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Primo Maggio

Caro signor Fedez, ho molto apprezzato il suo video. Ecco perché

"Lei, signor Fedez, ha dato ai ragazzi una chiave di lettura: la vita è anche quanto accade mentre si pensa o si fa altro, ma è nella sofferenza vissuta con coraggio che la persona rientra in se stessa, si ricentra". Il taccuino di suor Anna Monia Alfieri

 

Ho incontrato per la prima volta il signor Federico Lucia, Fedez per tutti, alla cerimonia del conferimento dell’Ambrogino d’oro nel 2020. In altre occasioni le nostre vite si sono incrociate su temi importanti, quali la libertà di espressione che è anzitutto un dovere e, come tale, esclude ogni censura. Un giovane simpatico, seguitissimo, desideroso di tenere insieme – con un lodevole impegno di normalità – la famiglia felice accanto al glamour che lo spettacolo richiede.

Essere un personaggio pubblico rende anche inconsapevolmente la persona un punto di riferimento soprattutto per tanti giovani che certamente ballano il rap, ma cercano anche risposte a domande scomode, perché rifuggono dall’oblio dell’indifferenza.

Dopo aver ascoltato il suo video, devo dire, signor Federico Lucia, che ho riscontrato una diversità rispetto a quel giovane un po’ enigmatico che avevo intravisto in occasione dell’Ambrogino…

In quel necessario bisogno di tenere assieme il passato, il presente e il futuro della nostra esistenza, la persona è e resta un valore, sempre, soprattutto quando capitano lungo il cammino eventi esterni, inaspettati, che entrano nelle nostre esistenze e le scuotono. Ma mai per abbatterle, anzi!

Questo suo video, questo Fedez, questo essere un giovane uomo che si riconosce personaggio pubblico e che sa di poter dare un messaggio positivo, un messaggio unico perché proviene da una persona che legittimamente ha paura per sé, per la sua famiglia, di fronte al tempo dell’ignoto, sono tratti che la rendono straordinariamente umano.

Come lei ha detto: “Questa parentesi della mia vita ha una utilità e riesco a conferirgli un senso”, con la voce incrinata dall’emozione, ha fatto percepire tutta la sua fatica a non mollare, con un’empatia dal valore enorme soprattutto per i giovani che la seguono, anche loro tante volte colpiti da accadimenti improvvisi e destabilizzanti.

Lei, signor Fedez, ha dato ai ragazzi una chiave di lettura: la vita è anche quanto accade mentre si pensa o si fa altro, ma è nella sofferenza vissuta con coraggio che la persona rientra in se stessa, si ricentra, cadono i fronzoli e resta l’uomo, la donna solidale.

Essere un personaggio pubblico le consente di regalare una parola positiva autentica – perché pagata a caro prezzo – e una alternativa alla resa. Grazie per averlo fatto e spero che sia l’inizio di un circolo virtuoso.

Un vero padre come lei è (ieri il mondo cristiano festeggiava il santo più misterioso della storia umana, Giuseppe di Nazaret) ha una sola parola, “I care”, cioè “di te mi occupo”. I giovani, come i suoi bambini, hanno bisogno di sentirsi amati nei fatti. Non li deluda. E io, caro Federico, mi occuperò di lei a modo mio, vedendomela con Dio…

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