Fino ad ora la maglia incriminata era quella con il numero 88. I due numeri, presi singolarmente, richiamavano l’ottava lettera dell’alfabeto, l’acca, e nell’universo un po’ psicopatico degli adoratori tardivi del Führer quella doppia H rappresentava l’iniziale del saluto ufficiale: Heil Hitler. Oggi la maglia dello scandalo è la 44 della nazionale tedesca, maglia nuova presentata di fresco, sia nella versione bianca d’ordinanza che in quella rosa da trasferta, che pure si era attirata una sorprendente quanto futile polemica per presunta scarsa mascolinità.
QUAL È IL PROBLEMA
Il problema, più che dal numero che in sé non richiama nulla (a parte Deutschland, la doppia D in Germania richiama solo la targa automobilistica di Dresda), è dato dal design delle cifre: stilizzato, appuntito, quasi gotico, il 4 assomiglia tanto alla S runica che, in coppia, richiama troppo da vicino il simbolo delle SS, la Schutzstaffel, l’organizzazione paramilitare del partito nazista che da servizio di sicurezza interna del partito venne via via innalzata fino a diventare la principale organizzazione di sicurezza, sorveglianza e controllo della Germania e dell’Europa occupata e a gestire i campi di concentramento e sterminio degli ebrei.
Strano che nessuno, nella divisione design di Adidas, se ne sia accorto, tanto è sensibile il tema per i tedeschi e la Germania. Il prodotto non deve essere invece passato inosservato ai fanatici del passato, se la casa di abbigliamento sportivo ha reso noto di aver dato immediata disposizione di bloccare la personalizzazione delle magliette del suo negozio online. Cosa stia accadendo nei tanti negozi fisici sparsi per il paese e all’estero non è dato sapere.
Negli ultimi tempi il rapporto fra Adidas e la nazionale tedesca è diventato piuttosto turbolento, soprattutto per questioni economiche. L’azienda che da 70 anni è sponsor tecnico della “Mannschaft” non ha ritenuto di pareggiare l’offerta irresistibile lanciata dall’americana Nike, alla quale dal 2027 dovrà passare il testimone. Ma questa gaffe sui numeri è destinata a lasciare un gusto amaro a questo finale di collaborazione, non fosse altro che per i suoi risvolti politici e di immagine.
LA VERSIONE DI ADIDAS
Sarà per questo che Adidas ha rilasciato un comunicato con il quale, di fatto, ribalta le responsabilità sullo staff della federcalcio. “I responsabili del design dei nomi e dei numeri sono la Federcalcio tedesca (DFB) e il suo partner 11teamsports”, ha detto all’agenzia di stampa dpa. Oliver Brüggen, portavoce di Adidas, si è poi lanciato in una difesa delle buone maniere di casa, sottolineando che “la nostra azienda sostiene la promozione della diversità e dell’inclusione”, si oppone “attivamente alla xenofobia, all’antisemitismo, alla violenza e all’odio in qualsiasi sua forma”.
Dunque mai ad Adidas sarebbe venuto in mente di “promuovere opinioni controverse o esclusive”: questo non fa parte dei suoi valori come marchio, ha concluso Brüggen.
COSA SUCCEDE ORA
La palla passa dunque alla federazione calcio, ultimamente confrontatasi con i tifosi delle squadre nazionali per il controverso tentativo – alla fine naufragato – di appoggiarsi a uno sponsor generale per portare un po’ di denaro fresco nella asfittiche casse federali. La DFB ha fatto sapere che, assieme a 11teamsports verrà sviluppato un design alternativo per il numero 4, in modo da placare ogni tipo di polemica. Uno scivolone, forse anche ingigantito dalla sensibilità in tempi di ascesa politica dell’estrema destra su aspetti che prima sarebbero passati inosservati. La Bild riporta in un suo articolo che l’ufficio preposto della federazione “avrebbe controllato singolarmente i numeri da 0 a 9, e poi avrebbe sottoposto i numeri da 1 a 26 alla UEFA per un’ulteriore verifica, e nessuno ha espresso lamentele in alcuno dei due test”.
Certo, ai tempi in cui la numerazione filava in maniera più semplice dall’1 del portiere al’11 dell’ala sinistra, e i numeri delle riserve scorrevano a seguire inciampi di questo genere sarebbero stati più difficili. Ma c’è anche un altro risvolto da verificare: l’impatto economico che questa vicenda avrà sulla vendita delle magliette e sul mercato in generale dei prodotti Adidas, dopo lo smacco della perdita della sponsorizzazione tecnica della nazionale a scapito di Nike. La Germania organizza e ospita i prossimi campionati europei di calcio, da metà giugno a metà luglio, e punta molto sul suo successo anche per dare fiato a una condizione economica non particolarmente brillante. Con questa scivolata l’evento non parte certo con il piede giusto.