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Midterm

Midterm, vi spiego perché Biden ha vinto ma per Trump non è giunta la fine. L’analisi di Dottori (Limes)

Cosa cambierà nel Partito repubblicano e nella politica estera degli Stati Uniti dopo le elezioni di midterm. L'intervista di Ruggero Po a Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes.

 

Per conoscere il vincitore delle elezioni di metà mandato (o midterm) negli Stati Uniti occorrerà aspettare giorni, forse anche settimane. Ma certamente noi sappiamo già chi ha perso: Donald Trump.

Ma per l’ex-presidente è davvero giunta la fine politica?

“Sicuramente Trump è estremamente deluso del risultato che hanno riportato i suoi candidati, alcuni dei quali erano molto legati a lui, e tutto questo implica che la autovalutazione delle sue capacità evidentemente può risentirne”, dice Germano Dottori, esperto di relazioni internazionali e consigliere scientifico della rivista di geopolitica Limes.

“Questo non vuol dire che Trump non si candiderà”, aggiunge. “Probabilmente sulla sua decisione peseranno altri fattori, in particolare si dice che possa pesare anche il timore di essere incriminato a breve, candidandosi rende la decisione del giudice di incriminarlo politicamente sensibile e più difficile, quindi può darsi che ad un certo punto lui decida, malgrado il segnale negativo perché questo è stato un segnale negativo, di andare avanti comunque. A un buon conto, i repubblicani hanno un grosso problema in casa”.

Lui alla rimonta ci credeva, c’era un supporto oggettivo alle sue aspirazioni?

Ovviamente molti sondaggi incoraggiavano Trump e i suoi sostenitori ad un discreto ottimismo e lui ha scommesso molto su sondaggi che erano giudicati molto favorevoli, altrimenti non sarebbero deludenti i risultati di oggi, probabilmente c’erano delle aspettative irrealistiche. Il fatto è che Trump, pur essendo molto forte all’interno del Partito repubblicano, è comunque divisivo anche all’interno del proprio partito, e c’è una parte che è intenzionata a resistere al tentativo di Trump di assumere completamente il controllo del partito repubblicano, e questi sono andati al voto privilegiando in alcuni casi gli avversari dei canditati più strettamente legati a Trump.

Che cosa prevediamo ora per gli Stati Uniti e per l’Europa nei due anni che verranno?

Il presidente Biden in qualche modo esce rafforzato, nel senso che non è stato indebolito, e quindi questo di per sé lo rafforza e la sua agenda non dovrebbe cambiare, verosimilmente il sostegno americano all’Ucraina rimarrà molto solido.

Vediamo se ci sarà maggior attenzione nei confronti di ciò che sta accadendo in Iran, ma questo in parte dipende anche da altre dinamiche. Biden si sta spostando in una direzione favorevole a coloro che protestano, ma questo probabilmente è legato anche al fatto che le prospettive di riportare l’Iran sul nucleare sono sempre più sottili.

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