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Occhetto

Qual è la sinistra che vorrebbe Occhetto

“Perché non basta dirsi democratici. Ecosocialismo e giustizia sociale” di Achille Occhetto letto da Tullio Fazzolari Leggere “Perché non basta dirsi democratici. Ecosocialismo e giustizia sociale” di Achille Occhetto (Guerini e associati, 200 pagine, 18,50 euro) comporta un rischio. L’effetto, sicuramente non ricercato dall’autore, è che potrebbe causare un attacco di nostalgia per i vecchi…

Leggere “Perché non basta dirsi democratici. Ecosocialismo e giustizia sociale” di Achille Occhetto (Guerini e associati, 200 pagine, 18,50 euro) comporta un rischio. L’effetto, sicuramente non ricercato dall’autore, è che potrebbe causare un attacco di nostalgia per i vecchi tempi: quelli in cui prima di fare politica, almeno a un certo livello, bisognava sgobbare sui libri. C’erano le scuole di partito come le Frattocchie del PCI. Si studiavano i testi sacri delle rispettive ideologie ma anche i trattati di Maurice Duverger o di Max Weber. Tra i pregi dimenticati della prima repubblica c’era anche la cultura politica. L’abissale differenza con quella di oggi, nella quale predominano improvvisati improvvisatori, spiega e legittima un po’ di nostalgia.

Cultura politica significa anche avere solide basi per elaborare nuove teorie. Ed è proprio quello che Occhetto propone con “Perché non basta dirsi democratici”. Punto di partenza è la fine del socialismo così come è stato interpretato per più di un secolo. E sarebbe banale credere che la causa sia stata il fallimento del modello sovietico. Molto di più hanno inciso le colossali trasformazioni avvenute durante gli ultimi decenni nella società, nell’economia e nella tecnologia. Ma, anche ammettendo che sia arrivata a esaurimento un’ideologia, questo non vuol dire affatto la fine di un ideale. I valori su cui si basa il socialismo restano attuali a condizione che si tenga conto di una realtà che è profondamente cambiata.

E’ evidente che sarebbe anacronistico parlare di lotta di classe. Ma la giustizia sociale resta un obiettivo da perseguire senza limiti di tempo. E le insidie oggi possono venire da più fronti: dal nuovo capitalismo, dalla globalizzazione e perfino dalla digitalizzazione tecnologica. Non si tratta più di difendere dallo sfruttamento operai e contadini. E’ la società intera, le generazioni attuali e, soprattutto, quelle future, ad aver bisogno di tutela rispetto a cambiamenti che possono provocare ulteriori peggioramenti nella giustizia sociale. Su questo si può fondare il concetto di ecosocialismo.
Senza polemiche Occhetto mette il dito nella piaga. Se la politica di oggi non attira più i cittadini è perché è povera di idee. Sono state abbandonate insieme alle ideologie e agli ideali. Alla sinistra (così come anche alla destra) sarebbe necessario elaborare nuovi contenuti. Negli ultimi trent’anni non s’è fatto o, comunque, non s’è fatto abbastanza. Più spesso, come giustamente osserva Occhetto, s’è pensato di risolvere tutto affidandosi a nuovi leader. I risultati sono quelli che conosciamo: altalenanti e complessivamente negativi. Niente di più si poteva sperare da una classe politica che insegue i sondaggi con sortite più o meno estemporanee e che punta solo al consenso elettorale e poi non sa che cosa farsene. Se a sinistra non basta dirsi democratici tout court ma occorre qualcosa di più, Occhetto propone in sostanza nuovi elementi di socialismo. Difficile stabilire che sia la soluzione ma almeno è una proposta su cui confrontarsi seriamente.

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