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Export militare, tutte le piroette di Di Maio sull’embargo a Emirati e Arabia Saudita

Il corsivo di Giuseppe Gagliano

 

L’Italia ha allentato le restrizioni alle esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, hanno detto martedì fonti del governo, in una mossa volta ad allentare le tensioni diplomatiche con i due Stati del Golfo secondo Reuters.

L’Italia ha interrotto la vendita di migliaia di missili all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti a gennaio, citando all’epoca l’impegno di Roma per ripristinare la pace nello Yemen devastato dalla guerra e proteggere i diritti umani.

Tale divieto rimarrà in vigore, ma una direttiva del ministero degli Esteri letta in anteprima dalla agenzia stampa Reuters ha affermato che altri limiti introdotti nel 2019, che hanno bloccato di fatto qualsiasi vendita di armi e attrezzature che potrebbero essere utilizzate nello Yemen, saranno ora revocati. “Tutte le autorizzazioni esistenti sono da ritenersi valide anche in assenza di tale obbligo”, si legge nella breve direttiva firmata lunedì.

Come mai questo dietrofront?

Un ravvedimento dovuto alle pressioni rilevanti dell’industria di armamenti sul governo?

Non c’è dubbio… e una sconfitta per i noti esponenti del mondo pacifista laico come Francesco Vignarca o di quello religioso come Mosaico di Pace.

Ma sul piano politico quale ripercussione aveva avuto la decisone italiana?

A causa della revoca dei contratti con gli EAU questi avevano disposto l’ordine di rapido sgombero dei nostri soldati dalla base aerea di al-Minhad utilizzata dalle nostre forze armate come scalo logistico per operazioni che fino a questo momento erano state condotte in Afghanistan e che vengono ancora oggi condotte in Iraq e nel Corno d’Africa.

Questi errori ed anche incertezze sia nel settore dell’industria della difesa che nel settore dell’industria della sicurezza energetica non sono altro che la conseguenza dell’influenza capillare delle associazioni pacifiste laiche e religiose che possono contare su autorevoli esponenti all’interno del parlamento italiano per portare in essere le loro proposte.

Fino a quando queste pressioni di natura politica non saranno arginate e soprattutto fino a quando la legge 185 non verrà modificata per agevolare l’esportazione di armamenti da parte dell’Italia, questi umilianti dietrofront continueranno ad esserci danneggiando in modo sempre più rilevante e sistematico non solo la nostra industria militare ma inevitabilmente avvantaggiando i nostri concorrenti. A cominciare dalla Francia.

Come ha infatti sottolineato il consigliere militare di Palazzo Chigi il generale Luigi De Leverano il nostro paese ha bisogno di misure di sostegno con un’accelerazione delle procedure e una semplificazione delle commesse proprio come stanno facendo altri paesi e cioè la Francia, la Germania e la Spagna la cui industria della difesa è esplicitamente sostenuta dei loro rispettivi governi.

Inoltre non dobbiamo dimenticare — ha proseguito il generale — che i paesi del Golfo e quelli del Medio Oriente costituiscono dei partner strategici fondamentali per la stabilità regionale, per l’economia della stessa industria della difesa italiana.

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