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Blinken

Ecco come e perché Usa e Arabia Saudita si sono rIavvicinati

Gli obiettivi della missione del Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in Arabia Saudita e i commenti degli analisti

 

Nella seconda visita ufficiale in meno di un mese dopo quella del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, il Segretario di Stato Usa Antony Blinken si è recato in Arabia Saudita alla corte del principe Mohammed bin Salman per porgere un ramoscello d’ulivo che ponga fine ad anni di incomprensioni e disaccordi con un partner ancora indispensabile per gli equilibri di una regione turbolenta come il Medio Oriente e proprio per questo corteggiato da potenze rivali come la Cina.

Obiettivi della missione di Blinken.

Blinken è atterrato martedì in Arabia Saudita nel contesto di una missione studiata dall’Amministrazione Biden allo scopo di, scrive Reuters, rammendare i rapporti con una potenza con la quale numerosi sono stati i punti di frizione negli ultimi anni.

Come osserva The Hill, la visita arriva tra l’altro il giorno dopo che Riad ha annunciato il taglio di un milione di barili alla sua produzione giornaliera di petrolio, a rimarcare la distanza con la prospettiva di Washington, che spinge invece in tutt’altra direzione.

Obiettivo della missione del Segretario di Stato è stato, come recita il comunicato del portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, discutere con vertici sauditi “la cooperazione strategica sui temi regionali e globali e una gamma di temi bilaterali, inclusa a cooperazione economica e di sicurezza”.

Nell’agenda della visita erano fissati altri due impegni per Blinken: la partecipazione a un vertice ministeriale con i partner del Consiglio di Cooperazione del Golfo e la partecipazione al summit dei ministri della Coalizione Globale per Sconfiggere l’Isis allo scopo di, si legge ancora nel comunicato di Miller, “riaffermare il nostro impegno per assicurare la duratura sconfitta” dei jihadisti dello Stato Islamico.

L’incontro con MbS.

Poco dopo l’arrivo del suo aereo a Gedda, martedì pomeriggio, Blinken si è incontrato con il principe ereditario nonché Primo ministro Mohammed bin Salman in una riunione che, secondo quanto ha riferito un funzionario Usa alla Cnn, è durata un’ora e 40 minuti.

Alla conversazione, scrive Al Monitor, hanno preso parte anche l’assistente Segretario di Stato del Bureau degli Affari del Vicino Oriente Barbara Leaf e il Consigliere Derek Chollet. Per la parte saudita erano presenti il Ministro degli Esteri principe Faisal bin Farhan e l’ambasciatrice saudita negli Usa principessa Reema bint Bandar.

Come riporta un altro comunicato di Miller pubblicato dopo l’incontri di Gedda, Blinken e MbS hanno parlato, oltre che di cooperazione economica specialmente in campo energetico e tecnologico, di come raggiungere un’intesa politica per porre fine alla guerra in Yemen, del conflitto in Sudan, da dove i sauditi hanno contribuito ad evacuare centinaia di cittadini americani.

I due leader hanno anche affrontato il tema spinoso dei diritti umani, che vede gli Usa nella posizione difficile di dover rimproverare un alleato prezioso per le sue numerose manchevolezze

Rapporti migliorati ma ancora tesi.

Intervistato da Al Jazeera, il ricercatore dell’Arab Gulf States Institute in Washington Hussein Ibish ha espresso la sua convinzione che la relazione tra Riad e Washington sia “più forte di quanto fosse un anno fa”.

Molta acqua in effetti è passata sotto i ponti da quando il presidente Usa Joe Biden prometteva, nel corso della campagna elettorale del 2020, di trattare l’Arabia Saudita come un “paria” e da quando, appena insediato alla Casa Bianca, autorizzava la divulgazione di un rapporto dell’intelligence che accusava MbS del clamoroso omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi.

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Washington si è trovata costretta a non uno ma due pass indietro per cercare la cooperazione di Riad soprattutto in campo energetico nel momento in cui si impennava il prezzo del barile.  Emblematica in tal senso la visita compiuta dallo stesso Biden durante la quale si è scambiato un giocoso “fist bump” con il principe.

Come rileva Reuters, l’America negli ultimi tempi ha mutato atteggiamento, apprezzando  il ruolo svolto da Riad negli scontri in Sudan ospitando colloqui di pace a Gedda. Ha anche mutato opinione sul ruolo saudita nella guerra in Yemen, di cui Riad è stata dal 2015 un attore fondamentale salvo ora rispettare una tregua che regge da mesi.

Anche se il barometro della relazione volge al bello, non sono mancati anche recentemente gli attriti. Non c’è solo il freschissimo taglio alla produzione petrolifera, a conferma una linea di cooperazione tra Riad e Mosca che non può ovviamente andare a genio a una superpotenza impegnata a contenere con tutti i mezzi l’influenza globale della Russia.

Divergenze e convergenze.

C’è stata l’improvvisa normalizzazione dei rapporti con l’Iran con un accordo mediato da Pechino che ha sorpreso e indispettito l’Amministrazione Biden. Non a caso, come sottolinea parlando con Reuters Richard Goldberg, analista alla Foundation for Defense of Democracies, scoraggiare una più stretta relazione saudita-cinese rientrava probabilmente tra gli obiettivi primari della missione di Blinken.

Un altro sgarbo è stato favorire o accondiscendere alla riammissione del dittatore siriano Bashar al Assad nella Lega Araba, con una riabilitazione che stride con la politica ufficiale americana di isolamento.

Ma nonostante tutto ciò, l’America è disposta a chiudere non uno ma due occhi perché ha un disperato bisogno di Riad e teme giustamente di essere scavalcata da altre potenze come quella cinese in un quadrante cruciale come quello del Medio Oriente.

Ecco perché, parlando con i reporter alla vigilia della partenza di Blinken, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby ha sottolineato che, più che sulle azioni passate del partner, “siamo concentrati sul futuro”.

“Questo non significa – ha enfatizzato Kirby – che noi siamo sempre d’accordo con i sauditi su tutto o che loro siano d’accordo con noi su tutto. Abbiamo certamente differenze di opinione. (Ma) nell’agenda di questa relazione bilaterale, una relazione bilaterale critica nel Medio Oriente, ci sono davvero un sacco di punti”.

Nuovo accordo di Abramo in vista?

Benché il tema risulti assente dal comunicato del Dipartimento di Stato, sicuramente Blinken avrà avuto modo di discutere con MbS della normalizzazione dei rapporti fra Arabia Saudita e Israele, in sintonia con quanto avvenuto con alcuni Paesi arabi firmatari dei cosiddetti Accordi di Abramo.

Ma per centrare questo fondamentale obiettivo saranno necessari un intenso lavorio diplomatico e molta pazienza di fronte ai comportamenti e alle bizze di un partner non più ormai totalmente acquiescente.

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