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Quale sarà la politica estera di Trump con Rubio e Waltz

Con Rubio e Waltz, Trump sta avviando un riassetto della globalizzazione che metterà sotto pressione la Cina e i paesi emergenti. Il punto di Sergio Giraldo

La scelta di Marco Rubio, già in predicato di diventare vicepresidente, come Segretario di stato è una indicazione molto chiara di come Donald Trump intende approcciare la politica estera. Il senatore della Florida, nipote di esuli cubani, è fautore di una politica estera decisa e netta nei confronti di Cina e Iran. Rubio è stato sanzionato individualmente da Pechino nel 2020 per le sue posizioni anticinesi. È Rubio ad aver chiesto nel 2019 indagini sulle attività della app TikTok negli USA. Rubio da qualche mese (probabilmente in vista di un incarico in questa nuova amministrazione) si è allineato a Trump anche sulla fine della guerra in Ucraina: una soluzione negoziata con la Russia è per Rubio l’unico modo per fermare la guerra senza escalation.

Assieme a lui, Trump ha scelto Mike Waltz come consigliere per la sicurezza nazionale. Anch’egli dalla Florida, favorevole ad una rapida fine della guerra in Ucraina, è un altro falco nei confronti della Cina. Ex militare (berretto verde, pluridecorato), ha già lavorato al Pentagono in passato. Insomma, un duro.

La piega anti-cinese della prossima amministrazione si delinea sempre più chiaramente. Oltre alla politica estera di confronto netto, i dazi che certamente Trump applicherà metteranno la Cina di fronte ad una serie di dilemmi. Dazi alti sulle merci cinesi (al 60%, dice Trump) imporranno una svalutazione robusta della valuta cinese, che potrebbe arrivare fino al 50%. Cosa che farebbe crollare un po’ tutte le valute dei paesi emergenti come Argentina e Turchia, collegate strettamente al dollaro. Questo farebbe scendere il costo delle materie prime, di cui si avvantaggerebbero proprio gli USA, che vedrebbero incrementare il proprio potere d’acquisto.

La cosa si presenta un po’ complessa, in teoria, perché il renminbi è già ampiamente sottovalutato. Negli ultimi 4 anni è rimasto praticamente costante rispetto ad euro e dollaro, mentre il surplus cinese è aumentato di 4 volte: è evidente che la Banca Centrale cinese lavora molto per evitare apprezzamenti della valuta che potrebbero danneggiare l’export di Pechino.

Trump sta avviando un riassetto della globalizzazione che metterà sotto pressione la Cina e i paesi emergenti. Contrariamente a quanto viene raccontato, quello di Trump non è affatto un disimpegno dal mondo. Al netto delle pose naïf e dei critici pronti ad accusarlo di essere un bullo da bar, Trump potrebbe segnare con la sua seconda presidenza una frattura storica epocale. Il disegno sembra sempre più quello di una riaffermazione del ruolo degli USA nel mondo attraverso i meccanismi dell’economia, anziché attraverso gli eserciti. Allo stesso tempo, la coppia Rubio+Waltz serve a mostrare un volto deciso in politica estera, poiché la sola minaccia economica per molti soggetti potrebbe non bastare. Per gli economisti ortodossi si prevedono quattro anni di sudori freddi.

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