Vola il riconfermato governatore leghista Massimiliano Fedriga (il primo in Friuli Venezia Giulia rieletto per un secondo mandato) con il 64 per cento e la sua lista al 17,7. Netta vittoria del centrodestra, all’interno del quale c’è un riequilibrio rispetto all’exploit di FdI anche qui alle Politiche di settembre, quando aveva più che doppiato gli alleati.
La Lega, in tendenza con quanto già accaduto, seppur in forma minore, in Lombardia, riprende a crescere e in Friuli torna primo partito con il 19 per cento, Fdi triplica e di più comunque i voti delle regionali di 5 anni fa. Ma non c’è in una Regione strategica del Nord-Est quello sfondamento a quota 30 per cento che sondaggi e una narrazione mediatica dominante avevano previsto nei mesi scorsi come un automatismo sull’onda del risultato delle Politiche.
Matteo Salvini rivendica con orgoglio “lo splendido risultato con la Lega primo partito in assoluto e la grande affermazione della lista Fedriga”. Il leader leghista, vicepremier, ministro delle Infrastrutture e Trasporti sottolinea: “È stato premiato il nostro buon lavoro a livello nazionale e territoriale”. Evidente, ma diplomaticamente contenuta la soddisfazione di Salvini, la cui leadership era stata liquidata da mesi sul viale del tramonto da certa narrazione mediatica. Lega e lista del governatore fanno insieme quasi il 37 per cento. E la Lega supera la lista Fedriga. Forza Italia tiene, con il 6,7 conferma di fatto il risultato delle Regionali di Lombardia e Lazio, con il quale in Friuli prende il triplo dei voti del Terzo Polo, che si ferma a poco più del 2 per cento, superato anche dalla lista no-vax, e non entra in consiglio regionale.
Carlo Calenda riconosce subito la sconfitta. Complessivamente, la vittoria del centrodestra è schiacciante. Il premier Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si complimentano con Fedriga e sottolineano il fatto che sia stato “premiato il buon governo del centrodestra, dopo le vittorie frl Lazio e della Lombardia”. Antonio Tajani, vicepremier, ministro degli Esteri, coordinatore-vicepresidente di FI, sottolinea il valore del test anche per il governo nazionale.
La nettissima sconfitta della sinistra certamente non può essere messa tutta in carico a Elly Schlein, la neoleader del Pd, al suo esordio elettorale, che va sotto il risultato del Pd di Enrico Letta, che aveva ottenuto il 18,5 per cento. Ma quello stacco del 35 per cento, “un successo senza precedenti sulla sinistra”, sottolinea Salvini, è notevole e non può passare ovviamente inosservato, perché la sconfitta mette in rilievo un nodo cruciale per la sinistra: l’alleanza giallo-rossa con i Cinque Stelle non premia, proprio quella stessa alleanza al centro dell’avvento di Schlein al Nazareno. Lo fa notare subito su Twitter Lorenzo Pregliasco di You Trend. Non premiò neppure l’ex segretario Nicola Zingaretti, a cominciare dell’Umbria, dove nel 2019, in un contesto diverso perché quella fu la Regione del clamoroso cambio dopo 60 anni di governo rosso, l’attuale presidente leghista Donatella Tesei, candidata di tutto il cdx, volò sulla sinistra con oltre il 20 per cento.
La storia si è poi ripetuta in Liguria, in Calabria, in Lombardia. E infine con uno stacco senza precedenti in Friuli Venezia Giulia, dove i pentastellati sono al minimo storico. Il giallo-rosso non va sui territori. Un ciclo che inizia dall’Umbria e si ripete fino al Friuli. Due realtà che, nei velocissimi corsi e ricorsi della politica italiana, vedono la Lega nel centrodestra, seppur con dimensioni e contesti diversi, protagonista. Ma, seppur con la conferma di un buon risultato per FdI, il riequilibrio delle forze all’interno del centrodestra – anche con la costante tenuta di FI – al cui governo non si vedono alternative a livello nazionale, non potrà che giocare a favore della stabilità della stessa coalizione.