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Germania

Tutte le piroette della Germania sugli aiuti all’industria

Il piano di aiuti della Germania alle industrie energivore, da 28 miliardi di euro al 2028, è una pessima notizia per la concorrenza europea. L'articolo di Sergio Giraldo.

La Germania fa un’altra piroetta e decreta un ingente piano di aiuti alle industrie tedesche per sostenerle nell’affrontare gli elevati costi energetici per i prossimi cinque anni. Il piano, che prevede aiuti per 12 miliardi di euro già nel 2024, avrà un ammontare complessivo di 28 miliardi di euro sino al 2028, attraverso un abbassamento al minimo delle tasse sull’energia ed altri aiuti. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nel presentare il pacchetto di aiuti, l’ha definito un’ottima notizia. Non c’è dubbio che lo sia, per le aziende tedesche. Un po’ meno per tutti gli altri.

Il governo di Berlino ha discusso molto nei mesi passati in merito a questo provvedimento, e i liberali hanno ottenuto che, in nome dello schwarze null (cioè del pareggio di bilancio) vi sia una contemporanea riduzione dell’indebitamento.

Già lo scorso anno il governo-semaforo guidato da Scholz aveva concesso fiumi di denaro a famiglie e imprese di Germania. Poi quest’estate erano stati annunciati altri 7 miliardi di aiuti alle imprese e un “tetto” ai costi energetici, valido sia per le famiglie che per le imprese tedesche. Evidentemente non basta.

COSA PREVEDE IL NUOVO PIANO DI AIUTI DELLA GERMANIA

Il nuovo piano di aiuti prevede non solo un abbassamento delle tasse sul consumo energetico, ma anche un incremento ed una estensione nel tempo degli aiuti specifici a 350 grandi aziende manifatturiere, considerate a rischio di delocalizzazione a causa degli alti costi energetici. Le tensioni sui prezzi del gas del 2022 hanno lasciato una ferita profonda nel tessuto produttivo tedesco, che ancora fa sentire i propri effetti.

“Stiamo riducendo radicalmente le tasse sull’elettricità, stabilizzando le tariffe di rete e continuando la compensazione dei prezzi dell’elettricità in modo che le aziende possano far fronte meglio ai costi energetici”, ha detto Olaf Scholz.

Il ministro dell’economia Robert Habeck si è detto soddisfatto per “aver trovato un percorso comune con il quale possiamo sostenere la competitività dell’industria, dalle piccole e medie imprese alle grandi aziende”.

L’OPPOSIZIONE DEI LIBERALI

Il piano di aiuti sarebbe stato “contrastato” dai liberali, in particolare dal ministro delle finanze Christian Lindner, che avrebbe imposto la disciplina di bilancio. “Con questa decisione, ci affidiamo a una soluzione basata sul mercato con tutti i suoi vantaggi”, ha affermato Lindner con una certa dose di faccia tosta, considerato che nel provvedimento annunciato del mercato non si vede neppure l’ombra.

La Camera dell’industria e del commercio tedesca (DIHK) pur esprimendo soddisfazione, mette le mani avanti e afferma in una nota che “è dubbio che il pacchetto sarà sufficiente a garantire prezzi competitivi dell’elettricità per l’intero comparto.”

LE IMPRESE TEDESCHE NON SONO SODDISFATTE

Anche l’Associazione imprenditoriale per le aziende energetiche, minerarie e chimiche, in una nota, si dice non completamente soddisfatta degli aiuti, “poiché le imprese tedesche ad alta intensità energetica sono in profonda crisi”.

Il che è vero, come confermano i dati sulla produzione industriale fotografati da Destatis, l’istituto statistico nazionale tedesco. A settembre la produzione industriale è calata del 1,4% rispetto ad agosto e del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2022. Ma dall’inizio del 2022, la produzione nelle industrie energivore tedesche è diminuita quasi ininterrottamente e si è poi sviluppata in modo assai più debole rispetto all’intero settore. Dal febbraio 2022 al luglio 2023, la produzione nelle industrie ad alta intensità energetica è diminuita del 16,7%. Nello stesso periodo la produzione industriale totale è diminuita solo del 2,8%. Un chiaro sintomo della difficoltà del settore.

A settembre, il calo della produzione degli energivori è stato di 8,5 punti percentuali rispetto allo stesso mese del 2022.

La mossa di Berlino avviene nelle more delle discussioni sulla riforma del patto di stabilità e viene annunciato il giorno dopo la decisione di prolungare sino al 31 marzo 2024 la sospensione del divieto di aiuti di stato.

TUTTI I PAESI EUROPEI SONO UGUALI, MA LA GERMANIA È PIÙ UGUALE DI TUTTI

Ciò che emerge dalla vicenda dei nuovi aiuti di stato che la Germania concede alle proprie aziende è la sostanziale irrilevanza dell’Unione europea allorché si tratta dell’economia tedesca. L’asimmetria tra chi può permettersi di allargare la borsa, e lo fa, e chi invece deve contrattare alla morte con Bruxelles per ottenere un decimale di deficit in più è grossolanamente evidente.

L’ipocrisia della “governance” europea risalta nettamente. Bruxelles è il cortile di casa della Germania, che fa e disfa a proprio piacimento: impone le regole ma pratica le eccezioni, mette limiti ma non li rispetta, detta la linea ma poi scantona. In questo quadro, c’è da chiedersi a cosa servano tante discussioni sulle regole, compresa quella sul nuovo (sic) patto di stabilità, se poi c’è chi fa come più gli aggrada. Evidentemente, tutti i paesi dell’Unione sono uguali, ma la Germania è più uguale di tutti.

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Produzione industriale tedesca (blu) e produzione industriale degli energivori tedeschi (rosso)

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