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Scazzi, annunci e allarmismi in Francia tra Macron e Le Pen

Le ultime battute della campagna elettorale in Francia tra programmi e polemiche. I Graffi di Damato

Emmanuel Macron, il presidente della Repubblica di Francia azzoppato dalla sconfitta inflittagli dalla destra nelle elezioni europee del mese scorso, ha alzato la posta nella difesa dei tre anni che restano del suo secondo e ultimo mandato all’Eliseo. Dopo avere rimandato i francesi alle urne sciogliendo anticipatamente l’Assemblea Nazionale, visto il successo conseguito dalla destra anche nel primo turno delle nuove elezioni, ha drammatizzato al massimo il clima dei ballottaggi odierni. Dalla paura delle urne è passato alla “paura nelle urne”, come è sfuggito a Repubblica, in Italia, di titolare. Sfuggito perché, considerando l’appoggio di questa testata al presidente francese, non sembra francamente un aiuto quello prestatogli presentandolo praticamente con una pistola carica sulla sua scrivania.

Parigi -dicono le cronache- è blindata con trentamila uomini armati per presidiarla da eventuali disordini. Ma anche il resto del Paese è sorvegliato come se fosse minacciato dall’invasione della destra, dopo un po’ d’anni in cui, in verità, Macron in persona è stato dileggiato e attaccato nelle piazze sul versante opposto, dalla sinistra più radicale. Che ora il presidente francese, con grande disinvoltura politica definita machiavellica facendo un torto al filosofo, storico, diplomatico, politico fiorentino morto 497 anni fa, ha preferito alla destra chiedendo e ottenendo la cosiddetta desistenza nei ballottaggi per battere Marine Le Pen e il suo giovane candidato Jordan Bardella a Palazzo Matignon, cioè alla guida di un nuovo governo

Neppure Marine Le Pen ha scherzato in disinvoltura, a dire la verità. Già compromessa nei rapporti del passato con la Russia di Putin, essendone stata finanziata attraverso una banca ungherese, la leader della destra francese ha cercato di fare concorrenza pacifista, diciamo così, alla sinistra nelle ultime battute della campagna elettorale schierandosi contro l’invio di altre armi all’Ucraina usabili per colpire anche i territori russi dai quali partono i missili, e non solo per intercettarli prima che cadano sulle infrastrutture e sulle popolazioni del paese aggredito da due anni e mezzo.

Ma ad un Macron pronto -ricordate?-  a mandare in Ucraina istruttori e truppe francesi per sostenere la resistenza ucraina e qualche seria controffensiva dovrebbe apparire ed essere ancora più negativa la posizione della sinistra francese radicale. Che di armi all’Ucraina di Zelensky non ne vuole più mandare, neppure per un uso tanto esclusivamente quanto ipocritamente e insufficientemente difensivo.

Stiamo trattando di un problema di politica estera, anzi di guerre,  essendovene- con Gaza e dintorni-  più d’una alle porte o dentro l’Europa. Ma non meno contradditori e confusi sono i problemi tutti interni, sociali ed economici, che attanagliano la Francia non meno di altri Paesi dell’Unione. Non parliamo poi dei problemi comunitari intesi come governance dell’Unione nel Parlamento appena rinnovato.

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