Il Rassemblement National (RN), che ha già ottenuto 39 eletti, è presente in circa 300 triangolari, oltre ai collegi in cui è impegnato in duelli diretti. La maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale è di 289 deputati. Gli istituti di sondaggi fanno proiezioni diverse. Secondo Ifop-Fiducial, il RN domenica può ottenere tra i 240 e 270 seggi, davanti al Nuovo Fronte Popolare (180-200) e Ensemble (60-90). La stima è simile per Toluna Harris Interactive (210-260 eletti per il RN). Per contro Opinion Way e Elabe lasciano aperta la possibilità di una maggioranza assoluta per il RN, attribuendoli entrambi 250-300 seggi. Molto dipenderà dalla mobilitazione degli elettori. L’affluenza record registrata al primo turno – un livello mai visto dal 1986 – dimostra che gli elettori dell’estrema destra sono altrettanto motivati, se non di più, di quelli del resto dello spettro politico, in particolare nelle campagne e nei piccoli centri deindustrializzati.
Una maggioranza e di un governo del RN non possono dunque ancora essere esclusi. È da lì che parte la strada verso la “Frexit”. L’Ue non ha commentato ufficialmente i risultati del primo turno. Ma “se si leggono i programmi del principale partito, si possono comprendere gli effetti sull’Ue”, ci ha detto un diplomatico. In effetti, per quanto edulcorato nel corso degli ultimi anni dalle promesse di uscire dall’Ue o dalla zona euro, il programma del RN entra direttamente in rotta di collisione con le regole europee. Patto di stabilità e crescita, mercato unico, concorrenza, mercato dell’energia, agricoltura, libera circolazione delle persone, frontiere, immigrazione, preferenza nazionale, preminenza del diritto nazionale su quello europeo: non c’è settore in cui il RN sia compatibile con l’Ue.
Il succinto programma del RN pubblicato su internet permette già di individuare numerosi contenziosi a venire: taglio dell’Iva sui prodotti energetici, uscita dalle regole europee per fissare il prezzo dell’elettricità, reintroduzione delle frontiere interne a Schengen per i cittadini non-europei, obbligo di fare domanda di asilo nelle ambasciate e nei consolati, priorità nazionale per i posti di lavoro, allocazioni familiari e prestazioni sociali riservate ai francesi, controlli alle importazioni sui prodotti agricoli stranieri, fissazione dei prezzi per favorire gli agricoltori, preferenza locale negli appalti, piano “Mangiare francese” per obbligare le mense a usare l’80 per cento dei prodotti agricoli francesi nel 2027, creare un Fondo sovrano francese per orientare gli investimenti. L’elenco non è esaustivo. Non può mancare l’ostilità al Green deal, compresa la rimessa in discussione della fine dell’automobile a motore termico nel 2035.
Il RN al governo non si limiterebbe al programma improvvisato per le legislative. Oltre a quanto scritto nero su bianco, ci sono le proposte lanciate nei comizi o in televisione da Le Pen e Bardella nelle ultime settimane, durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 9 giugno e per le elezioni presidenziali del 2022. La primazia del diritto nazionale e della Corte costituzionale sulla Corte europea di Giustizia ne è un esempio dirompente per il funzionamento dell’Ue. Lo stesso vale per il costo del programma del RN è superiore al 3 per cento del Pil e manderebbe immediatamente in crisi le nuove regole fiscali della zona euro. Se attuato, il programma di spesa in violazione delle norme europee limiterebbe le possibilità della Bce di intervenire sui mercati finanziari in caso di crisi sul debito sovrano francese.