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Salvini

Cosa si dice a destra e a sinistra su Moratti e rave party

Commenti e reazioni al decreto anti rave party e all'uscita di Letizia Moratti dalla giunta della Regione Lombardia. La nota di Paola Sacchi

 

Il decreto anti-rave illegali tiene banco, con le accuse di Enrico Letta e di altri esponenti della sinistra al governo Meloni di aver varato una “norma liberticida”. L’esecutivo tiene duro, scende in campo il premier che rivendica la misura e smentisce che voglia negare il dissenso. Esponenti di FI la difendono, ma propongono miglioramenti in parlamento per abbassare la pena e mettere uno stop alle intercettazioni, sulle quali già la stessa Meloni non sarebbe stata d’accordo, concordando in Cdm con le osservazioni del vicepremier Antonio Tajani.

In parlamento, quindi, la norma sarà corretta. Ma il Pd, per il quale intervengono anche il vicesegretario Giuseppe Provenzano e l’ex ministro Andrea Orlando, non ci sta e ne chiede il ritiro.

Il fronte delle opposizioni inizia però a registrare approcci diversi, voci autorevoli come Pier Ferdinando Casini, che non sposano la via “ideologica” della protesta tout court. Anche il governatore emiliano del Pd Stefano Bonaccini parla di necessità di difendere la legalità, seppur il provvedimento gli sembra “esagerato”.

Interviene Meloni: “È una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia – dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità – non sarà più maglia nera in tema di sicurezza”. Spiega: “È giusto perseguire coloro che – spesso arrivati da tutta Europa – partecipano ai rave illegali nei quali vengono occupate abusivamente aree private o pubbliche, senza rispettare nessuna norma di sicurezza e, per di più, favorendo spaccio e uso di droghe”.

Quanto alle accuse secondo le quali verrebbero impedite anche altre iniziative, replica secca: “Le strumentalizzazioni sul diritto a manifestare lasciano il tempo che trovano, ma vorrei rassicurare tutti i cittadini – qualora ce ne fosse bisogno – che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso. A negarlo in passato, semmai, sono stati proprio coloro i quali oggi attaccano i provvedimenti del nostro Esecutivo, difendendo di fatto chi invade terreni ed edifici altrui”. Conclusione del premier: “Abbiamo dimostrato che se lo Stato c’è, può garantire ai cittadini di vivere in una Nazione più sicura e che anche in passato si sarebbero potuti arginare episodi simili”.

Meloni ringrazia le forze dell’ordine per aver “garantito in modo ordinato e in sicurezza lo sgombero del capannone di Modena”. Il ministro Matteo Piantedosi, in un’intervista al Corriere della sera, ritiene “offensivo pensare” che si voglia “intervenire in altri contesti”, per limitare le libertà garantite dalla Costituzione. Il ministro dell’ Interno, nominato in area Lega, ribadisce anche la sua vicinanza con Matteo Salvini con cui scrisse i decreti sicurezza.

Salvini che l’altro ieri ha subito elogiato il provvedimento del suo ex capo di gabinetto e suo successore al Viminale. Nel rapporto di equilibrio nella maggioranza di centrodestra o di destra-centro fisiologico che Forza Italia faccia valere la sua identità garantista, pur difendendo la sostanza politica del decreto.

La sicurezza è tema centrale del programma comune della coalizione. Gli azzurri chiedono che la norma sia calibrata meglio per evitare il rischio che sia applicata anche in altri ambiti. Ma Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, precisa: “La legge non è liberticida”. Parla di un paio di “criticità” che però “non comportano una questione di crisi politica”. Licia Ronzulli, capogruppo dei senatori azzurri: ” FI vigilerà per evitare derive giustizialiste”. Francesco Paolo Sisto, viceministro alla Giustizia, fresco del giuramento a Palazzo Chigi, sottolinea la necessità di “evitare in tutti i modi che questa norma possa essere applicata alla legittima manifestazione di dissenso, dalla manifestazione sindacale a quella scolastica”.

Il decreto quindi verrà corretto in parlamento, ma il fronte delle opposizioni incomincia a incrinarsi. Casini, eletto da indipendente nel Pd, osserva che “il tema della legalità non può essere regalato alla destra”. E auspica: “Un’opposizione seria ora si deve impegnare in parlamento in modo unitario per migliorare il decreto che era già in gestazione dallo scorso governo”. Quindi, dall’ex presidente della Camera viene un no al ricorso all’ ” ideologia”. Casini sollecita una “capacità emendativa unitaria dell’opposizione”. Che invita a prendere atto della sconfitta elettorale e la vittoria del destracentro, con un equilibrio interno diverso da quello dei “passati governi di centrodestra”. Quindi, osserva: “Avendo Meloni quasi il doppio dei consensi degli alleati messi insieme è normale che faccia valere l’ identità di FdI”.

Perplessità sulla linea dura, aprioristica contro il decreto, ci sono in aree riformiste del centrosinistra. Giuseppe Lauricella, ex parlamentare del Pd, docente di Diritto pubblico e costituzionale, avvocato con patrocinio nelle Magistrature superiori, ravvisa elementi di “incostituzionalità”. E in un tweet scrive: “La misura, se il Governo Meloni vuole tenerla, va circoscritta e specificata ai rave, sennò diventa una norma penale in bianco applicabile senza limiti e a discrezione. Così non l’avrei emanata, appare già illegittima costituzionalmente!”. Ma Lauricella è molto critico sul modo come il Pd sia assente da anni sui temi della legalità e sicurezza. Osserva l’ex deputato dem: “Appaiono lontani da un vero riformismo, e, pur di criticare il governo, sostengono – come in questa vicenda – tesi incomprensibili, rimanendo sconnessi dalla realtà”.

Intanto, Meloni procede spedita sulla sua agenda. Oggi incontro a Bruxelles con i vertici Ue. Al centro l’emergenza energia. L’approccio del premier è verso l’Europa “senza subalternità”, “essere atlantisti non ha senso senza essere europeisti”, ma Meloni osserva con Bruno Vespa, nel nuovo libro, che “Serve un’Europa confederale in cui valga il principio di solidarietà”.

Grana, intanto per il centrodestra in Lombardia. Letizia Moratti lascia, polemizzando con la linea del governatore leghista Attilio Fontana, che in accordo con il governo darà l’ok al reintegro dei medici non vaccinati. Al suo posto al Welfare il governatore leghista chiama Guido Bertolaso.

Silvio Berlusconi esulta, soddisfatto Salvini. Carlo Calenda si complimenta con Moratti che, accusa Fontana, “da tempo voleva andare a sinistra”. Candidata del terzo polo alle Regionali del 2023? Di certo si rafforza al Pirellone l’asse Lega-FI con Bertolaso. Ma bisognerà vedere le scelte di FdI che anche in Lombardia ha superato gli alleati.

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