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Giorgetti

Di Maio il Futurista spingerà le stelline di Conte all’opposizione?

Quali effetti ci saranno dopo la scissione dal Movimento 5 Stelle capeggiata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. I Graffi di Damato

Evidentemente ostinato nelle sue convinzioni, intuizioni, fantasie, il direttore Luciano Fontana ha fatto o lasciato rappresentare andreottianamente sulla prima pagina del Corriere della Sera la scissione del movimento grillino compiuta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Che il vignettista Emilio Giannelli ha lasciato calare dalle cinque stelle con un lenzuolo arrotolato pronunciando il famoso motto di Giulio Andreotti secondo cui “il potere logora chi non ce l’ha”. O non ce l’avrà, nel nostro caso, perché Giuseppe Conte, il presidente di quel ch’è rimasto del movimento da lui rappresentato alla guida di due governi fra il 2018 e il 2021, non ancora se n’è reso ben conto ma è stato praticamente spinto fuori dalla maggioranza con l’abbandono di quel rompiscatole, o “zavorra”, come l’ha chiamata, che era diventato per lui Luigi Di Maio.

Non so quante settimane o mesi Conte impiegherà per sganciare quel che rimane -ripeto- del suo movimento dal governo e forse anche dalla maggioranza per cercare di ridurre le scontate perdite elettorali dell’anno prossimo, quando dovranno essere rinnovate le Camere, ma quel passaggio è ormai scritto nella sua storia personale e politica. Egli si troverà per forza risucchiato nel radicalismo d’opposizione dell’ex grillino ma da lui sempre vezzeggiato Alessandro Di Battista, che ha dato dell’”ignobile” all’ ex fraterno amico Di Maio. Ma quando compirà lo strappo che non ha avuto il coraggio di consumare già ieri al Senato, dove ha solo allungato i tempi della trattativa per una risoluzione comune della maggioranza sulla guerra all’Ucraina e dintorni, Conte non riuscirà forse neppure ad ottenere il passaggio formale di una crisi di governo. O se vi sarà, si tratterà appunto di una formalità avendo Mario Draghi perduto solo una componente della sua maggioranza, e neppure più la prima, più consistente. I sessanta e forse più parlamentari di Di Maio avranno fatto sorpassare i grillini dai leghisti. I quali -guarda caso- da quando hanno avuto cognizione del blitz atlantista di Di Maio hanno smesso, o quasi, di minacciare crisi, disimpegno o altro ancora.

D’altronde, è proprio del fatto che da oggi in Parlamento i gruppi 5 Stelle non sono più quelli di maggioranza relativa che Di Maio ha tenuto a vantarsi presentando ieri sera, dopo un doveroso passaggio informativo al Quirinale, il “progetto” che si è proposto di realizzare chiamandolo “Insieme per il futuro”. Che sarà di se stesso, come gli ha subito rimproverato tra gli improperi il già ricordato Di Battista, ma difficilmente sarà quello del più titolato professore di diritto, avvocato del popolo e di clienti anche abbienti, ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Quello di Di Maio sarà pure un “partitino”- come gli hanno rimproverato in sintonia non nuova Marco Travaglio da sinistra, evocando sul Fatto Quotidiano l’Udeur di Clemente Mastella, e Maurizio Belpietro da destra sulla Verità – ma ha già provocato il “terremoto” non a torto gridato dal Corriere della Sera. Ed altre scosse è destinato a produrre: per esempio nel Pd. Dove il segretario Enrico Letta, a dispetto della tranquillità ostentata sino a ieri, si troverà nel stessi panni della Dc quando nelle edizioni del centro-sinistra, col trattino, non sapeva se inseguire di più, o fidarsi di meno, fra socialisti e socialdemocratici. Anche quello, nelle intenzioni sia di Aldo Moro sia di Amintore Fanfani, i due cavalli di razza della scuderia scudocrociata, doveva essere un campo largo, diciamo così.

In questa situazione, che fa peraltro decadere ad evento minore il dibattito odierno alla Camera fotocopia di quello avvenuto ieri al Senato sulla guerra in Ucraina e dintorni, assume un carattere profetico e drammatico insieme l’ultimo messaggio di Beppe Grillo dal suo blog, in veste sia di garante sia di consulente del MoVimento 5 Stelle ormai “biodegradabile” per sua stessa ammissione o preoccupazione: “La luce del sole è il miglior disinfettante”. E che sole, col caldo che fa.

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