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Tunisia

Ecco la vera partita politica che si gioca sul Quirinale

Siamo di fronte ad un sistema politico che non regge più. Una scelta poco oculata del prossimo inquilino del Colle potrebbe essere il colpo finale. Il commento di Gianfranco Polillo

 

É credibile la tesi, enunciata da La Stampa, sulla scorta delle indagini demoscopiche di Alessandra Ghisleri che gli italiani sarebbero fortemente tentati dall’idea del presidenzialismo? I risultati del sondaggio, per la verità, sembrerebbero confermarlo. A favore di quest’ipotesi si é espresso il 67,4 per cento del campione. Contro, in difesa pertanto dell’attuale sistema, il 24,5. Indeciso l’8,5 per cento del totale. Maggioranza quasi bulgara, considerando la delicatezza dell’argomento, dopo la lunga predicazione sulla “Costituzione più bella del mondo”.

C’é da dire che la gente normale riesce a vedere meglio delle élite di questo nostro strano Paese. Non sopporta più il teatrino, o meglio la pochade, della politica. Vale a dire quella rappresentazione più licenziosa che farsesca che caratterizza la vita politica italiana di questi ultimi anni. E di cui, a partire da lunedì 24 gennaio, si scriverà una storia che rischia di essere ancor meno edificante. Tutto era iniziato con una falsa partenza. Silvio Berlusconi che tentenna nel proporre una sua candidatura, fino al beau geste del ripensamento, nel nome dei superiori interessi nazionali. Enrico Letta e Giuseppe Conte che, come un sol uomo, memori di quella grande donna della storia antifascista europea che fu Dolores Ibarruri, gridano “no pasaran”.

Tutto molto confuso, per non usare termini ben più ruvidi. Ma quello che più colpisce di quella vicenda era un corollario non espresso. La sinistra era contraria alla candidatura di Silvio Berlusconi o di un qualsiasi esponente del centro destra? Sul fondatore di Forza Italia si poteva eccepire, considerando il ruolo da lui svolto nella vicenda politica italiana. Difficile riconoscere a un lottatore, come lui era stato contro la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, il tardivo ruolo di super partes, come richiesto al Capo dello Stato, dalla Costituzione vigente. Tuttavia l’opposizione, poteva comunque essere più rispettosa della persona, invece di assumere il tono di una condanna quasi morale.

Il passo indietro di Silvio Berlusconi ha comunque fatto avanzare la situazione e messo tutti di fronte alle proprie responsabilità. Scoprendo il fianco della sinistra. Secondo Enrico Letta non ci può essere un candidato del centro destra per la carica di presidente della Repubblica. Ergo l’opposizione nei confronti di Berlusconi era in larga misura strumentale. Sennonché la debolezza di questa posizione risulta evidente se solo si considera l’inevitabile contromisura dello schieramento opposto. Se non vi può essere un candidato di centro destra, per lo stesso motivo non v’è ne può essere uno di centro sinistra. Ed allora?

Visto che nessuno dei due schieramenti é in grado, da solo, di eleggere un proprio rappresentante, il risultato di questa maionese impazzita porta direttamente ad un candidato di centro. Che Matteo Renzi, da quel furbacchione che è, aveva da tempo individuato in Pier Ferdinando Casini. Sarà questo il possibile punto di caduta? Chi può dirlo? Rosy Bindi l’ha escluso in modo categorico, dando voce ad una parte consistente dello schieramento di sinistra. Va bene che i 5 stelle sono in crisi e che lo stesso Casini, come presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, è riuscito in qualche modo a recuperare su quel fronte. Ma forse non basta.

Anche perché nel centro-destra i giochi, a loro volta, sono complicati, considerando la variabile governo. Qualunque sarà la scelta definitiva, con questo convitato di pietra bisognerà fare i conti. Mario Draghi é divenuto presidente del Consiglio a seguito della decisione prevalente, se non esclusiva, di Sergio Mattarella, mentre il Parlamento sprofondava nel disperato tentativo di organizzare una maggioranza pasticciata ed impresentabile a favore di Giuseppe Conte.

Scelte nuovamente poco oculate di questo stesso Parlamento rischiano pertanto di logorare ulteriormente una situazione già compromessa. Nelle ultime elezioni politiche, per il seggio lasciato vacante dal Roberto Gualtieri, nel frattempo divenuto sindaco di Roma, hanno votato poco più del 10 per cento degli aventi diritto, in un collegio elettorale – il centro della città – da sempre in mano alla sinistra per le sua caratteristiche socio-economiche. La sinistra ZTL: come i romani definiscono questo agglomerato cittadino. Il dato dovrebbe far riflettere, andando anche oltre i sondaggi di Alessandra Ghisleri. Siamo di fronte ad un sistema politico che non regge più. Una scelta poco oculata del prossimo inquilino del Colle potrebbe essere il colpo finale.

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