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Germania

Germania, tutti i subbugli su Lufthansa, Volkswagen e Länder (pro aperture)

Che cosa succede in Germania non solo sui dossier Lufthansa (salvataggio) e Volkswagen (sentenza dieselgate pro clienti) ma anche sulle riaperture (con la Turingia governata dalla Linke anti costrizioni). Il Punto di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

È curioso che, in Germania, il primo presidente di regione a voler farla finita con qualsiasi regola restrittiva per il coronavirus non sia un turbo-liberista ansioso di rimettere in marcia economia e affari, ma l’unico Ministerpräsident della Linke, il partito erede della vecchia tradizione comunista. Bodo Ramelow vuole che la sua Turingia si metta alle spalle gran parte delle costrizioni fin qui adottate per contenere i contagi, a partire dal distanziamento sociale per finire all’obbligo di indossare mascherine, a partire dal 6 giugno. Si deve passare dalle prescrizioni alla responsabilizzazione dei cittadini, ha detto Ramelow, che in settimana affiderà al parlamento regionale un piano che prevede in cambio dell’abolizione delle regole restrittive per l’intera regione l’adozione di un pacchetto di misure che preveda interventi locali in caso di nuovi focolai.

L’azione unilaterale della Turingia costituirebbe un nuovo strappo per il faticoso tentativo di mantenere un indirizzo il più possibile unitario tra i Länder nelle misure di contrasto del contagio. Infatti non sono mancate le critiche, sia da parte delle autorità sanitarie e da politici nazionali, che da alcuni presidenti di altre regioni, come la confinante Baviera, che giudica pericolosa la fuga in avanti di Ramelow. Ma anche sostegno e voglia di emulazione, come ha mostrato il presidente conservatore della Sassonia, che ha dichiarato esplicitamente di volersi accodare alla “rossa” Turingia. Il conflitto federalista si è dunque riaperto in maniera eclatante, ammesso che fosse mai stato sopito.

CONTAGI SOTTO CONTROLLO MA SCOPPIANO FOCOLAI

L’andamento dei contagi in Germania continua ad essere sotto controllo e in discesa. Il Koch Institut ha comunicato ieri 289 nuove infezioni e 10 morti, per un totale rispettivamente di 178.570 contagi e 8.257 decessi dall’inizio della pandemia. Al momento, in tutta la Germania, si contano 9.100 casi attivi. Il famoso tasso di contagio che l’istituto fornisce ormai su base settimanale è leggermente salito da 0,89 a 0,94. Ma fanno notizia alcuni nuovi casi eclatanti, legati all’alleggerimento delle misure restrittive. Come quello scoppiato a Francoforte, dove 107 fedeli si sono contagiati durante una messa in una chiesa della comunità battista. O in Bassa Sassonia, dove la festa per la riapertura di un ristorante nella cittadina di Leer è costato il contagio a 18 persone e una nuova quarantena a 118.

Restano in allarme rosso alcuni ambienti sensibili: i macelli (un nuovo focolaio è scoppiato questa volta in Olanda, vicino al confine con la Germania), le case di riposo e, da ultimo, i centri di accoglienza dei rifugiati, dove molti lamentano la difficoltà di poter rispettare le norme igieniche di base e quelle sulla distanza.

RIAPRONO GLI ALBERGHI

Ma nel processo di allentamento delle restrizioni le iniziative autonome dei vari Länder sono ormai la regola. A Berlino, in Brandeburgo e nel Meclenburgo riaprono da questa settimana alberghi e ostelli, seppure con l’obbligo di osservare rigide misure precauzionali di igiene. L’economia della capitale in particolare è molto dipendente dall’industria del turismo. La riapertura di negozi e ristoranti nei giorni precedenti non ha prodotto quella boccata d’ossigeno che gli stessi esercenti si auguravano: senza turisti si muove poco in città. Lo stesso vale per le regioni costiere del nord, sul Baltico e sul Mare del Nord, la cui attività è concentrata soprattutto nei mesi estivi: le limitazioni all’accoglienza restano un ostacolo, ma gli operatori del settore turistico sperano almeno di contenere i danni. Come in altre nazioni europee si punta molto sul turismo interno: nonostante i tentativi di aprire corridoi e allentare le restrizioni per i viaggi internazionali, molti osservatori ritengono che i movimenti resteranno ridotti. Il ministro dell’Economia Peter Altmaier si è però detto fiducioso che alla fine i tedeschi non saranno costretti a trascorrere le vacanze estive solo in Germania, a patto che ovunque vengano adottate misure di sicurezza comne la distanza e le norme igieniche per evitare la ripresa dei contagi.

PIL PRIMO TRIMESTRE -2,2%, GERMANIA IN RECESSIONE

A prendere sempre più spazio nel dibattito pubblico è però la conseguente crisi economica, i cui numeri iniziano a farsi visibili. L’ufficio statistico federale ha confermato le stime di un calo del Pil del 2,2% nel primo trimestre di quest’anno rispetto agli ultimi tre mesi del 2019, quando il dato era stato -0,1%: la Germania è ufficialmente in recessione. Il calo rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno è di 1,9%. Le misure restrittive adottate da marzo, mese in cui il virus si è diffuso in Europa, hanno quasi paralizzato l’economia: produzione al rallentatore, crollo delle esportazioni e paralisi dei consumi. Sempre secondo i dati dell’ufficio federale, si tratta del calo più vistoso dal 2009, l’anno della crisi finanziaria globale.

DA SAGGI E IFO PRIMI SEGNALI DI OTTIMISMO

Gli economisti consiglieri del governo (i cosiddetti saggi dell’economia) elaboreranno fra un mese le loro stime sul Pil del 2020. La lenta ripresa innescatasi da maggio lascia sperare che il calo previsto possa non essere troppo più alto di quel -5,5% stimato qualche settimana fa. C’è tuttavia un leggero ottimismo fra i saggi che la stima del calo possa restare a una cifra (esperti di Deutsche Bank avevano azzardato in un loro rapporto anche un crollo del 14%), giacché a loro dire il vasto programma di aiuti varato dal governo sta mostrando i suoi effetti.

Anche l’Ifo di Monaco torna a fornire qualche numero positivo. L’indice del clima delle imprese, uno dei principali indicatori del morale degli imprenditori, è in leggera ripresa dopo il tonfo più pesante di tutti i tempi registrato ad aprile, e in un mese è salito da 74,2 a 79,5 punti. L’umore degli imprenditori si è un po’ ripreso, ha detto il presidente dell’Ifo Clemens Fuest, almeno per quel che riguarda lo sguardo al futuro. C’è una forte discrepanza fra la valutazione che essi fanno dello stato presente, addirittura peggiorato rispetto ad aprile, e quella sulle prospettive, che oggi appaiono meno cupe. Non tanto nell’industria, quanto nei servizi e nel commercio, dove le prime misure di alleggerimento lasciano sperare in una ripresa delle attività.

CONSUMATORI MOLTO PRUDENTI

Per ora tuttavia dal fronte del consumo non ci sono notizie incoraggianti. Uno studio dell’istituto di ricerca di mercato GfK prevede che la voglia di shopping dei tedeschi resterà a lungo piuttosto compressa. C’è preoccupazione per il lavoro e i salari, per molti lavoratori gli aiuti del governo non potranno durare a lungo, per larghi settori del precariato o del lavoro autonomo le prospettive sono anche peggiori. La maggioranza degli interpellati dal sondaggio di GfK ha confessato di aver prorogato acquisti importanti, molti di loro hanno già messo in conto di rinunciare ai viaggi nelle prossime ferie.

LUFTHANSA, L’AUTO E LA MAZZATA SU VOLKSWAGEN

Sul fronte industriale le notizie di giornata riguardano un prolungamento di tempi per l’accordo governo-Lufthansa sul piano di salvataggio di 9 miliardi di euro, dovuto alla revisione di alcuni aspetti del pacchetto voluta da Bruxelles. Ma si è comunque in dirittura d’arrivo. Tempi più lunghi per gli aiuti al settore automobilistico. Uno dei punti controversi è sempre l’ipotesi di bonus e incentivi per l’acquisto di nuove auto, che il gruppo dei saggi sconsiglia e che invece le case costruttrici vorrebbero. Secondo indiscrezioni di stampa, il governo sarebbe propenso a concederlo, ma i partiti di opposizione (soprattutto i verdi) vorrebbero condizionarlo all’acquisto di auto ecologiche. Se ne discuterà ancora. Nel frattempo proprio questa mattina, con una sentenza nell’ambito del dieselgate, la Cassazione ha condannato Volkswagen al risarcimento ai clienti che intendessero restituire la propria auto dotata dei software illegali con i quali venivano truccati i dati delle emissioni. Gli importi dipenderanno dai chilometri percorsi. La sentenza costituisce un precedente per tutti i possessori delle auto coinvolte che hanno fatto causa all’industria di Wolfsburg: secondo la Süddeutsche Zeitung sono ancora 60 mila le cause pendenti. E altre ancora riguardano altre case automobilistiche coinvolte in misura minore, come Daimler, conclude il quotidiano di Monaco. Dunque una sentenza che aggrava la situazione di un settore decisivo dell’economia tedesca, già alle prese con sfide di trasformazione epocale e infine colpito in maniera pesante dalle conseguenze della pandemia.

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