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Come le elezioni di midterm influiranno sulle presidenziali Usa. L’analisi di Martino

Come sono andate le elezioni di midterm negli Stati Uniti, quali fattori hanno inciso di più sul voto e quali scenari si aprono sulle presidenziali. Conversazione con Lucio Martino, membro dell’Advisory Council del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University ed esperto di relazioni transatlantiche

 

Una vittoria di misura dei repubblicani che sconfessa e punisce anche le politiche green della presidenza Biden, che hanno intaccato il portafoglio del cittadino americano medio preoccupato più della necessità di riempire il serbatoio della sua auto che di problemi come l’Ucraina.

E’ il punto di vista su queste elezioni di midterm di Lucio Martino, membro dell’Advisory Council del Guarini Institute for Public Affairs della John Cabot University ed esperto di relazioni transatlantiche, sui risultati di questo voto e dei fattori che lo hanno determinato.

Dottor Martino, si profila una vittoria di misura dei repubblicani al Congresso e anche se i risultati sono provvisori sembra proprio che venga confermata la tendenza storica secondo cui a metà mandato il partito del Presidente viene sempre punito dall’elettorato.

Sì, questo mi sembra confermato dal risultato elettorale ma è ancora presto per giudicare quanto sarà stato punito il partito del presidente. Prima di esprimere un giudizio definitivo vorrei capire quanto grande sarà la lmaggioranza repubblicana alla Camera. Per i risultati del Senato dovremo probabilmente aspettare dicembre perché in Georgia è previsto un ballottaggio che sembra destinato a rivelarsi decisivo. In ogni caso direi che non è lontano dal vero il fatto che queste elezioni non sono state concentrate sul partito del presidente ma sul presidente stesso; hanno rappresentato cioè un referendum sulla presidenza Biden.

Quanto hanno pesato nel voto certi punti deboli del Presidente quali il basso tasso di approvazione del suo operato, l’età avanzata e una leadership non così marcata come forse ci vorrebbe in tempi così critici?  

Il presidente non è mai stato particolarmente popolare, Non è mai stato popolare nella misura tale da poter influire in queste elezioni. Né lui né la vicepresidente Kamala Harris. Si è discusso più volte che la presenza di Biden in determinate campagne elettorali non necessariamente avrebbe favorito il candidato. È in definitiva mancato il ruolo di traino del presidente. Per esempio il più prestigioso tra tutti i candidati democratici al Senato, Tim Ryan, che ha corso nell’Ohio e che a quanto pare ha perso le elezioni dopo una carriera ventennale al Congresso, faceva campagna nel suo Stato definendosi come un americano e non come un democratico proprio per prendere le distanze dal suo stesso partito e dall’attuale Amministrazione in particolare.

Quanto hanno inciso le questioni economiche, che vedono gli Usa alle prese con il più alto tasso di inflazione degli ultimi quarant’anni e un visibile rallentamento della crescita?

Nella lista delle preoccupazioni che hanno guidato il voto c’era in primo piano un’inflazione che è arrivata a livelli mai visti da quarant’anni a questa parte proprio sotto l’Amministrazione Biden. In effetti lo stato dell’economia e il modo in cui colpisce i cittadini ha rappresentato una delle negatività. Pensi che in South Carolina durante l’Amministrazione Biden, girando per i supermercati del posto, mi sono ritrovato più di un supermercato con gli scaffali parzialmente  vuoti per via di un blocco della catena distributiva dovuto a tutta una serie di misure di regolamentazione introdotte dall’Amministrazione tanto che le merci restavano al largo delle coste della California. Cosa questa che ha avuto impatto anche visivo su un pubblico che non è abituato a vedere gli scaffali vuoti.

Che peso ha avuto il fattore aborto, che teoricamente avrebbe dovuto mobilitare e galvanizzare l’elettorato democratico?

Questo fatto ha inciso molto meno di quanto si pensi: all’aborto nella vita di una donna ci si pensa qualche volta mentre di andare al supermercato ci si pensa tutti i giorni. L’aborto era del resto una delle ultime preoccupazioni nei sondaggi.  Ben più importante è stato semmai il tema dell’immigrazione, perché durante l’amministrazione Biden l’immigrazione clandestina ha avuto un’impennata che non si era vista negli anni precedenti.

Anche il tema della criminalità era in primo piano in queste elezioni.

In realtà la criminalità è un tema che tocca principalmente le grandi città che comunque continuano a votare democratico. E i democratici nei confronti della criminalità hanno un approccio meno duro dei repubblicani. Addirittura in Pennsylvania Fetterman, che sembra aver vinto il seggio al Senato, è tollerante nei confronti della criminalità tanto da voler abolire il carcere a vita e far uscire dalle prigioni un terzo dei detenuti. E c’è un partito democratico che negli ultimi anni ha cavalcato l’idea che sarebbe bene spendere di meno per la polizia e di più per le reti di protezione sociale. Se nei grandi centri urbani i democratici tengono, evidentemente il tema della criminalità per quanto importante, non ha spostato molto.

Che influenza hanno avuto nel voto le questioni di politica estera? L’anno scorso si diceva che il disastroso ritiro dall’Afghanistan avesse segnato il punto più basso della gestione Biden. E ora si cominciamo a vedere crepe sul fronte dell’opinione pubblica per quanto concerne la guerra in Ucraina.

Vorrei precisare che il ritiro dall’Afghanistan dell’anno scorso era voluto orizzontalmente dalla grande maggioranza dell’opinione pubblica. L’unica controversia non era sull’opportunità di restare o meno ma sulla maniera con la quale è stato eseguito, una maniera che è stata giudicata come caotica. I problema dell’Ucraina poi è andato molto in secondo piano rispetto ai temi economici quali l’aumento dei prezzi e in particolare del costo degli idrocarburi: in alcuni stati il costo della benzina è aumentata di due/tre volte e un elettore che non abita in una grande città e deve decidere se riempire il serbatoio per andare al lavoro non vede come una questione importante quella dell’Ucraina.  A meno che il paese non sia direttamente coinvolto in un qualche conflitto, la politica estera incide molto di più sulle elezioni presidenziali che non su quelle di medio termine. Credo che il tema dell’Ucraina sarà in primo piano nelle elezioni del 2024.

Come giudica le performance dei candidati apertamente trumpiani? Queste elezioni spianano la strada a una ricandidatura di Trump nel 2024?

Trump ha sostenuto, appoggiato qualcosa come trecento candidati tra Camera e Senato, governatorati e cariche locali, ma è ancora presto per dire quanti ne sono passati. Per uno dei più importanti, come Herschel Walker in Georgia dovremo molto probabilmente aspettare dicembre. Un altro candidato trumpiano come Mehmet Oz in Pennsylvania ha perso, ma J. D. Vance in Ohio ha invece vinto. Bisognerà a questo punto vedere i risultati di tutti gli altri. Penso che Trump sia in una posizione quasi obbligata di candidarsi martedì prossimo. Negli ultimi tempi si parla della possibilità che il Ministro della Giustizia, Merrik Garland, possa incriminare il figlio del presidente, Hunter Biden. Molti pensano che questo sia un passo propedeutico a una concomitante oppure di poco successiva incriminazione di Trump. Trump a questo punto deve giocare d’anticipo e si deve candidare prima che si muova il ministro della giustizia. Lo annuncerà con ogni probabilità. martedì prossimo. Se permette vorrei aggiungere una cosa.

Prego.

Vorrei ricordare un elemento che viene spesso sottovalutato nelle analisi della presidenza Biden e che riguarda alcune sue scelte in materia energetica. L’Amministrazione Biden era arrivata sostenendo la necessità della transizione verso le rinnovabili e le fonti di energia verdi. Una delle sue prime decisioni è stata quella di bloccare il gasdotto Keystone, mandando a casa oltre 15 mila persone che ci lavoravano in quel momento. Biden ha preso poi provvedimenti che hanno reso più difficile lo sfruttamento dei territori federali, un intero dispositivo che ha reso più difficile la produzione di idrocarburi negli Stati Uniti tanto da far schizzare il prezzo della benzina. Quando andiamo a cercare l’elemento dell’Amministrazione Biden che più ha inciso in queste elezioni dobbiamo concentrarci sulla sofferenza causata dall’innesco della transizione degli Stati Uniti verso altre forme di energia, e questo è uno dei fattori che tornerà ad essere importante nella sfida del 2024.

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