto apertamente dalla destra italiana, per esempio, sull’aiuto militare all’Ucraina aggredita dalla Russia di Putin man mano che se ne distaccava il Movimento 5 Stelle presieduto da Giuseppe Conte, sino a provocare la scissione del partito da parte dell’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
IL VOLO DI MELONI, ANCHE NEI SONDAGGI
Il volo della Meloni negli Stati Uniti, coinciso peraltro con quello attribuito al suo partito dall’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, che gli ha attribuito oltre il 30 per cento dei voti, contro il 19,3 del Pd di Elly Schelin e il 16,3 del movimento grillino, ha procurato alla premier appezzamenti anche da parte di uno come Pier Ferdinando Casini. Che da cofondatore del centrodestra col compianto Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi, se ne distaccò a suo tempo avvertendolo troppo di destra. Ed è ora un senatore indipendente eletto sistematicamente nel Pd. “Giorgia è tornata sulla Terra”, ha detto Casini in una intervista ad Avvenire, il giornale dei vescovi italiani peraltro ben poco o per niente d’accordo con la politica estera del governo, considerandola troppo appiattita sugli Stati Uniti nella guerra in Ucraina.
L’UNITÀ, IL FATTO E IL SOVRANISMO
Ancora più decisamente contrari alla svolta della Meloni sono l’Unità di Piero Sansonetti, orgogliosa di essere stata fondata da Antonio Gramsci, e Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio. “Ma il famoso interesse nazionale?” ha chiesto l’Unità quasi rimpiangendo il “sovranismo” della destra. “Meloni l’ha venduto a Biden”, ha risposto. Il Fatto ha persino parlato, diciamo così, con la voce e l’immagine di Gianni Alemanno, deriso ai tempi del Campidoglio anche come spalatore di neve nella città imbiancata e paralizzata. “Giorgia ormai è supina agli Usa e al liberismo”, ha detto al quotidiano di Travaglio l’ex sindaco di Roma e leader della cosiddetta “destra sociale”. Ne è passata di acqua sotto i ponti del Tevere dal 1993, quando Berlusconi sdoganò l’ancora Movimento Sociale annunciando l’appoggio alla corsa capitolina di Gianfranco Fini, ugualmente sconfitto da Francesco Rutelli.