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Emirati Arabi

Vi spiego le vere ragioni della rottura fra Emirati Arabi e Italia

Il commento di Pietro Batacchi, direttore della rivista Rid, su Emirati Arabi Uniti e Italia

La decisione degli Emirati Arabi Uniti di “sfrattare” l’Italia dalla base di Al Minhad – sfratto che dovrebbe essere completato nei prossimi giorni – utilizzata per il supporto logistico delle operazioni del nostro Paese in Afghanistan e nel Corno d’Africa, ha radici profonde.

L’embargo sulla vendita di armi ad Abu Dhabi – decretato a colpi di post su Facebook dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio – è solo un pretesto e, con tutta probabilità, non è la vera ragione che ha portato alla drastica disposizione degli EAU. Non dimentichiamo, infatti, che gli Emirati si sono tirati fuori dal pantano yemenita ormai da 2 anni, e vi giocano solo un ruolo indiretto mediante l’appoggio alle milizie separatiste del sud del Paese. L’impegno militare diretto è abbondantemente finito.  La rottura, dunque, ha radici più profonde.

Da anni i rapporti politico-militari – un tempo eccellenti – tra Roma e Abu Dhabi erano peggiorati. E non poco. La vicenda della mancata vendita degli UAV agli EAU, con annessa la fallita operazione Piaggio Aerospace e screzi relativi, è stato il vero detonatore. L’operazione, già di per sé molto complessa, si è prima “incartata” nelle maglie dell’MTCR (Multilateral Technology Control Regime) e poi è naufragata assieme alla stessa azienda ligure, finita in amministrazione controllata. Sullo sfondo l’azionista di controllo, il fondo emiratino Mubadala, incapace, per usare un eufemismo, di dare a Piaggio Aerospace una visione ed un piano industriale.

Ma a ciò bisogna aggiungere la competizione geopolitica, molto netta. Da una parte l’Italia, e la sua partnership strategica con il Qatar e con il Governo di Tripoli, dall’altra gli EAU schierati in Libia sul fronte opposto e nemici giurati del Qatar, percepito come la gran cassa – finanziaria e mediatica – della Fratellanza Musulmana. Proprio il rapporto con la Fratellanza Musulmana è la vera questione geopolitica attorno alla quale ruota tutto il resto. Per gli Emirati, infatti, la Fratellanza Musulmana rappresenta una minaccia esistenziale, capace di mettere in discussione il monopolio politico degli Al Nayan basato sul legittimismo ereditario. Una minaccia, dunque, che va combattuta non solo in casa, ma, soprattutto, all’estero, e laddove questa è più forte, a cominciare, appunto, dalla Libia. Da qui, l’attivismo di Abu Dhabi a fianco dell’inaffidabile Generale Haftar, supportato con finanziamenti, consiglieri, miliziani ed equipaggiamenti militari. Un attivismo che ad un certo punto non poteva che entrare in collisione con i nostri interessi e portare alla rottura. A pensarci bene, però, non è una gran perdita.

L’Italia ha ottimi amici nel Golfo: il Qatar, il Kuwait, senza dimenticare l’Iraq, strategico anello di congiunzione tra lo stesso Golfo ed il Levante, e pure i rapporti con l’Arabia Saudita sono buoni. E poi non dimentichiamo che potremmo trovare nella regione anche nuovi partner, a cominciare dall’Oman. Basta avere visione a fare meno post su Facebook.

 

Articolo pubblicato su rid.it

 

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