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Beppe Grillo

Ecco come Beppe Grillo si fa contagiare dalla Cina

Che cosa si può leggere sul blog di Beppe Grillo su Cina e Coronavirus

Tranquillli, si fa per dire. O sereni, come direbbe Matteo Renzi. Contrariamente alle apparenze lamentate da qualche parte commentando il suo lungo silenzio, Beppe Grillo non se l’è data, sopraffatto dalla crisi d’identità o nervi  in cui si dibatte il Movimento 5 Stelle da lui fondato.

Non so, francamente, se il “garante”, l’”Elevato”, con la maiuscola, il “padre di tutti noi”, come lo chiamano ancora in molti tra militanti e “portavoce” del suo quasi partito e come si diceva di Mao in Cina, soffra ancora delle apnee notturne da lui stesso comunicate qualche tempo fa preannunciando un intervento che gliele avrebbe risparmiate, consentendogli di stare poi meglio anche di giorno. Spero, per lui, che tutto sia regolarmente avvenuto e bene, prima che i traffici ospedalieri si ingolfassero per l’epidemia, anzi la pandemia del Coronavirus, come l’ha dichiarata l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

So tuttavia che Grillo, i cui spettacoli “terrapiattisti” sono sospesi anche per gli assembramenti vietati dalla guerra virale,  è vigile, attento, probabilmente preoccupato e sempre pronto  alla battuta ironica. Lo rilevo dal suo blog personale, che viene regolarmente aggiornato  e che nella sua 103.ma settimana non ha per niente ignorato l’epidemia  con la quale sta facendo i conti anche il governo e la relativa maggioranza a trazione pentastellata. È una trazione derivanti dalla consistenza parlamentare del Movimento omonimo e dalla quasi discendenza o appartenenza -chiamatela come volete- del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che senza la forte e convinta designazione di Grillo non sarebbe arrivato a Palazzo Chigi quasi due anni fa e non sarebbe stato confermato nella scorsa estate, pur a maggioranza  diversa o capovolta, con la sinistra al posto della destra leghista, non più “costola della sinistra” immaginata e decantata nel 1995 -ricordate?- da Massimo D’Alema. Che a sinistra allora dettava legge, o quasi.

Oltre a scherzarci un po’  sopra con una vignetta di Davide Charlie Leccon — se non ne ho letto male il nome — in cui il conduttore di un telegiornale gioca tra pandemia e pandemonio, Beppe Grillo tratta seriamente l’argomento affidandolo all’articolo di un professore — Fabio Massimo Parenti — che si divide fra l’Università cinese degli affari internazionali, a Beijling, e l’Istituto Internazionale Lorenzo dei Medici, a Firenze.

Il professore lamenta “la politicizzazione” del Coronavirus attraverso la sua “etnicizzazione” cinese, come si dice e si fa alla Casa Bianca e dintorni. Piuttosto, egli indica la Cina come modello da seguire sul fronte antivirale, grazie anche alla sua “politica di comando e controllo”, e auspica che il governo italiano continui con “le misure coraggiose” già intraprese, senza lasciarsi evidentemente trattenere dalle critiche di sostanza e di forma che gli stanno piovendo addosso dalle opposizioni di centrodestra, ma anche da giornali di una certa autorevolezza come il Corriere della Sera e la Repubblica.

“Cina-Italia: un destino comune”, è il titolo  dell’articolo del professore Parenti, con tanto di immagine esplicativa. Ne sarà rimasto contento — immagino — al pari di Grillo, suo frequentatore quando viene a Roma — l’ambasciatore di Pechino in Italia, appena intervistato dal Messaggero.

Di questa specie di asse Roma-Pechino, gestito in qualche modo alla Farnesina dal ministro grillino degli Esteri Luigi Di Maio, si è parlato anche nell’incontro di Conte con la delegazione del centrodestra ricevuta a Palazzo Chigi. È stata insomma riaperta per assistenza, tra tanti blocchi, almeno la cosiddetta Via della Seta.

 

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