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Perché Francia e Italia guardano con timori le mosse della Germania su energia, difesa e non solo

Spaventato dalla Germania, Macron allunga la mano all'Italia. L'analisi di Francesco Galietti, esperto di scenari strategici e fondatore di Policy Sonar.

 

Macron teme che i tedeschi si facciano largo nelle sfere d’influenza francesi. Per questo si caracolla nel Mediterraneo e si ritaglia un ruolo su Est e Caucaso (fallo d’invasione in territorio tedesco).

Ormai ci abbiamo fatto il callo: Emmanuel Macron fatica non poco a pacificare la Francia, ma stende una metaforica manona sull’Italia e sul Mediterraneo.

In queste ore gli scioperi a Parigi e nel resto della Francia stanno raggiungendo ancora una volta numeri monstre, e le prime proteste si sono concentrate nel comparto petrolchimico. Le autorità francesi per ora reagiscono con atti d’imperio come le requisizioni delle raffinerie, al punto che Stéphane Sirot, uno storico esperto di sindacati, ha detto a Radio France che siamo già piombati in uno ‘scenario nucleare’. Ritornare con la mente ai gilet gialli che pochi anni fa misero a ferro e fuoco Parigi è davvero un attimo.

Al contempo, nell’arco di pochissimi giorni, Macron ha: cenato a lume di candela con Mario Draghi a Parigi, celebrato il sodalizio con Sant’Egidio, volteggiato tra alti prelati e Quirinale a Roma. E ovviamente ha messo in croce i suoi diplomatici per accreditarsi a tempo record la nuova nomenclatura italiana – quella che fa capo a Giorgia Meloni, ché con Forza Italia e Lega i rapporti ci sono già da tempo.

Sicuramente questo attivismo fuori porta riflette un tratto caratteriale che è molto marcato in Macron. Ma sarebbe sbagliato ridurre tutto alla psico-politica. Quello che vediamo, piuttosto, è riconducibile alla struttura profonda della Francia e alla sua ‘autocoscienza imperiale’.

Prendiamo la fragilità interna, con il Paese spesso attraversato da proteste e inquietudine che precedono cronologicamente l’inflazione galoppante e la guerra in Ucraina. Ebbene: qui un ruolo decisivo è giocato dal sistema politico presidenziale e dal meccanismo elettorale a doppio turno, che assicurano governabilità e concentrano molto potere nelle mani del Presidente, ma esaltano la logica del ‘male minore’. A prevalere, cioè, non è chi piace di più, bensì chi mette meno paura. E pazienza se al primo turno le percentuali raccolte non sono esaltanti, oppure la partecipazione al voto è bassa, oppure ancora si registra una crescita forte di formazioni anti-establishment.

Quanto al frenetico attivismo per linee esterne, è frutto di una riflessione strategica. Macron e le élites francesi hanno infatti capito (forse prima dei tedeschi) che una nuova cortina di ferro sta calando tra Occidente ed Eurasia. Ciò si traduce in un rattrappimento di molte filiere industriali, che si riposizioneranno più vicino al continente europeo, ma anche in una serie di poderose gomitate tra francesi e tedeschi. Questi ultimi hanno alzato il tono della loro presenza sulla sponda Sud del Mediterraneo, facendo leva sulla loro cooperazione allo sviluppo che dispone di budget mai visti in Europa, e ha un mandato molto chiaro da Berlino: andate e conquistate. Le trasferte in Africa di Annalena Baerbock, la ministra degli esteri tedesca, sono vistose, spettacolari. Al suo seguito viaggiano codazzi di imprenditori tedeschi, che sicuramente non sono sfuggiti agli osservatori francesi.

A Parigi non fa paura solo la prospettiva di un’accresciuta concorrenza con i tedeschi nel Mediterraneo, ma anche il riarmo tedesco, che convoglia enormi risorse verso tecnologie militari americane e per ora ammicca alla NATO e agli USA. A farne le spese è soprattutto la Francia, che si sentiva tradizionalmente investita della politica estera e di difesa europea. Al momento, la Francia puntella le sue alleanze in Africa (la comunità di S. Egidio, con la sua vasta rete, non è che uno tra i tanti esempi) e nel Mediterraneo. Si spiegano così tanto la cooptazione di Mario Draghi, che rimpiazza i tradizionali interlocutori di Parigi sull’Italia (Enrico Letta e Paolo Gentiloni), quanto i rapporti sempre più stretti con la Grecia, anche in chiave di contenimento della Turchia, che ha un rapporto strettissimo e storico con Berlino.

Molto interessante, per quanto alle primissime battute, è stato il contributo attivo offerto dalla Francia alla nascita della European Political Community, la piattaforma politica che si è riunita per la prima volta a Praga pochi giorni fa. È un formato inedito, che traguarda l’Unione Europa e vede la partecipazione di inglesi, ma anche di turchi, azeri e serbi con un evidente sguardo verso Est e Caucaso. Sarà il tempo a dirci se a Parigi riusciranno ad alimentare questo forum. Per il momento, tuttavia, colpisce il dinamismo francese in un ambito che, per geografia, dovrebbe spettare ai tedeschi. Funziona così, il gioco d’anticipo: di quando in quando, c’è qualche fallo d’invasione.

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