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Perché la Germania è in crisi profonda

Cosa succederà in Germania dopo la sfiducia al governo Scholz.

Non è solo Olaf Scholz ad aver perso la fiducia, in questo caso del parlamento. Ora che il cancelliere ha aperto la strada verso le elezioni anticipate, un percorso che ufficialmente sarà deciso nelle prossime ore dal presidente federale Frank-Walter Steinmeier, per l’intero mondo politico tedesco la questione è appunto come riconquistare la fiducia dei cittadini. Attorno a questo concetto si è combattuto in aula il primo vero scontro della campagna elettorale: la fiducia è il cuore della politica, ma oggi sta battendo in Germania più debole che mai. Mai i sondaggi hanno segnalato un così forte scollamento fra partiti e opinione pubblica.

Per la cronaca, il Bundestag ha sancito ufficialmente la fine della coalizione a semaforo negando la fiducia al cancelliere: 207 deputati hanno votato a favore, 394 contro e 116 si sono astenuti. Si andrà al voto anticipato, la data concordata fra i partiti è il 23 febbraio 2025. Le prime elezioni d’inverno, un inedito per la Bundesrepublik. Tecnicamente Steinmeier ha 21 giorni di tempo per decidere se essere d’accordo e indire nuove elezioni entro 60 giorni. Poiché nel Bundestag c’è un ampio consenso sulla necessità di anticipare le elezioni originariamente previste per il 28 settembre 2025, l’approvazione del presidente federale è considerata certa. Egli ha inoltre già segnalato di essere d’accordo con la data desiderata.

Ma ora la questione non riguarda più i numeri in Parlamento. La crisi politica è il riflesso di un malessere più profondo, peraltro accentuato dall’insicurezza prodotta da una delle più gravi crisi economiche dal dopoguerra. La fiducia dei cittadini nella politica, nei partiti e nelle istituzioni sta crollando, e il voto anticipato di febbraio sarà più di una semplice elezione: sarà un test cruciale per la tenuta della democrazia tedesca.

Scholz, solo il quarto cancelliere socialdemocratico della storia, ha difeso con grinta dentro il suo stesso partito il diritto a ricandidarsi. Come i suoi predecessori Willy Brandt, Helmut Schmidt e Gerhard Schröder, anche lui ha dovuto ricorrere alla questione di fiducia, ma, a differenza dei primi due e con un obiettivo diverso: non tanto consolidare il suo potere, quanto rimettere in gioco tutto per provare a riconquistarlo. Le sue possibilità di uscire trionfante dalle urne sembrano scarse, lui – che non è privo di un tocco di anseatica e caparbia presunzione – è però convinto di poter ripetere il miracolo del recupero che gli riuscì nel 2021. E in politica, come nello sport, la partita non è mai chiusa prima del fischio finale.

Le prossime settimane saranno il terreno di battaglia decisivo, e tutto è ancora in bilico. Scholz punta sulla sua esperienza e su un discorso diretto, riproponendo temi cari all’elettorato di sinistra come il salario minimo e le pensioni.

Dall’altra parte Friedrich Merz, il favorito candidato dell’Unione, cerca di affermarsi come alternativa solida ma deve ancora conquistare il cuore degli elettori, impresa non scontata per un leader che spesso appare freddo e distante. Nel dibattito parlamentare di ieri è apparso combattivo e sferzante, ha accusato Scholz di aver lasciato il Paese in una delle più grandi crisi economiche della storia del dopoguerra e di aver fallito a livello europeo. “Lei sta mettendo in imbarazzo la Germania”, ha detto, “il suo comportamento in Europea è stato vergognoso”. Ma appare sempre sul filo del rasoio, più avvezzo alle durezze di un confronto politico da anni Ottanta e poco attento alle accortezze (e a volte alle ipocrisie) del dibattito ai tempi del politically correct: per lui lo scivolone è sempre dietro l’angolo e Scholz punta su questo.

Nel frattempo, i Verdi di Robert Habeck e l’Fdp di Christian Lindner provano a ritagliarsi un ruolo di peso in questa campagna elettorale inedita, segnata da incertezze globali e divisioni interne.

Ma con i sondaggi che indicano un crescente scetticismo verso i partiti tradizionali e una disillusione diffusa, le elezioni non saranno sufficienti. La vera sfida non è solo su chi sarà il prossimo cancelliere, ma sulla capacità della politica di rispondere a una crisi di fiducia senza precedenti. Ciò che davvero conterà sarà quello che accadrà dopo.

In un’epoca in cui i fatti non bastano più, riconquistare la fiducia dei cittadini richiederà qualcosa di più: empatia, visione e capacità di ricostruire un legame emotivo tra politica e società. Perché, alla fine, la stabilità della democrazia (non solo tedesca) dipenderà proprio da questo.

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