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America Germania Vaccini

Chi in America picchia Ue e Germania sui vaccini

Tutti gli errori di Unione europea e Germania nella gestione dei contratti sui vaccini contro il coronavirus. L'analisi di Tino Oldani.

Nel tentativo disperato di scrollarsi di dosso le critiche che le sono piovute addosso da tutta l’Europa per la pessima gestione dei contratti sui vaccini anti-Covid, Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha rilasciato un’intervista al Financial Times in cui ha alzato l’asticella della sfida sanitaria in corso, paventando il peggio: «L’Europa si prepari a un’era delle pandemie. Per questo deve preparare le proprie strutture mediche a gestirle, e rafforzare la propria capacità di produrre vaccini». Con tutto il rispetto, questo messaggio segna l’adozione del «metodo Casalino» anche nella comunicazione del vertice Ue: annunci roboanti al posto dei fatti.

Hai sbagliato i contratti sui vaccini? Parla d’altro, e inventa un problema diverso, più tremendo, che solo tu potrai risolvere. Un metodo con cui il Governo di Giuseppe Conte ha tirato avanti a lungo per nascondere la palese inefficienza.

Così, ecco l’invito di Von der Leyen a «preparare le strutture mediche» per gestire le pandemie del futuro. Voi, magari, pensate che si riferisca ai paesi Ue con poche terapie intensive, o con altre inefficienze simili. Una lacuna diffusa nei paesi del Sud Europa, di cui siamo diventati consapevoli in Italia. Invece basta leggere su Politico.eu la lettera che un giornalista americano, residente a Berlino, ha scritto a un collega americano, per scoprire che anche il sistema sanitario della Germania non è proprio un modello di efficienza. Per cui quella specie di Bengodi sanitaria che abbiamo sentito elogiare nell’ultimo anno, con il quintuplo dei posti letto in rianimazione rispetto all’Italia, era vero, ma fino a un certo punto.

Il giornalista autore della lettera è Matthew Karnitschnig, 49 anni, cresciuto in Arizona, da anni il principale corrispondente per l’Europa di Politico. Poiché lavora a Berlino, volendo spiegare a un collega americano perché mai la Germania e l’Unione europea siano così indietro nella vaccinazione di massa, superati largamente da Israele, Usa e Gran Bretagna, descrive alcuni aspetti della sanità tedesca che hanno dell’incredibile.

Testuale: «Che fine hanno fatto la famosa abilità organizzativa e logistica della Germania? Prendete i fax. Dinosauro tecnologico in altre parti dell’Occidente, i fax rimangono un pilastro in molte pratiche mediche e uffici sanitari governativi. Ciò ha reso particolarmente difficile il coordinamento tra i quasi 400 uffici sanitari tedeschi. Il ministro della Salute, Jens Spahn, ha speso milioni per cercare di mettere online l’assistenza sanitaria tedesca, finora con risultati contrastanti».

Più avanti: «Il fax, tuttavia, è solo il sintomo di un problema più profondo. Angela Merkel ha parlato per anni della necessità di digitalizzare la società tedesca, un obiettivo che molte altre economie avanzate hanno da tempo realizzato. In effetti, la prima cosa che molti notano, appena arrivati in Germania, è la mancanza di connettività, l’assenza di wi-fi gratuito nei caffè e nei ristoranti, la lenta velocità di Internet. Il fatto che lo stesso governo federale impieghi ancora quasi mille fax nei suoi vari ministeri dice tutto ciò che devi sapere su quanto sia riuscita la rivoluzione digitale di Merkel».

Il risultato? «La Germania è entrata nel suo quinto mese consecutivo di lockdown, senza che se ne veda la fine. Non è chiaro quando scuole e negozi, per non parlare di bar e ristoranti, potranno riaprire. In tanta incertezza, le piccole imprese di tutto il paese stanno andando in rovina. Mentre gli Stati Uniti stanno lentamente riaprendo grazie alle vaccinazioni di massa, la disoccupazione sta diminuendo e l’ottimismo ha cominciato a riemergere». Nella lettera al collega, Karnitschnig scrive che in Germania molti si chiedono, sui giornali e nei talk-show, chi sia «il responsabile di questo pasticcio». E spiega: molti puntano il dito contro il ministro Spahn, «ma io sono rimasto colpito da quante poche critiche ha ricevuto il suo capo». Ovvero la cancelliera Merkel, che «continua ad avere un indice di gradimento popolare vicino al 70%, anche se è improbabile che la storia sarà così indulgente con lei». Una stoccata pungente, quanto rara, sui media europei.

Scrive il giornalista Usa: «Il più grave errore della Merkel durante la pandemia, probabilmente di tutto il suo mandato come cancelliera, è arrivato lo scorso giugno, quando ha deciso di esentare il suo governo del compito di procurare i vaccini, affidandone la responsabilità alla Commissione Ue di Von der Leyen». Un chiaro riferimento al fatto che, per dare lustro al suo semestre di presidenza Ue, la Merkel dirottò a Bruxelles il contratto per la fornitura del vaccino Astrazeneca che l’alleanza di quattro paesi (Germania, Paesi Bassi, Francia e Italia) aveva appena stipulato con l’azienda inglese. All’epoca si disse che la mossa avrebbe consentito di acquistare il vaccino per i 27 paesi allo stesso prezzo, cosa vera e nobile. Purtroppo, con un seguito burocratico disastroso.

«Tra le qualità che la signora Von der Leyen aveva mostrato negli anni come ministro del gabinetto Merkel, raramente vi era compresa la competenza», sostiene Karnitschnig, che segue la politica tedesca da molto tempo. «Ecco perché non avrebbe dovuto sorprendere praticamente nessuno che le procedure per l’acquisto dei vaccini si siano rivelate un fiasco, segnato da lunghi negoziati e ritardi, che costringeranno la Germania e gli altri paesi Ue a mantenere le restrizioni per molto più tempo di quanto sarebbe stato necessario». Conclusione: «Questa estate il mio vecchio amico pensava di farci visita a Berlino. Sarà meglio andare a trovarlo in Arizona».

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