Caro direttore,
la presidente Giorgia Meloni ha ragione: “La politica estera non si fa coi ricevimenti e con le photo opportunity“.
Mi riferisco alle critiche di Matteo Renzi e del suo Riformista, che oggi apre con un titolo che più strillato di così non si può: Giorgia Meloni snobba Biden per una pizza a New York. Invece di partecipare al ricevimento organizzato da Joe Biden al Metropolitan dopo l’assemblea generale delle Nazioni Unite, la presidente – così leggo su pressoché tutta la stampa italiana, per qualche motivo interessatissima a questo genere di frivolezze – avrebbe preferito mangiarsi una pizza al ristorante Ribalta assieme alla figlia.
Secondo Renzi, quel ricevimento era importante perché durante questi incontri informali “si stabiliscono relazioni e se vuoi giocare un ruolo lo giochi facendo alleanze e non andando in pizzeria”. Quindi Meloni “doveva rinviare la pizza con la figlia” perché “se vuoi fare un Piano Mattei serio parli con tutti e al ricevimento del presidente USA ci vai”.
C’è dell’ingenuità in questa idea della politica estera come un affare personale tra capi di stato o di governo che devono entrare in sintonia, mangiare insieme, stringersi le mani, darsi pacche sulle spalle. Perché poi arrivano le elezioni, cambiano i presidenti e ogni volta si deve ripartire daccapo. La politica estera, piuttosto, è fatta – o quantomeno dovrebbe – di relazioni profonde e di legami stabili che sopravvivono al succedersi dei governi e dei leader.
Ma prendiamo per buona la visione di Renzi, anche perché mi pare essere piuttosto diffusa tra i nostri rappresentanti.
Il punto è un altro, infatti. La sovrapposizione tra la famigerata pizza e il ricevimento di Biden non c’è proprio stata e quindi la polemica ha ancora meno senso. Come ha spiegato Meloni secondo una ricostruzione del Corriere della sera, “la cena degli americani era alle 19 di New York e io in pizzeria ci sono andata alle 21, dopo dodici ore di lavoro al Palazzo di Vetro, dopo aver saltato il pranzo per i tanti bilaterali e quando il ricevimento di Biden era finito”, si legge sul Corriere della sera.
Renzi fa opposizione. Un’opposizione discutibile nel contenuto, a mio avviso, ma lo stratega di Italia Viva (o di se stesso?) è lui: se questo genere di polemiche gli porterà consensi, vorrà dire che avrà fatto bene e che io non sarei mai potuto diventare presidente del Consiglio.
Ciò che di tutta questa vicenda mi fa veramente sorridere – anzi, sghignazzare – sono i giornali più realisti del re, che hanno elaborato salivose difese retoriche di Meloni solo per venire smentiti… dalla stessa Meloni. La politica estera non è un affare personalistico, dicevo, ma un certo giornalismo sì.
Alludo in particolare a Formiche e a uno smielato articolo in difesa della “normalità” di Meloni e di quella pizza “tarata su un’esigenza familiare”; addirittura “una legittima decisione presa da chi ha preferito un momento tranquillo rispetto al tappeto rosso di ricevimenti e cotillon”. Secondo Formiche di Paolo Messa, “andrebbe elogiato, piaccia o meno il premier, il tentativo di essere normale anche in presenza di un ruolo davvero eccezionale”.
Peccato che alle 21, quando Meloni si è seduta al ristorante per ordinare la pizza, la serata di Biden al Metropolitan era già finita.
Slurp!
Buona cena e buona lisciata.
Cordiali saluti,
Francis Walsingham