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Economia Tedesca

Ecco le 3 ipotesi di governo dopo le elezioni in Germania

I risultati delle elezioni in Germania e gli scenari di governo. Il punto di Pierluigi Mennitti da Berlino

 

È come se in una partita di calcio si andasse ai tempi supplementari. E quasi non importa quale dei due grandi partiti (l’Spd o l’Unione) riuscirà alla fine della conta a mettere il naso davanti all’altro. Con il progredire dello spoglio e l’affinamento delle proiezioni, sembra consolidarsi un lieve vantaggio dell’Spd, tra l’1 e l’1,2% a seconda degli istituti. Piazzarsi al primo posto con un vantaggio chiaro significherebbe, secondo la prassi politica tedesca, conquistare almeno il diritto alla prima mossa.

Ma non è detto che sarà poi quella decisiva. L’era Merkel si conclude con la frantumazione del vecchio sistema politico tedesco basato su due grandi partiti di massa e con l’emergere di un panorama frastagliato in cui le forze si riequilibrano. La Germania entra in una fase di incertezza, che sarebbe prematuro definire “era”, ma che certo si prolungherà per diverse settimane, forse mesi. C’è già chi sospetta che toccherà ancora ad Angela Merkel, come cancelliera in carica di un governo dell’ordinaria amministrazione pronunciare il tradizionale discorso di fine anno. E così battere il record di durata che oggi appartiene a Helmut Kohl, 5869 giorni in carica. La data fatale sarà il 17 dicembre. Si vedrà.

Dalle urne non è uscito alcun chiaro vincitore, ma una serie di possibilità, di alleanze, che impegneranno i partiti coinvolti in trattative non semplici.

Giamaica, Semaforo, Germania, il caleidoscopio dei colori dei partiti tedeschi offre spunti a sufficienza per immaginare future coalizioni, addirittura una riedizione della Grosse Koalition non è esclusa dai numeri. Tutto torna in gioco e al centro della scena si piazzano i terzi e i quarti arrivati, i Verdi e i liberali, che possono tirare l’inerzia delle trattative verso un governo guidato da Armin Laschet, oppure uno in mano a Olaf Scholz.

Ai nastri di partenza le posizioni di questi due partiti sono chiare: i Verdi vorrebbero partecipare a un governo Scholz, i liberali a un esecutivo Laschet. Entrambi, ecologisti e liberali, sono però decisivi per una maggioranza a tre e i due aspiranti cancellieri dovranno trovare le soluzioni politiche e personali giuste per convincerli a governare con loro.

Guardare i programmi, cui abbiamo fornito una robusta sintesi alla vigilia del voto, non aiuta a sciogliere preventivamente il nodo della futura maggioranza: molti sono i punti di contatto per la costituzione di un’alleanza Giamaica (Unione, Verdi, Fdp), ma ne esistono altrettanti per una coalizione Semaforo (Spd, Verdi, Fdp).

Laschet e Scholz arrivano alle trattative sospinti da sentimenti contrastanti. Il leader dell’Unione ha dovuto incassare il peggior risultato di tutti i tempi, l’Unione ha perso quasi 9 punti rispetto a quattro anni fa e la figura sbiadita del candidato ha molto pesato in questo risultato. Al contrario Scholz ha quasi resuscitato una Spd che alla partenza della campagna elettorale era quotata attorno al 15%, e che invece si presenta a fine gara con 5 punti in più rispetto alle elezioni precedenti. Ma i sondaggi delle ultime settimane avevano già registrato il recupero di Scholz e addirittura il sorpasso, per cui il quasi pareggio finale disegna una smorfia di delusione sul volto del candidato Spd e rilancia insperate speranze in quello dell’Unione.

Inizia insomma una partita tutta nuova, nella quale sarà fondamentale per i due pretendenti non fare passi falsi. Nel 2005, alla fine di una volata elettorale all’ultimo voto come questa volta, Gerhard Schröder perse la cancelleria a favore di Angela Merkel per un’improvvida battutaccia durante il dibattito televisivo post-voto.

L’unica cosa certa, assieme alla constatazione che il prossimo sarà con 730 deputati il Bundestag più numeroso di sempre, è che i tempi per la formazione del nuovo governo saranno lunghi e probabilmente neppure “pacifici”. Nelle prime dichiarazioni post elettorali Laschet, presentatosi sul palco della sede centrale della Cdu con Angela Merkel alle spalle, ha già detto che il suo partito ha ricevuto un mandato per evitare un governo a guida di sinistra e che farà di tutto per formarne uno guidato dall’Unione. Scholz è stato più prudente, anche nella convinzione che l’aggiornamento dei risultati reali avrebbe consolidato un vantaggio sufficiente per l’Spd e che magari a fine conta Laschet sarà più occupato nella resa dei conti interna piuttosto che nella formazione di un governo.

Ma la sera che è appena iniziata proseguirà fino a notte fonda, con la conta dei voti che darà risultati più certi e i partiti impegnati nelle prime riunioni sulla valutazione del voto e sulle trattative future.

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