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Germania

In Germania i sondaggi bocciano il governo Scholz

I numeri del gradimento del governo di Olaf Scholz sono pessimi: ecco perché. L'articolo di Pierluigi Mennitti da Berlino.

 

Se si votasse domenica prossima il governo tedesco non avrebbe più la maggioranza. Non è certo inusuale che una coalizione perda consenso dovendo governare, specialmente in tempi straordinariamente difficili come quelli attuali in cui la Germania è stata investita in pieno e a fondo dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Eppure nel momento in cui la squadra di Olaf Scholz doppia la boa del primo anno di attività, i numeri sono troppo brutti per esser veri.

Se si andasse al voto in piene vacanze natalizia, infatti, primo partito con un rassicurante distacco tornerebbe a essere la Cdu, supportata dalla consorella bavarese Csu. Una ripresa più per demerito altrui che per meriti propri, dal momento che la cura di Friedrich Merz non sembra per ora incidere troppo, almeno per quel che si ricava dai giudizi degli interpellati. La Germania appare ancora orfana di Angela Merkel, nonostante i giudizi sul suo operato siano oggi più critici, proprio a seguito delle conseguenze della guerra russa in Ucraina. Resta però la sensazione di un vuoto non colmato, di presenza e di personalità: secondo un diverso sondaggio di qualche settimana fa, la maggioranza dei tedeschi boccia infatti la leadership di Scholz e rimpiange l’ex cancelliera.

Sui numeri dei singoli partiti i vari istituti demoscopici sono concordi sulle tendenze, pur con qualche differenziazione di decimali. Gli aggiornamenti al mese di dicembre indicano Cdu e Csu tra il 28 e il 30%, quest’ultima soglia psicologica molto importante per un partito di massa e l’Spd del cancelliere in carica tra il 18 e il 20%. Dieci punti di distacco e, soprattutto, rispetto al voto del settembre 2021 fra i 4 e i 6 in più per i conservatori e tra i 6 e gli 8 in meno per i socialdemocratici.

Nel mezzo sono tornati i Verdi, a testimonianza che non tutti i partiti della maggioranza sono in caduta libera e che un certo rimescolamento è avvenuto all’interno della coalizione. I Grünen ondeggiano tra il 20 e il 22%, dai 5 ai 7 punti in più rispetto al giorno del voto e sono tornati a guidare la cordata dei partiti di sinistra. A dispetto di qualche frizione interna con la componente minoritaria ma sempre agguerrita degli ecologisti puri e duri, la linea pragmatica seguita dai suoi ministri, interpretata principalmente dai titolari di Esteri ed Economia Annalena Baerbock e Robert Habeck, risulta vincente e rassicurante anche nell’elettorato non tradizionalmente verde. E infatti sono loro i due ministri più amati del governo. Non era scontato. Baerbock, sul fronte diplomatico, sta dando credibilità alla svolta epocale in politica estera tedesca annunciata da Scholz all’indomani dell’invasione russa in Ucraina. Habeck è alle prese con il complesso e convulso rimescolamento della politica di sicurezza energetica della Germania. Così il cancelliere è scivolato al terzo posto della graduatoria, nella quale per trovare un esponente di quel partito di opposizione che gli elettori sembrerebbero invece premiare bisogna arrivare alla sesta e settima casella, dove si trovano il bavarese Markus Söder e il successore di Merkel Friedrich Merz.

Il quadro offerto dai sondaggi è dunque contraddittorio. Anche sul tema ormai da mesi al centro del dibattito pubblico – l’energia – i giudizi dei cittadini non sono drastici nei confronti dell’operato del governo. La stragrande maggioranza (67%) ritiene che siano stati scongiurati pericoli di difficoltà di approvvigionamento energetico per questo inverno (contro l’opinione contraria del 29%) e il 73% è certo che non vi sarà alcun blackout. Insomma, nonostante il blocco del gas russo, il governo è riuscito a trovare alternative per sostituirlo adeguatamente.

Le cose cambiano quando si passa sul versante degli aiuti ai cittadini di fronte ai rincari energetici. E qui si scopre un paese inquieto, forse anche ingrato, visto che il governo ha gettato sul piatto un pacchetto da 200 miliardi di euro che sono costati più di qualche scontro con i partner europei. Nonostante questo, il 43% sostiene che il governo federale stia facendo troppo poco per alleviare l’onere dei cittadini di fronte all’ aumento dei prezzi, il 44% dice che è appena sufficiente e il 7% pensa che sia troppo. Naturalmente, le critiche al governo federale sono particolarmente accentuate tra i sostenitori di AfD (fa troppo poco: 71%) e della sinistra (59%). Tuttavia, con il concretizzarsi delle misure e con i primi aiuti che arrivano sui conti dei cittadini, l’insoddisfazione è in calo: alla fine di settembre, ancora il 64% di tutti gli intervistati era dell’opinione che il governo federale stesse facendo troppo poco per alleviare l’onere dei cittadini.

Resta ancora solido il consenso per il sostegno all’Ucraina, con una maggioranza sempre favorevole agli aiuti militari, anche se si attenua la disponibilità agli aiuti materiali ai rifugiati, specie nell’est del paese. Dove al contrario cresce una sorta di nostalgia per i perduti rapporti con la Russia di Putin che, saldandosi con le consuete maggiori insicurezze economiche, sta alimentando il ritorno del consenso per l’estrema destra di Afd, ora nei sondaggi di nuovo al 15%, livello che ricorda quello dei mesi più caldi della crisi dei migranti tra il 2015 e il 2016.

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