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Commerzbank

Ecco come e perché si mormora in Germania su Commerzbank

I commenti dei due quotidiani più importanti per il mondo finanziario tedesco — Faz e Handelsblatt — racchiudono lo spettro delle reazioni del mondo politico ed economico sulla prossima guida della barcollante Commerzbank

I commenti dei due quotidiani più importanti per il mondo finanziario tedesco — la Frankfurter Allgemeine Zeitung e l’Handelsblatt — racchiudono in maniera efficace lo spettro delle reazioni dell’intero mondo politico ed economico alla scelta di affidare dal 2021 a Manfred Knof, 55 anni, la guida di Commerzbank, il traballante secondo istituto privato bancario della Germania, in parte statalizzato dopo la crisi finanziaria del 2008 e di fatto mai uscito dalla spirale della crisi.

Per il foglio economico di Düsseldorf le luci prevalgono sulle ombre, e la scelta su Knof è stata  “ragionevole”. Aver catapultato alla testa di Commerzbank il responsabile del settore Retail di Deutsche Bank è un segnale chiaro di rottura, ha commentato l’Handelsblatt. Invece che pescare una delle tante possibili e qualificate professionalità interne, Hans-Jörg Vetter, il presidente del Consiglio di vigilanza cui era demandata la decisione, ha scelto una professionalità esterna. I processi di ristrutturazione compiuti a metà e con scarsa incisività non hanno portato Commerzbank fuori dalla crisi e la figura di Knof, ingiustamente relegata solo a quella di un risanatore, può essere quella giusta perché in realtà la sua migliore qualità è quella si sapersi imporre e di riuscire a mettere in pratica le proprie strategie.

La Frankfurter Allgemeine Zeitung è invece più prudente. Parla di ultima chance per Commerzbank, ricorda come in passato sia già accaduto che una scelta “esterna” abbia condotto al risanamento con successo di una banca in crisi citando i casi di Jean Pierre Mustier a Unicredit e Axel Weber a UBS, ma fa prevalere i dubbi. La Faz scomoda addirittura uno scrittore come Hermann Hesse per ribaltare su Knof la vecchia massima secondo cui in ogni inizio c’è un po’ di magia per sottolineare come in questa occasione, forse, non sia il caso.

Con la nomina di Knof, Vetter ha lanciato due messaggi, ha scritto il quotidiano francofortese: la mancanza di fiducia nel management attuale della banca privata, giacché nessuno è stato ritenuto capace di portare avanti il necessario piano di risanamento, e l’irrilevanza di ogni tipo di relazioni, reti o eredità maturate nel corso degli anni all’interno dell’istituto. Un taglio radicale che porta con sé molti rischi, a partire dalla probabile fuoriuscita di molti manager di primo piano di Commerzbank, che avevano sperato di poter prendere in mano le redini del risanamento.

Entrambi i quotidiani però concordano sul fatto che ora per Commerzbank si apra la partita decisiva, perché la situazione attuale non potrà essere a lungo sostenuta. Ancora negli anni scorsi l’istituto di Francoforte veniva ritenuto un candidato interessante per essere acquisito da una grande banca estera, ricorda la Faz, oggi invece negli ambienti finanziari prevale l’idea di attendere un suo fallimento per potersi poi dividere le spoglie e acquisire soltanto le divisioni più profittevoli.

D’altronde la strategia recente di evitare decisioni strategiche drastiche, di attendere una improbabile risalita dei tassi o di fondersi con Deutsche Bank per formare un campione nazionale (strategia quest’ultima caldeggiata con forza dal governo tedesco in carica) si è dimostrata fallimentare. L’orizzonte più ottimistico disegnato dalla Faz è tuttavia modesto: “Se Knof e Vetter riusciranno a ridurre in maniera drastica i costi senza mettere a repentaglio l’integrità della banca, potranno condurre una Commerzbank più piccola ma sempre rispettabile verso una nuova fusione. Sarebbe un esito senza fascino, ma anche senza orrori”.

L’Handelsblatt punta tutto sulla capacità di Knof di imporre le proprie strategie, richiamandosi soprattutto alla fama di risanatore conquistata negli oltre 20 anni trascorsi ad Allianz, prima di passare a Deutsche Bank: “Per rimettere in forma Commerzbank non basta avere un buon piano. Il nuovo capo deve disporre di sufficiente energia e cocciutaggine per imporre tale piano nella realtà”.

Un piano di risanamento già c’è, preparato dal management attualmente in carica. Prevede il taglio di 10.000 posti di lavoro e uno straordinario piano di assottigliamento delle filiali, che dovranno passare dalle attuali 1.000 a 200. In compenso si prevede l’entrata in funzione di 300-400 cosiddetti service point, nei quali saranno impiegati pochi addetti.

Ora questo piano verrà vagliato dal nuovo presidente, ma il tempo che intercorre da oggi sino alla sua entrata in ruolo (gennaio 2021) rischia di non essere un vantaggio. I sindacati stanno già affilando le lame e quelli di Commerzbank hanno anch’essi fama di tenaci contrattatori. Il segretario del sindacato Verdi, Stefan Wittmann, ha lanciato dall’Handelsblatt un avvertimento chiaro: “Il risanamento deve ottenere lo scopo di creare lo sviluppo per una Commerzbank indipendente, chi ha in mente di arrivare a una fusione con Deutsche Bank o con qualsiasi altro istituto, farebbe bene a non accettare il posto”.

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