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Scholz

Come e perché l’economia tedesca non brilla

Che cosa succede davvero all'economia tedesca? L'approfondimento di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

Due notizie dal calderone dell’economia tedesca che riguardano le imprese e che evidenziano le contraddizioni di un momento certamente difficile, segnato dalla sentenza della Corte costituzionale tedesca sui bilanci 2023 e 2024 che ieri ha portato all’adozione da parte del governo del bilancio suppletivo per il 2023 prima del previsto.

La prima arriva da uno studio della compagnia di assicurazione crediti Allianz Trade, e rivela che nell’economia tedesca si registrano sempre più grandi fallimenti, quelli cioè che riguardano aziende con un fatturato annuo di almeno 50 milioni di euro. La seconda è basata su due fonti, un’indagine dell’Ufficio federale di statistica e l’AI Readiness Index di Cisco, e riguarda il rapporto fra imprese e innovazione, in particolare l’impiego dell’intelligenza artificiale, da cui si evince un ritardo dell’imprenditoria tedesca rispetto ai principali competitori globali.

UN 2023 RECORD PER I GRANDI FALLIMENTI

L’ultima grande insolvenza in area tedesca è notizia di questi giorni e riguarda il gruppo immobiliare Signa, di proprietà del magnate austriaco Rene Benko, la cui filiale tedesca Signa Real Estate Management Germany ha appena presentato istanza ufficiale di fallimento presso il tribunale distrettuale di Berlino Charlottenburg. Ma questa è solo la punta dell’iceberg.

“I grandi fallimenti si sono riaffacciati quest’anno e stanno sfiorando il livello più alto dal 2020”, ha affermato Maxime Lemerle, esperto di insolvenze di Allianz Trade e coordinatore dello studio. Con 45 casi nei primi nove mesi del 2023 non è infatti più tanto lontano il livello record del 2020, l’anno più pesante della pandemia. Per fare un confronto, tre anni fa furono registrati 58 grandi fallimenti nell’intero anno e 44 casi nel periodo comparabile dei primi nove mesi. Lo scorso anno furono solo 26 e nel 2021 solo 17.

Osservando i diversi comparti dell’economia, quest’anno si è registrato un numero particolarmente elevato di grandi fallimenti nei settori della vendita al dettaglio (di moda), degli ospedali e dell’ingegneria meccanica. Secondo lo studio di Allianz Trade, a settembre 2023 erano fallite in totale dodici grandi aziende tessili e di vendita al dettaglio di moda, oltre a sei cliniche. “Ciò corrisponde alla situazione descritta dall’Istituto ospedaliero tedesco (Dki)”, scrivono i ricercatori, “secondo cui due terzi delle cliniche tedesche descrivono attualmente la loro situazione finanziaria come scarsa o molto scarsa, soprattutto le cliniche di medie dimensioni”. Si sono verificati anche alcuni importanti fallimenti nel settore dell’ingegneria meccanica (cinque casi), dell’industria metallurgica (quattro) e dell’edilizia (tre).

Ma è il settore delle costruzioni ad aver registrato il maggior numero di fallimenti in tutte le dimensioni delle aziende, seguito dal commercio e dalle aziende del settore dei servizi. “Il settore del commercio al dettaglio ha registrato il più forte aumento del numero di casi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma anche il settore alberghiero sta mostrando segni di debolezza, anche prima dell’aumento dell’IVA”, osservano ancora gli autori dello studio.

E la situazione, anche per commercio e servizi, non è destinata a cambiare nelle prossime settimane. Milo Bogaerts, responsabile di Allianz Trade per l’area di lingua tedesca, prevede infatti un periodo difficile per i commercianti al dettaglio nella stagione natalizia alle porte. “Quest’anno è probabile che sotto l’albero di Natale finisca un numero significativamente inferiore di regali”, afferma Bogaerts, “i prezzi dei generi alimentari rimangono elevati nonostante il tasso di inflazione più basso, i consumatori stanno quindi risparmiando su tutte le altre spese, escono di meno, comprano meno vestiti e regali di Natale”.

Non è una buona notizia ovviamente anche per le imprese italiane dell’export, per le quali la Germania è tra i mercati di sbocco più importanti, ma lo stesso vale per le aziende tedesche se si guarda ai principali mercati del loro export, Paesi Bassi, Stati Uniti e Francia, anch’essi colpiti da ondate di fallimenti. “Le aziende tedesche devono quindi essere doppiamente vigili sugli imminenti effetti valanga”, concludono i ricercatori di Allianz Trade, “e prestare attenzione ai segnali di allarme tra i loro clienti”.

I RITARDI SULL’INNOVAZIONE DELLE IMPRESE TEDESCHE

Un’analisi dell’Ufficio federale di statistica di Wiesbaden (Destatis) e l’Indice sull’intelligenza artificiale di Cisco fanno luce invece sull’innovazione aziendale, in particolare sul rapporto fra aziende e tecnologia e l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei meccanismi di impresa. Lo studio di Destatis rivela che in Germania solo un’azienda su otto tra quelle con più di dieci dipendenti utilizza l’intelligenza artificiale. Le tecnologie vengono impiegate principalmente per la contabilità, il controllo o la gestione finanziaria, per la sicurezza informatica, per i processi di produzione o di servizio e per l’organizzazione dei processi amministrativi o di gestione aziendale.

L’intelligenza artificiale viene spesso utilizzata anche per automatizzare i processi di lavoro o per aiutare a prendere decisioni. Molte aziende utilizzano l’IA per analizzare il linguaggio scritto o per valutare i testi, anche se gli stessi manager lamentano l’assenza in azienda di informazioni e conoscenze sull’uso delle tecnologie di IA.

Più della metà dei dirigenti che non adottano ancora tali strumenti tecnologici (54%) è preoccupata per la compatibilità con i dispositivi esistenti o non ha chiare le conseguenze legali (51%). E tra quelle riluttanti all’innovazione, più di una azienda su cinque (22%) non ritiene sensato l’uso dell’IA nella propria area di attività.

Per un confronto internazionale viene in soccorso l’AI Readiness Index di Cisco appena pubblicato e basato su interviste a 8.000 aziende in 30 Paesi. Se in tutto il mondo il 14% delle aziende è pronto all’uso dell’intelligenza artificiale, in Germania la quota è del 7%. Tutti gli investitori sono ormai consapevoli che non ci sarà economia di successo in futuro senza intelligenza artificiale – scrivono i ricercatori di Cisco – e il 61% delle aziende ritiene di avere al massimo un anno di tempo prima che il proprio business ne risenta.

“Le aziende di tutto il mondo stanno cercando di utilizzare l’IA per i loro modelli di business, ma c’è una chiara disparità nella loro capacità di implementarla”, ha dichiarato Christian Korff, membro del consiglio di amministrazione di Cisco Germania, “e sebbene la Germania abbia alcuni cluster di eccellenza, la soglia per l’uso diffuso dell’IA è ancora troppo alta”.

Qualche numero positivo c’è nella ricerca di Cisco. In un confronto europeo, la Germania mostra buoni approcci in termini di strategia e talento e le aziende tedesche sono anche comparativamente ben posizionate a livello internazionale in termini di competenze AI dei loro dipendenti.

Il grado di preparazione all’IA delle aziende tedesche nel settore delle infrastrutture e dei dati è però meno favorevole. Nel campo delle infrastrutture, solo il 34% delle aziende tedesche appartiene alle categorie avanzate, rispetto a una media del 47% a livello globale. La situazione è simile nel settore dei dati: qui, solo il 31% delle aziende del paese appartiene alle categorie avanzate, rispetto al 43% a livello globale. “Due terzi delle aziende tedesche affermano che la loro infrastruttura è scalabile solo in misura limitata”, conclude Korff, “inoltre, non sono del tutto preparate all’aumento significativo del consumo energetico dovuto all’IA e ai crescenti rischi di cybersecurity”.

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