La lite tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte, che aveva imposto a Elly Schlein l’esclusione del leader Iv in Liguria, è divampata non appena è apparsa chiara la vittoria di Marco Bucci sul dem Andrea Orlando. Ma la lezione per la sinistra e quel che resta del centrosinistra o campo largo che dir si voglia è un’altra. Di ben altra portata, che va oltre le solite analisi dal sapore politichese sull’eterno refrain “cerco un centro di gravità permanente” che però a sinistra, ridotta a un mix di estremismi, da tempo non c’è più.
Il verdetto ligure, arrivato dopo elezioni regionali imposte da un calendario dettato di fatto dalla magistratura dopo l’arresto dell’ex governatore di centrodestra Giovanni Toti, costretto alle dimissioni per tornare un uomo libero di potersi difendere dagli schizzi di fango del processo mediatico-giudiziario, segna come un brusco stop alla spinta ‘propulsiva’ dell’uso politico trentennale della giustizia da parte della sinistra contro gli avversari politici. Un sistema iniziato con ‘mani pulite’, che nel caso ligure ha avuto il suo momento topico nella manifestazione estiva in piazza della segretaria del Pd Elly Schlein e dei leader di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli contro un detenuto.
Già, esattamente così. Non hanno avuto alcuna remora garantista a scendere in piazza contro l’allora governatore ligure Giovanni Toti, solo indagato, recluso ai domiciliari, reo di un finanziamento regolarmente registrato, additato dai media mainstream al pubblico ludibrio per condotta morale riprovevole per essere salito sulla barca-ufficio dell’imprenditore Spinelli al porto di Genova. La stessa barca dove più o meno era già salito tutto il mondo locale dem. Quella scena forcaiola da tricoteuses dei leader della sinistra in piazza per ottenere le dimissioni di Toti, dando manforte alla fortissima pressione dei magistrati, fu giudicata dal liberale e garantista Enrico Costa, tornato in Forza Italia dopo aver abbandonato Azione di Carlo Calenda, persino peggiore di quelle dei giorni di “mani pulite”.
Non ha portato bene quell’immagine all’estate “militante” di Schlein, i cui sogni sono morti all’alba del giorno in cui in Liguria ha rivinto il centrodestra. Matteo Salvini, che ha particolarmente sostenuto Toti nei giorni dei domiciliari, esulta: “Abbiamo vinto tra arresti e campagna giudiziaria devastante”. Fi con Antonio Tajani esprime soddisfazione insieme con FdI.
Il campo largo di manette e stretto di visioni unitarie e politica riformista è un grumo di estremismi e massimalismi dove il centro di Renzi ormai appare solo un ambiguo centrino perché il centro vero è da molto tempo trasmigrato a destra. “Ed ora andiamo a vincere anche in Umbria”, conclude Augusto Riccardo Marchetti coordinatore regionale umbro sulle elezioni del 17 e 18 novembre prossimi.