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Erdogan

Ecco le bombe umane di Erdogan. Fatti e commenti

L'analisi di Vincenzo Camporini per Affari Internazionali sulle mosse pericolose della Turchia 

 

Sono oltre 130mila i migranti che fino a stamani si sono diretti dalle zone interne turche verso il confine con la Grecia per cercare di entrare nell’Ue, dopo che Ankara ha annunciato che non intende più fermarli. Lo scrive su Twitter il ministro dell’Interno turco. La cifra è dieci volte superiore a quella riferita dalle autorità di Atene e dalle ong internazionali. E mentre l’alto rappresentante Ue Borrell è ad Ankara per incontri ad alto livello, il cancelliere austriaco Kurz accusa la Turchia di voler portare un attacco all’Europa. Il presidente turco Erdogan se la prende con Bruxelles: ‘Abbiamo già speso 40 miliardi, dove sono i sei miliardi promessi per le Ong?’, dice. (Redazione Start Magazine)

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Estratto di un’analisi di Vincenzo Camporini pubblicata su Affari Internazionali

Da molto, forse troppo tempo la Turchia di Recep Tayyp Erdoğan sta giocando su più tavoli, talvolta con gli stessi giocatori che, a seconda delle circostanze, possono essere alleati o avversari, illudendosi di poterli piegare a suo piacimento ai propri fini, che possono essere definiti egemonici, ma che vengono presentati come propri interessi vitali.

In questo quadro non c’è dubbio che la stabilità nella fascia territoriale siriana contigua alla frontiera turca sia importante per sottrarre santuari sicuri all’irredentismo curdo, ma è altrettanto vero che un ruolo dominante su quel che resta dello stato siriano sarebbe un tassello fondamentale per le tentazioni egemoniche di Ankara in tutto il Medio oriente.

Allo stesso modo, l’accesso alle disponibilità energetiche del Mediterraneo orientale costituisce un’esigenza imprescindibile per ridare fiato ad una situazione economica che non è esagerato definire traballante, pur occupando ugualmente un ruolo determinante dell’intreccio geopolitico ed energetico tra Israele, Egitto, Cipro, con Francia e Italia, e che contribuirebbe a ottenere una centralità regionale.

Si tratta di un gioco rischioso, soprattutto quando ci si illude di potere impunemente strumentalizzare i diversi fattori e attori. Può riuscirci davanti a un’Europa divisa e timorosa, agitando lo spauracchio di riaprire il flusso dei disperati che hanno abbandonato le loro terre? Sembra un po’ meno facile quando si pensa di poterlo fare con un giocatore dalla consumata abilità come Putin.

Si ricorderanno le giravolte con l’abbattimento del Sukoi 24 nel novembre del 2015 e con il successivo abbraccio, con il corollario dell’acquisizione del sistema antiaereo S400 dalla Russia, chiedendo contemporaneamente alla Nato di difendere i propri cieli orientali (abbiamo anche noi a lungo schierato i nostri SAMP-T). Al contrario, è Mosca che sta conducendo la partita, con l’abilità di un maestro di scacchi ed è pura illusione pensare di averla come alleata in un dossier e come avversaria in un altro.

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