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Economia Giappone

Perché il Giappone vuole alzare lo stipendio minimo?

L'aumento dell'inflazione ha indotto il governo del Giappone a presentare una proposta per l'aumento dello stipendio minimo. Tutti i dettagli.

Pur essendo uno dei paesi più ricchi al mondo, in Giappone gli stipendi sono piuttosto bassi. Nel 2021 il salario medio nel paese era di 40.949 dollari, l’undicesimo più basso tra i trentotto membri dell’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).

L’AUMENTO DELL’INFLAZIONE E L’ANNUNCIO DEL GOVERNO

L’aumento dell’inflazione nel mondo sta però facendo salire i prezzi al consumo anche in Giappone. Come riporta Quartz, ci sono pressioni sulle aziende affinché alzino gli stipendi dei dipendenti per adeguarli al costo della vita più alto. Il governo ha rilasciato una proposta per aumentare lo stipendio minimo medio del 3,3 per cento (un tasso record) per l’anno fiscale che terminerà a marzo 2023: la decisione sembra anticipare una svolta rispetto alla storica stagnazione dei salari.

“NUOVO CAPITALISMO”

Prima dell’annuncio governativo, il vicecapo segretario di gabinetto Seiji Kihara ha dichiarato che “l’aumento del salario minimo è importante per investire nelle persone. Spero che venga aumentato a un tasso adeguato all’era del nuovo capitalismo”. “Nuovo capitalismo” è una delle parole d’ordine del primo ministro Fumio Kishida, che consiste in una politica di spesa espansiva e in maggiore attenzione al tema della redistribuzione delle ricchezze.

COSA PREVEDE IL PIANO DEL GIAPPONE SULLO STIPENDIO MINIMO

Il piano del governo prevede un aumento dello stipendio minimo di 961 yen (circa 7,3 dollari) all’ora; il tasso orario attuale è di 930 yen (poco più di 7 dollari). Per fare un paragone, negli Stati Uniti il salario minimo previsto dalla legge federale è di 7,25 dollari l’ora, benché alcuni stati abbiano istituito cifre più alte.

Il primato mondiale per lo stipendio minimo più alto spetta all’Australia, con 14,88 dollari l’ora.

PERCHÉ IN GIAPPONE GLI STIPENDI SONO BASSI?

Ad aver contributo in maniera rilevante alla stagnazione dei salari in Giappone è stata la situazione di deflazione cronica del paese (abbassamento dei prezzi per via della domanda debole): i consumatori giapponesi – spiega sempre Quartz – sono talmente abituati ai prezzi bassi che le aziende, per paura di perdere acquirenti, non alzano il valore di vendita dei loro prodotti e cercano di compensare l’impatto sui ricavi risparmiando sul costo del lavoro.

Parallelamente, per ragioni culturali, i lavoratori giapponesi sono talmente attaccati al loro impiego che accettano gli stipendi bassi in cambio del mantenimento della stabilità occupazionale. Lo scarso dinamismo del mercato del lavoro, dunque, non favorisce l’aumento dei salari.

L’INFLAZIONE È NEGATIVA O POSITIVA?

L’aumento del costo della vita in Giappone verrà accusato principalmente dagli abitanti a più basso reddito, e potrebbe mettere a rischio la ripresa economica dalla crisi del coronavirus. D’altro canto, è anche possibile che l’inflazione finisca per rappresentare quella “spinta” di cui il paese aveva bisogno per alzare finalmente gli stipendi e superare il quadro deflazionistico.

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