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Tunisia

Cosa pensa davvero Elly Schlein su Russia e Ucraina?

La posizione di Elly Schlein sulla guerra in Ucraina non è chiara: il suo pacifismo trasformerà l'Italia nel ventre molle dell'Europa? L'analisi di Gianfranco Polillo.

Sono fondate le preoccupazioni di Goffredo Buccini dalle colonne del Corriere della Sera? Il tema del suo editoriale è l’incognita Elly Schlein.

“They didn’t see us coming” (non ci hanno visto arrivare). Le prime parole pronunciate subito dopo l’investitura elettorale. Icona del femminismo, ma che nella complicata realtà italiana rischiano di assumere un significato diverso. Chi è infatti questa cosmopolita: cittadinanza statunitense naturalizzata svizzera? Che si muove tra il Canton Ticino dove è nata e Washington dove è corsa per far campagna elettorale a favore di Barack Obama. Che si sbraccia a favore di Romano Prodi, manifestando tutto il suo furore contro i famosi 101, che ne impedirono l’elezione alla Presidenza della Repubblica.

Che, da outsider, è eletta a 29 anni al Parlamento europeo, per poi divenire vicepresidente della Regione Emilia Romagna ed infine deputata. Che a dicembre si iscrive al PD, per divenirne, due mesi dopo, segretario. Un prodotto di laboratorio? Una volta, ai tempi di Giancarlo Pajetta, si criticavano alcuni comunisti che si iscrivevano da piccoli alla direzione del Partito. Nel caso della Schlein, solo Giuseppe Conte può vantare una carriera più veloce e prestigiosa. E non è detto che questa analogia rappresenti un buon viatico.

IL PACIFISMO SECONDO SCHLEIN

Ma torniamo a Buccini. Il rischio ch’egli vede è l’abbandono della linea seguita da Enrico Letta in politica estera. Non tanto l’abiuro – poco realistico -, quanto l’annacquamento di quelle posizioni a favore dell’Ucraina fino a renderle irriconoscibili, nel nome di un pacifismo che può trasformare l’Italia nel “ventre molle” dell’Europa. E dell’intero Occidente. “Per la prima volta, – fa notare – la premier Meloni si troverebbe quasi sola nell’arco parlamentare (fatta eccezione per i terzopolisti e pochi altri) a sostenere con convinzione l’idea che a Zelensky ancora non servano in questa fase sorrisi e pacche sulle spalle ma sistemi di difesa antiaerea e carri armati con cui rintuzzare i nuovi attacchi dell’invasore russo.”

Analisi da guerrafondaio? Chi la pensa in questo modo, non capisce che c’è il tempo della lotta ed il tempo della trattativa. Ignorare o sovrapporre questi due piani non è solo un errore di metodo. Ma voler confondere le acque. Si semina il dubbio. Si fa, in definitiva, il gioco del più forte. E nel caso della cosiddetta “operazione militare speciale” non vi possono essere dubbi sul ruolo giocato da Putin e subìto da Zelensky. Del resto, in politica, la scelta del tempo è determinante. Posizione più che giuste, ma espresse nel momento sbagliato, spesso si trasformano nel proprio contrario. E la guerra, secondo la classica definizione di Von Clausewitz, altro non è che la continuazione della politica con altri mezzi.

COSA PENSA DAVVERO SCHLEIN DELLA GUERRA IN UCRAINA?

Qual è la posizione di Elly Schlein su tutti questi temi? Difficile da decifrare. Si è detta d’accordo sulla fornitura delle armi. Ma al tempo stesso non ha rinunciato a chiedere maggiori sforzi diplomatici, ben sapendo che ancora la situazione, come risulta tra l’altro evidente dal comportamento dello stesso Putin, è completamente dominata dal primo tempo. C’è quindi un elemento di opportunismo, in quel ricordare in ogni momento la necessità della pace? In Italia c’è una parte consistente dell’opinione pubblica – che noi speriamo sia minoritaria – che vorrebbe far finire tutto quanto prima. Che Zelensky la pianti di tirarci in mezzo.

Nel cosiddetto popolo della sinistra queste posizioni sono più che consistenti. Vecchi comunisti legati ancora sentimentalmente al mito dell’URRS. Cattolici devoti. Pacifisti “senza se e senza ma”. Nemici giurati della NATO e degli amerikani. Anarchici. Antifascisti militanti e via dicendo. A torto o ragione si ritiene che siano soprattutto loro a disertare le urna in segno di protesta. Recuperarli all’impegno civile, sarebbe la giustificazione nobile di una posizione politica più ambigua sui temi della pace e della guerra.

Il ragionamento ci potrebbe anche stare se si vivesse in tempi normali. Ma gli ultimi anni della vita politica italiana sono state segnati dal passaggio di grandi meteore: Matteo Renzi, poi Matteo Salvini ed infine i 5 stelle. Quel loro sprofondare rapidamente dalle stelle alle stalle. A dimostrazione del fatto che la validità di un’azione politica si giudica nel medio periodo. Essendo le tecniche del follower destinate ad implodere alla prima occasione. Cosa che invece non è avvenuto per i Fratelli d’Italia: una leadership conquistata con una costanza di posizioni politiche che, nel medio periodo appunto, hanno premiato.

L’ABBRACCIO TRA SCHLEIN E CONTE

C’è solo da aggiungere che Elly Schlein, anche a prescindere dalle posizioni appena enunciate, si trova comunque in una posizione difficile. La sua constituency va oltre i confini del PD. Gli iscritti al partito si erano, infatti, espressi a maggioranza a favore di Stefano Bonaccini. Ai gazebo hanno votato anche altri, le cui posizioni politiche, almeno a giudicare dai risultati, erano più vicine ai 5 stelle che non ai riformisti del Partito. Resisterà la neo-segretaria alla tentazione di rappresentare questo composito schieramento, in cui la componente di sinistra sembra prevalente? Si vedrà. Anche se i primi indizi qualche dubbio finiscono per sollevarlo.

Nella manifestazione di Firenze, in nome dell’antifascismo militante, che confonde uno scontro fisico tra opposte fazioni politiche con i prodromi di un ritorno al passato, l’incontro a tre: Schlein-Conte-Landini ha assunto un significato simbolico. Forse non era programmato, ma sta il fatto che le rispettive piattaforme politiche, sui temi di politica internazionale, sono da tempo se non proprio sovrapponibili, almeno contigue.

“L’abbraccio tra Elly Schlein e Giuseppe Conte in nome dell’antifascismo e della difesa della scuola, – ha scritto il Corriere della Sera – le strette di mano e i sorrisi tra i due leader e il segretario della Cgil Maurizio Landini fotografano forse una nuova fase politica.” Di cui è difficile prevedere gli sviluppi. Sarà forse per questo che la Schlein, rispondendo al New York Times, ha detto di non essere d’accordo con il M5S e che le armi all’Ucraina, ora “è corretto inviarle”. Bene prenderne atto. A futura memoria.

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