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Roccella, Mattarella e le mattane di carta

Reazioni e commenti spesso bizzarri sul caso della contestazione al ministro Roccella. I Graffi di Damato.

In quello che Il Foglio ha definito nella sua cronaca ben commentata “un nomale giovedì italiano da scoppiati”, e che personalmente definirei anche un’appendice fuori stagione di Carnevale, o un Carnevale continuo, non è accaduto soltanto che una trentina di ragazzi dissidenti, al grido “sul mio corpo decido io”, abbiano interrotto e impedito di parlare in un convegno sulla natalità alla ministra della Famiglia Eugenia Roccella, accusata di non difendere l’aborto disciplinato dalla legge 194.

Non è accaduto solo che la ministra, allontanatasi per permettere al convegno di proseguire senza la sua contestata partecipazione, sia stata difesa a distanza, con telefonata e comunicato del Quirinale, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre che naturalmente dalla premier Giorgia Meloni ed altri esponenti del governo e della maggioranza.

È accaduto anche, o soprattutto, in “un paese sotto sbornia”, per dirla ancora col Foglio, che sotto accusa siano praticamente finiti Mattarella, la Meloni e la stessa Roccella. Che si sarebbe troppo, o troppo presto impermalosita della contestazione assumendo i panni della vittima e guadagnandosi quindi una solidarietà immeritata. O troppo poco meditata.

Lo hanno detto alcuni esponenti del Pd dissentendo da altri compagni di partito. Lo hanno ripetuto nel salotto televisivo di Lilli Gruber il più volte ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli e Andrea Scanzi, del Fatto Quotidiano. E lamentato il titolista del manifesto scrivendo nel sommario, naturalmente di prima pagina: “Apriti cielo. Lei se ne va e parte un coro sdegnato, cui si unisce il presidente Mattarella: i “censori” sarebbero gli studenti”. E non quindi la Roccella e i solidali con lei, fuori e dentro l’auditorium dove tutto è accaduto, a due passi dal Vaticano e dal Papa, peraltro atteso oggi nello stesso posto, si spera accolto un po’ meglio.

Il mio amico Paolo Mieli deve essere rimasto sorpreso leggendo oggi la cronaca commentata del fattaccio scritta da Roberto Gressi sul “suo” Corriere, e pubblicata come editoriale: “A nulla è valso dare la parola ai contestatori, né a nulla è servito che Roccella affermasse che non condivideva il “decido io” sul corpo delle donne, che semmai il problema è che oggi quella libertà è falsamente garantita”. La gazzarra adolescenziale, chiamiamola così, è finita solo quando la ministra, che peraltro aveva aspettato un paio d’ore per cercare di parlare, se n’è andata togliendo il disturbo.

Ho il sospetto che “la bufera” annunciata nel titolo dallo stesso Corriere sia stata più quella del dopo che quella avvenuta fra le quattro mura, diciamo così, dell’auditorium della Conciliazione… mancata. Conciliazione fra diritto di parola, di dissenso e buona educazione personale, civica e persino costituzionale, per riconoscersi nella solidarietà alla ministra espressa da Mattarella.

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