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Perché la pandemia affloscia Uber, Airbnb e WeWork

Tutte le conseguenze della pandemia per Uber, Airbnb e WeWork

 

Fino a poche settimane fa era un mercato in crescita, solido e lanciato verso traguardi inimmaginabili. La Sharing Economy, incarnata in aziende del calibro di Uber, Airbnb e WeWork, invece, è ora in condizioni critiche per colpa della pandemia di coronavirus. Il motivo? Le basi stesse da cui parte: la condivisione con gli altri.

UBER E LYFT IN FORTE PERDITA

Secondo gli analisti, i colossi del settore come Uber e Lyft stanno andando incontro a un vero e proprio baratro dal punto di vista economico. Nessuna delle due aziende, in questo periodo, sta realizzando profitti. Uber sta pensando a licenziamenti fino al 20% dei suoi 27.000 dipendenti, ha riferito The Information.

Licenziamenti di tale portata, che non sono stati realizzati nell’azienda di sharing ma potrebbero essere annunciati per tappe nelle prossime settimane, e portare alla perdita del posto di lavoro per oltre 5.400 persone. Separatamente, il responsabile della tecnologia di Uber, Thuan Pham, che è entrato a far parte di Uber nel 2013 ed è il dirigente senior di più lunga data dell’azienda, ha rassegnato le dimissioni dall’azienda.

Molti media statunitensi hanno riferito che la società ha registrato un calo della domanda dal 60% al 70% nelle principali città come Seattle. L’amministratore delegato dell’azienda, Dara Khosrowshahi, ha dichiarato che la società si sta preparando meticolosamente allo scenario peggiore di fronte a una perdita significativa di entrate annuali fino all’80%. Tuttavia ha sottolineato che la società ha abbastanza liquidità – 10 miliardi di dollari – da rassicurare gli investitori che può navigare nel rallentamento economico del virus, si legge su Korean Times.

MALE ANCHE AIRBNB

Discorso simile per Airbnb: ha aggiunto protocolli di pulizia e ‘buffer’ di 24 ore tra un soggiorno e l’altro. La società non ha rivelato come sta procedendo la sua attività, ma ha chiesto due prestiti separati da 1 miliardo di dollari all’inizio di aprile. Secondo Korean Times Airbnb ha visto ridursi il valore dell’azienda del 16 per cento a 26 miliardi di dollari all’inizio di questo mese rispetto alla valutazione di 31 miliardi, prima della minaccia di COVID-19.

STESSO DISCORSO PER WEWORK

WeWork, che riunisce un gran numero di lavoratori di diverse aziende nei suoi brulicanti spazi di co-working, era già in difficoltà prima che il coronavirus colpisse, e ora sta cercando di capire come far sentire i propri “utenti” abbastanza a proprio agio da poter tornare ai loro pod. Sempre secondo Korean Times WeWork, già navigava in cattive acque con una perdita di 2 miliardi di dollari seguente al fallito il tentativo di IPO dell’anno scorso. All’inizio di questo mese, poi, ha intentato una causa contro SoftBank, il principale investitore dell’azienda, per aver fatto marcia indietro nell’acquisto di azioni per 3 miliardi di dollari precedentemente promesso.

BLOCCATE LE SCOMMESSE DI QUESTE AZIENDE

La pandemia, insomma, “ha brutalmente bloccato le scommesse fondamentali di queste aziende. Viaggi minimi significano poca richiesta di affitti a breve termine. E grazie agli ordini di lavoro da casa, c’è poca richiesta di spazi di co-working”, si legge su Axios.

“Per certi versi, la pandemia apre la porta alla rinascita degli originali ideali di base dell’economia della condivisione, la cooperazione tra comunità e la fiducia tra pari. Al giorno d’oggi ci sono beni come farina, zucchero e lievito che passano da un vicino all’altro. Potremmo non affrettarci a tornare in spazi condivisi – ma abbiamo sperimentato una profonda dimostrazione di interdipendenza”, ha concluso Axios.

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